Commento al Vangelo di domenica 10 Novembre 2019 – Alberto Maggi

Padre Alberto Maggi commenta il Vangelo di domenica prossima, 10 Novembre 2019 – XXXII domenica del Tempo Ordinario.

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Dopo che Gesù nel tempio ha denunciato le massime autorità di aver trasformato il tempio in un covo di ladri, si scatena contro di lui un’offensiva da parte di tutto il sinedrio, dai sommi sacerdoti, scribi e anziani, più i farisei, che erano rimasti meravigliati dalla sua risposta e avevano taciuto. Adesso è la volta dei sadducei, che fanno parte dell’aristocrazia sacerdotale ed economica del paese.

Scrive Luca al capitolo 20 del suo vangelo versetto 27 “Gli si avvicinarono alcuni sadducei”. Il nome deriva da Sadoc, che era un sacerdote al tempo del re Davide, che consacrò Salomone al posto del legittimo re, Adonìa, come re d’Israele e venne ricompensato con la carica di sommo sacerdote, fu il primo sommo sacerdote della storia d’Israele.

“I quali gli dicono che non c’è resurrezione”. Il termine “resurrezione” appare nella Bibbia la prima volta nel libro di Daniele, il capitolo 12, ma i sadducei, estremamente conservatori e tradizionalisti, riconoscono come parola ispirata, parola divina, soltanto i libri di Mosè, i primi cinque libri della legge, la Torah. Quindi non riconoscono né i profeti né gli scritti successivi e la resurrezione era una teoria abbastanza recente, una dottrina, portata avanti dai farisei i quali annunziavano la resurrezione dei giusti. Detentori del potere economico, aristocrazia, i sadducei non credono alla resurrezione. Stanno tanto bene di qua che non hanno bisogno di sperare in una vita migliore nell’aldilà.

“E gli posero questa domanda: maestro”, ecco con questa tipica falsità perché non vanno per apprendere, ma vogliono giudicare e condannare, si rivolgono a Gesù, “Mosè ci ha prescritto” – ecco loro si rifanno a Mosè perché è l’unico del quale riconoscono l’autorità – “se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma senza figli, suo fratello prende la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. Questa era la legge chiamata del levirato, da “levir”, cognato, contenuta nel libro del Deuteronomio e in altri testi della Bibbia, che era stata stabilita perché il nome della persona non venisse estinto. Cosa diceva questa legge? Quando una donna rimaneva vedova senza figli, il cognato aveva l’obbligo di metterla incinta e il bambino che sarebbe nato avrebbe portato il nome del marito defunto, in modo che così il suo nome si perpetuava per sempre.

E, continuano i sadducei, vogliono screditare Gesù con un racconto ridicolo, “C’erano dunque sette fratelli e il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figlio”. Si rifanno alla storia biblica di Tobia e Sara, la donna alla quale morirono sette mariti la stessa notte delle nozze. “Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza” lasciargli “figli”. Cercano di ridicolizzare il fatto della resurrezione e quindi di far cadere Gesù nel ridicolo, negandogli così l’appoggio entusiastico da parte delle folle per poterlo poi prendere, catturare e uccidere.

“Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque alla resurrezione di chi sarà moglie?”. Qui il problema non è affettivo di chi avrà questa donna come moglie; la donna serviva esclusivamente per fare figli. Allora il problema non riguarda un problema affettivo, ma riguarda la discendenza: chi avrà la sua discendenza di questi sette mariti che hanno avuto questa donna? Perché, continuano i sadducei, “Perché tutti e sette l’hanno avuta e moglie”. Quindi vogliono sapere quali fratelli di questi sette potrà perpetuare la sua discendenza.

E Gesù risponde ai sadducei ridicolizzandoli a sua volta “I figli di questo mondo” – afferma Gesù – “prendono moglie e prendono marito, ma quelli che sono giudicati degni della vita futura” – letteralmente l’evangelista scrive “di quel mondo”, il mondo dove la morte non interrompe la vita – “e della risurrezione dai morti non prendono né moglie né marito”. Ed ecco la spiegazione di Gesù “Infatti non possono più morire”; non si muore più.

L’accento nel brano è sul fatto che la morte non interrompe la vita, ma permette all’esistenza di manifestarsi in una forma nuova, piena e soprattutto definitiva. E afferma Gesù “Non possono più morire perché sono uguali agli angeli”. Gesù con molta ironia parla proprio degli angeli perché i sadducei non ci credevano agli angeli. Gli angeli da chi ricevono la vita? Non certo dai genitori. Da Dio. Allora Gesù fa comprendere che non c’è più bisogno di rendere eterna la propria esistenza attraverso la nascita di un figlio perché la vita si riceve, come gli angeli, direttamente da Dio e, ricevendo questa vita da Dio, è eterna, indistruttibile.

E afferma Gesù infatti “Sono figli della resurrezione, sono figli di Dio”, cioè generati da Dio. È Dio che comunica loro la sua stessa vita e la vita che viene da Dio è una vita per sempre.

E poi a loro che si sono rifatti a Mosè, Gesù cita Mosè trattandoli da ignoranti, “Che poi i morti risorgono lo ha indicato anche Mosè”, quindi lo dovevate sapere, “a proposito del roveto quando dice: il signore è il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”. È il famoso episodio del roveto ardente quando Dio si è manifestato e parla dei tre personaggi ai quali, per un intervento divino, è stato possibile di avere una discendenza dalle mogli che erano sterili.

E continua Gesù, ed è l’affermazione più importante di questo brano, “Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui”. Il Dio di Gesù non è il Dio che risuscita i morti, questa era la teoria, la dottrina dei farisei; il Dio di Gesù non è il Dio che le suscita i morti, ma è il Dio che comunica una vita di una qualità tale che la rende indistruttibile, quindi capace di superare la morte.

Letture della
XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Il re dell’universo ci risusciterà a vita nuova ed eterna.

Dal secondo libro dei Maccabèi
2 Mac 7,1-2.9-14

 
In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite.
 
Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri».
 
[E il secondo,] giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna».
 
Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture.
 
Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 16 (17)
R. Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto.

Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno. R.
 
Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole, R.
 
Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi,
io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine. R.

Seconda Lettura

Il Signore vi confermi in ogni opera e parola di bene.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
2 Ts 2,16 – 3,5

 
Fratelli, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.
 
Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi, e veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi. La fede infatti non è di tutti. Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno.
 
Riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore: che quanto noi vi ordiniamo già lo facciate e continuerete a farlo. Il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo.

Parola di Dio

Vangelo

Dio non è dei morti, ma dei viventi.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 20, 27-38

 
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
 
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Parola del Signore

Oppure forma breve Lc 20,27.34-38
Dio non è dei morti, ma dei viventi.
Dal Vangelo secondo Luca
 
In quel tempo, disse Gesù ad alcuni sadducèi, i quali dicono che non c’è risurrezione:
 
«I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio.
 
Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Parola del Signore

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