Commento al Vangelo di domenica 18 Luglio 2021 – mons. Giuseppe Mani

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In un luogo solitario

Il vangelo di oggi ci presenta la vita di Gesù e della sua Equipe immersa tra la folla “che andava e veniva e non avevano più neanche tempo per mangiare”. Si direbbe un vero gruppo di lavoro molto impegnato, tipico del mondo di oggi. L’immagine dell’uomo moderno è di essere sempre impegnato fino allo stress e soprattutto mai solo. La solitudine e il silenzio sono due nemici dell’uomo moderno. Il lockdown ha rappresentato per molti un momento di estrema difficoltà.

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Chiusi in casa, senza l’impegno di un lavoro dipendente, ha rappresentato per tutti il forzato impegno dell’incontro con se stessi e con la propria vita familiare. Le statistiche hanno detto cose spaventose: un numero enorme di persone che trascorrevano la maggior parte del loro tempo dinanzi alla pornografia e l’aumento delle separazioni e dei divorzi. Il nostro è un mondo di dipendenti, quindi di persone che, lavorando sempre su ordine di chi pensa per loro, hanno mortificato la loro creatività e sono diventati incapaci di gestire la propria vita, di essere liberi imprenditori della propria esistenza. Credo che sia un regalo che ci ha fatto l’era industriale: costruendo i robot stiamo diventando noi stessi dei robot.

Con tutta la folla che li desiderava, Gesù chiama i suoi “in disparte, in un luogo solitario a riposarsi”. Sembra un controsenso. Ci aspetteremmo una esortazione al servizio, all’impegno per rispondere a chi li cercava, invece, ecco l’esortazione a ritirarsi in disparte, a rimanere soli e a riposarsi.

Questa parola è detta anche per noi: solitudine, silenzio e riposo sono tre componenti essenziali della vita dell’uomo e in particolare di chi segue il Signore.

La solitudine. Per tutti gli spirituali la solitudine è l’abitazione di Dio e biblicamente si identifica col “deserto”. E’ il mondo che ha bisogno di gente e di confusione. Dio si trova soltanto nella solitudine e nel deserto. Dio identifica il suo rapporto con noi come un rapporto nuziale e, dice Santa Teresa di Gesù Bambino: “Aux amants il faut la solitude”, gli amanti hanno bisogno di solitudine. E’ un assoluto della vita spirituale, riconosciuto da tutte le grandi religioni: la solitudine e il silenzio sono l’abitazione di Dio. Il mondo ha paura della solitudine, perché ha tutto l’interesse che l’uomo non si incontri con se stesso. Per questo abbiamo un mondo senza vita interiore, senz’anima, sostenuto dall’esterno, non dall’interno, caratterizzato dalla superficialità.

Gesù ha sempre riservato per sé tempi di solitudine, preferibilmente la notte. Ma si è preso anche un tempo di deserto: ben quaranta giorni prima di iniziare la sua missione. L’uomo si forma con una buona dose di esperienza di solitudine a cui, ovviamente, deve essere educato e formato per scoprire che la solitudine non è vuoto, ma abitazione di Dio, che desidera incontrare a tu per tu, da solo, ogni persona.

Ovviamente non basta stare “in disparte, in un luogo solitario”, ma fare solitudine in noi stessi. Questa è la ginnastica fondamentale della vita interiore. Rimanere soli può significare essere sopraffatti da pensieri e preoccupazioni capaci da far impazzire. Il deserto religioso, che corrisponde alla solitudine a cui Gesù ha invitato i suoi e noi, è la situazione di libertà da tanti pensieri e cose che ci affliggono e ci distraggono per dare ordine nella vita in un dialogo sereno e pacifico con Dio.

Tutta la tradizione spirituale della Chiesa è esperta nell’insegnare il modo di vivere nel deserto per incontrare Dio e fa parte della pedagogia che la Chiesa deve mettere a disposizione dei suoi fedeli per l’incontro col Signore.

Una delle carenze dell’attuale formazione religiosa, anche nei seminari e nei noviziati è la mancanza di educare a crearsi il proprio deserto e vivere in solitudine con Dio. Solo una volta incontrato Dio nella solitudine scatterà la vera missione, altrimenti avremo non una “Chiesa in uscita”, ma una Chiesa a spasso.

“E riposatevi un poco”. Anche il riposo è necessario alla vita. Dio ha creato il sabato per dirci come riposarci veramente: in Dio. Riposarsi è un’arte non facile ad apprendere. Gesù si riposava sul seno del Padre e anche noi non troveremo il nostro riposo se non in Lui. Non soltanto alla fine della vita, ma anche durante questo nostro tempo, il vero riposo prevede l’abbandono di tutte le difficoltà e i problemi. Solo in Dio possiamo trovarci nella situazione “di un bimbo svezzato in seno a sua madre”.

La Buona Notizia di questa settimana: un po’ di solitudine, silenzio e riposo sono da mettere nel programma della prossima estate in maniera che il nostro riposo sia vero e impariamo ad amare la solitudine e il silenzio che, magari, abbiamo deprecato durante il lockdown.

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