Commento al Vangelo del 9 Giugno 2019 – P. Antonio Giordano, IMC

Pentecoste era una festa ebraica che inizialmente rappresentava l’offerta delle primizie agricole, in segno di riconoscenza al Signore per la novità del ciclo della vita. Pentecoste era la celebrazione del grande dono della legge, che gli ebrei consideravano esclusivo.

Invece la Pasqua era una festa pastorizia in cui si immolavano gli agnelli. La Pasqua ricordava l’esodo, l’uscita dall’Egitto, il cammino di liberazione verso la terra promessa, la terra della libertà.

Prima lettura: Atti 2, 1-11

Per noi la Pentecoste ricorda un’esperienza che non si è concentrata nel 50° giorno dopo Pasqua, ma è distribuita lungo tutto il cammino dalla Pasqua in avanti. Difatti nell’apparizione di Gesù la sera di Pasqua si dice: “Soffiò su di loro” ossia comunicò loro quella forza di vita rappresentata dal respiro, che era considerato come il sangue il luogo dove l’azione di Dio si esprime come principio di vita. Infatti non possiamo trattenere il respiro se non per poco tempo, perché abbiamo bisogno di respirare, di accogliere continuamente il dono di vita.

Gesù ha comunicato la Parola di Dio lungo la sua vita, attraverso i gesti, attraverso i discorsi, ma poi ha comunicato lo Spirito di Dio.

Gesù è lo spazio storico dove la Parola e lo Spirito di Dio sono comunicati.

Seconda lettura – Rom. 8,8-17

Spirito vita della Chiesa e dell’individuo

Col termine “Spirito” noi indichiamo quell’aspetto che introduce azione vitale. Mentre col termine “Parola” indichiamo l’azione di Dio che ci viene dal passato, che è diventata evento e racconto.

È significativo che nel racconto della Pentecoste il primo effetto è stata la comprensione delle lingue: tutti riuscivano a capirsi. Lo Spirito giunge a superare la divisione delle culture, la divisione delle lingue, oggi possiamo dire la divisione delle religioni, la diversità.

Per questo motivo quella di oggi è una liturgia di cammino che l’umanità sta compiendo, perché la continuazione della storia umana è possibile solo se ci saranno persone, gruppi, popoli che riusciranno a capirsi, oltre la diversità delle culture, delle religioni, delle lingue.

La difficoltà del dialogo comincia presto: quante incomprensioni nascono dall’insufficienza dei singoli. È un lavoro che dobbiamo fare con consapevolezza.

Vangelo – Gv. 14, 15-26

Dopo l’Ascensione gli Apostoli si nascondono impauriti e pregano con Maria, la Madre di Gesù.

Gesù è risalito “verso il Padre suo e Padre nostro”, perché ormai la sua Parola è seminata in noi, e ci ri-crea, come il Verbo aveva creato tutto all’inizio del mondo. Il vero santuario dal quale si irradia Dio non è più una costruzione, il tempio di Gerusalemme, fatta da mani d’uomo, ma è la comunità dei credenti, è l’individuo stesso. Gesù dice: “Il Padre mio e io verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.” Il Dio di Gesù non è un Dio al di fuori dell’uomo, ma è un Dio intimo, interiore all’uomo, che gli comunica le sue stesse energie e capacità d’amore, quelle che vengono chiamate lo “Spirito Santo”. Gesù con questa espressione afferma che non esistono ambienti sacri al di fuori dell’uomo. L’unica esperienza del sacro è all’interno dell’uomo e della comunità.

Oggi ci è dato il lo Spirito, il soffio vitale che ha animato Cristo durante la sua vita terrena, come ci fu dato nel Battesimo e soprattutto nella Cresima.

Allo stesso modo all’aurora dell’umanità, Dio aveva soffiato il suo alito nelle narici del primo uomo.

La Pentecoste porta la nuova creazione: gli uomini sono ri-creati a partecipare alla vita divina.

“Il Consolatore ci insegna ogni cosa, ci ricorda tutto ciò che egli ha insegnato” rende viva ed efficace la sua Parola. “Se uno mi ama” la Parola in lui diventa vita che desidera diffondere.

Padre, Figlio e Spirito dimorano in colui che si lascia abitare, invadere, trasfigurare dall’amore.

Tutti i popoli sono scelti come figli di Dio. La Pentecoste è l’antitesi delle sette, delle rigidità impaurite di fronte al nuovo. La Pentecoste è la festa di un’umanità che impara a benedire la differenza, a dialogare e a diventare una cosa sola nella diversità. Dalla prima Pentecoste cristiana, avvenuta circa l’anno 30, sono passati molti secoli, ma l’avventura ancora continua e forse le novità più grandi devono ancora avvenire.

Preghiamo con il Beato Allamano: “Vieni Spirito Santificatore, e dammi il coraggio di riparare i tanti sbagli che ho fatto in passato e che continuerò a fare in futuro. Dammi un cuore umile come quello della Vergine Maria, così docile alla tua azione”.

Fonte – consolata.org

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