Commento al Vangelo di domenica 19 Maggio 2019 – mons. Giuseppe Mani

Quando pensiamo alla Resurrezione di Cristo pensiamo spesso al fatto che interroga la nostra fede. Raramente pensiamo all’universo che la Resurrezione inaugura, a ciò che la Resurrezione di Cristo significa. L’Apocalisse attraverso le sue immagini ci dice qualcosa di questo universo, come i miracoli di Gesù riportati dal Vangelo.

L’esistenza che viviamo è piena di conflitti che fanno corpo con essa: conflitti dell’uomo con l’uomo, conflitti dell’uomo con la natura. Adamo e l’uomo devono affrontare una natura ostile per sopravvivere, una natura che finisce per assorbirli (Tu sei polvere e in polvere ritornerai). Devono affrontare anche la gelosia dei simili. C’è anche la morte che è alla fine del cammino. Continuano i fratelli nemici: Caino uccide Abele; e la Bibbia è piena di questi tipi di violenza.

Il conflitto fondamentale è senza dubbio quello dell’uomo con Dio, cioè dell’uomo con ciò che fonda la sua propria vita; conflitto, lo si sa bene, nato dalla sfiducia nell’amore. E’questo il conflitto che comanda tutte le cose. I conflitti superati. Quando l’Apocalisse ci parla di un universo in cui non ci sarà più né pianto , né grida, nè tristezza, quando Gesù ci mostra attraverso dei segni che produce, un uomo totalmente libero, un uomo che impone la sua legge alla natura (anche il mare e i venti gli obbediscono) riceviamo l’annuncio dell’universo liberato da questi conflitti.

Nella seconda lettura si legge che “Dio dimorerà con gli uomini ed essi saranno il suo popolo” “Dio con Noi” non è già realizzato con Cristo? Non è il “Dio con noi”? Sicuramente ma tutta la nostra storia consiste nel divenire attraverso le scelte della nostra libertà, è ciò che siamo noi. Dio è con noi ma è una realtà di cui dobbiamo appropriarci.. Da qui la distanza tra ciò che noi siamo e ciò che saremo; ed ogni distanza è in un certo senso un conflitto. La novità annunciata dall’Apocalisse è a fine del conflitto Uomo-Dio e , per conseguenza, la fine di tutti gli altri conflitti. Nell’attesa, la carità. Si capisce che la carità resta la sola consegna di Gesù .(Terza lettura).

In effetti la carità è la fine dei conflitti tra l’uomo e l’uomo. E’ l’ultima parola del Nuovo testamento, essa chiude la lotta immemorabile dei fratelli nemici. La Bibbia è terminata, il libro è chiuso. La carità che ci è prescritta è in riferimento con un passato e un avvenire. Nel passato c’è la Passione di Cristo. Là Dio si è manifestato come amore. Tutti i conflitti che dividono gli uomini sono arrivati al parossismo: il peccato è “abbondato”. In primo piano il conflitto dell’uomo con Dio. Il conflitto dell’uomo-natura? Quando il Cristo è stato messo nella tomba la terra lo ha ripreso come ha preso Adamo. E Dio che sarebbe dovuto essere scoraggiato di amare gli uomini che non sono che odio, ha amato attraverso l’omicidio stesso. La fine dei nostri conflitti non è la morte ma la resurrezione.

Il riferimento all’avvenire. L’amore, in riferimento al Cristo morente, è anche riferimento al nuovo universo, quello in cui l’uomo sarà in pace con l’uomo. E’ la città santa che discende da Dio. Città degli uomini senza né grida né tristezza che è nello stesso tempo dimora di Dio. Attraverso la carità noi viviamo già ora il nostro avvenire. L’amore è presenza della vita eterna. La fede che sostiene questo amore sparirà a profitto della visione ma la carità resterà. Tutto ciò che nella nostra vita ha l’impronta dell’amore esiste per sempre.

Fonte – il sito di mons. Giuseppe Mani

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