Commento al Vangelo di domenica 11 marzo 2018 – p. Alessandro Cortesi op

E’ la domenica della gioia nel cammino di quaresima che prepara alla pasqua. Le letture di oggi accompagnano a guardare al dono di salvezza, l’opera di Dio per noi.

Dio non si stanca di riproporre la sua alleanza con l’invio di messaggeri e profeti.: ‘premurosamente e incessantemente’ sono gli avverbi che indicano l’agire di Dio, che continua a riproporre la sua fedeltà senza venir meno. Ma i suoi inviati hanno trovato l’indifferenza e il rifiuto: “Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio”.

L’ira di Dio è attribuzione a Dio stesso di un atteggiamento umano: intende esprimere l’esperienza di incontro nella fede con un volto di Dio appassionato non lontano e distaccato, ma capace di attesa e desiderio. L‘ultima parola non è l’ira e il rigetto. Un rinnovato gesto di fedeltà si fa luce: un re pagano, Ciro di Persia, con il suo editto che pone fine all’esilio, apre al popolo d’Israele la possibilità del ritorno nella terra di Canaan. Per vie nuove e diverse all’interno delle vicende della storia si apre una nuova offerta di alleanza, un tempo nuovo.

[better-ads type=”banner” banner=”80570″ campaign=”none” count=”2″ columns=”1″ orderby=”rand” order=”ASC” align=”right” show-caption=”1″][/better-ads]

Il IV vangelo pone nei capitoli iniziali il dialogo tra Gesù e Nicodemo, maestro ebreo e conoscitore delle Scritture. E’ uno degli incontri di Gesù, con un saggio, un maestro la cui figura diviene paradigma di molti altri che si avvicinano a Gesù con interrogativi e curiosità. A ncodemo Gesù fa scorgere altre dimensioni della sapienza e lo richiama ad un nuovo inizio. Gli parla dell’urgenza di una scelta e di un giudizio che si svolge a partire dal cuore: il cammino del credere non è conquista umana ma come affidamento nel rinascere dallo Spirito.

Gesù è testimone, secondo il IV vangelo, del volto di Dio che ama il mondo. Il suo venire non è per condannare. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.”

Nicodemo come ogni altro maestro e saggio si trova interpellato al di là del suo preteso sapere. L’incontro con Gesù non lascia indifferenti. La sua parola e il suo agire sono appello a prendere posizione. Si apre così una crisi. La vita può aprirsi ad orizzonti di futuro e di pienezza oppure inoltrarsi nelle tenebre: “la luce è venuta nel mondo ma gli uomini hanno scelto le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvage”. Credere in Gesù lui è movimento del cuore, implica orientare la propria esistenza in un affidamento. L’andare verso di lui porta ad una comunione aperta oltre il tempo, nella vita di Dio.

All’anziano maestro ebreo Gesù propone di nascere di nuovo, nascere dall’alto. Nonostante la sua età può nascere ancora: lo può sperimentare nel volgersi a Gesù come nel deserto il popolo d’Israele si rivolgeva al segno del serpente posto sull’asta da Mosè segno di guarigione (Num 21,4-9). “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3,14-15).

Innalzamento sta ad indicare la morte della croce. Sulla croce Gesù è l’innalzato. Ricordare la croce è memoria della morte dell’umiliato e schiacciato dal potere. E’ il segno del fallimento. Ma lì sulla croce Gesù manifesta il limite cui giunge l’amore del Dio. Gesù si manifesta come il Figlio. Consegnato dal Padre, nella libertà si consegna. La croce per il IV vangelo è già manifestazione della gloria di Dio, di risurrezione, della forza di vita dell’amore. A chi guarda la croce Gesù pone la questione di affidarsi a lui e percorrere la sua via. Il giudizio si compie nell’accogliere questo invito. Gesù vive l’umiliazione e la condanna, ma sulla croce è già presente l’innalzamento della Pasqua. Lì si manifesta che l’ultima parola è quella dell’amore e del servizio. Sotto la croce inizia un raduno nuovo: “Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me” (Gv 12,32). Ed è questo movimento che si prolunga nella storia dell’umanità e diviene chiamata.

Continua sul sito di don Alessandro…

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
della IV Domenica del Tempo di Quaresima – Anno B

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 11 Marzo 2018 anche qui.

Gv 3, 14-21
Dal Vangelo secondo Giovanni

14E come Mosé innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. 16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 11 – 17 Marzo 2018
  • Tempo di Quaresima IV
  • Colore Viola
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

LEGGI ALTRI COMMENTI AL VANGELO

Read more

Local News