Commento al Vangelo di domenica 14 ottobre 2018 – don Ivan Licinio

Si potrebbe pensare che a Gesù i ricchi stiano davvero antipatici, ma la sua storia personale ci dice che egli non fa nessuna discriminazione, tantomeno verso i ricchi. Non dimentichiamo che fra i suoi discepoli ha scelto Matteo, un agiato esattore delle tasse, o che decide di mangiare a casa del ricco capo dei pubblicani Zaccheo. Gesù, perciò, non è un classista ma uno che guarda al di là del portafoglio, sapendo che la ricchezza è una questione di atteggiamento e di stile di vita, non di conto in banca. Ma Gesù è anche estremamente realista: sa che la ricchezza è un pericolo, un rischio per la vita di fede. Perché la ricchezza promette ciò che non riesce a mantenere: serenità, soddisfazione, pienezza. Tutte cose che solo la fede può donare davvero. È questo quello che non riesce a capire il tale che si avvicina oggi a Gesù, – che altrove è identificato come il giovane ricco – : l’attaccamento ai beni e ai possedimenti, anche di piccola entità, ci possono far perdere di vista l’essenziale, distrarci, affannarci, inquietarci o addirittura allontanarci da Dio. Per questo motivo l’ammonimento di Gesù non è verso chi ha ma verso chi, pur avendo, non condivide quello che ha.

Potremmo pensare che questo invito di Gesù non ci riguardi perché, in fondo,  non ci consideriamo dei ricchi e invece non è così. Quando parliamo di ricchezza non dobbiamo soltanto pensare alle proprietà, ai soldi o agli altri beni che una persona può possedere. Tutti noi, in qualche modo, siamo ricchi di qualcosa. Anche essere eccessivamente ricchi di se stessi, troppo pieni di io, può allontanarci dall’autentica felicità. Ripiegarsi solo sui propri interessi e trattenere i talenti ricevuti, è una forma di arricchimento che non ci farà entrare nel regno di Dio per la cruna dell’ago. Quando siamo dei palloni gonfiati non ci passiamo da nessuna parte! Incastrati fra l’io e il mio non riusciamo a raggiungere Dio. 

L’immagine eloquente del cammello ci dice con maggiore enfasi che seguire Cristo in modo radicale è difficile, anzi impossibile con le sole forze umane, ma bisogna sempre ricordare che nulla è impossibile a Dio. Sono legittime, però, le perplessità dei discepoli. Il giovane ricco è andato via triste perché ha detto no, ma che succede a chi dice sì? I discepoli hanno abbandonato tutto per seguire Gesù e chiedono al Maestro in che modo saranno ricompensati per le loro rinunce. Anche noi ci comportiamo così perché fin da piccoli siamo stati istruiti al “do ut des”: tu dai una cosa a me e io do una cosa a te. Quello che può sembrarci un principio giusto, non può valere con Dio, nei confronti del quale siamo sempre e solo debitori. Tuttavia la nostra preghiera, tante volte, diventa un mercanteggiare con Lui: io faccio questo se tu farai quest’altro; visto che non mi hai esaudito io non andrò più in chiesa, ecc..

Ma Gesù non vende merce e ci aiuta a capire che chi decide di seguirlo deve farlo senza condizioni. Chi davvero vuole essere suo discepolo deve farsi ultimo e non cercare i primi posti. La ricompensa per aver lasciato tutto e aver deciso di seguire Gesù è anticipata già su questa terra in tante piccole cose ma la nostra eredità è molto più grande di quello che possiamo immaginare: la nostra eredità è la vita eterna! Capite, allora, che nei confronti di questa promessa, ogni nostro capriccio, ogni nostra contrattazione con Dio non ha valore.

Interroghiamoci sullo stile con cui viviamo il nostro rapporto con Dio, con i beni della terra e con il prossimo; se siamo sufficientemente liberi per poter dedicare del tempo e dell’energia a ciò che davvero conta e non solo ai nostri tornaconti.
Beati i magri che, con “diete” a base di umiltà e servizio, supereranno la cruna dell’ago a braccia aperte!

Buon cammino, insieme.

Fonte

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XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

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Vendi quello che hai e seguimi.

Mc 10, 17-30
Dal Vangelo secondo Marco

17Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 18Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». 20Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
28Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 14 – 20 Ottobre 2018
  • Tempo Ordinario XXVIII
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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