Commento al Vangelo del 6 Maggio 2018 – P. Marko Ivan Rupnik – Congregazione per il Clero

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VI Domenica di Pasqua – Anno B

Stiamo giungendo pian piano alla fine del tempo pasquale, caratterizzato dalle apparizioni di Cristo che fanno vedere ai discepoli qual è l’esito di chi vive a modo di Dio, cioè come consegna di sé stesso, come dono di sé.

Cristo torna al Padre, dunque torna alla gloria che gli è stata data prima dell’inizio del mondo. Da sempre generato dal Padre, sempre incoronato dalla gloria di Dio, adesso continua ad apparire in quel mondo in cui si è incarnato facendosi uomo.

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Davanti alla convinzione che la morte è l’ultima tappa si vede invece che chi offre sé stesso, chi vive sé stesso come sacrificio non finisce con la morte, ma vive una vita di una qualità assolutamente nuova. Il Figlio l’ha sempre vissuta ma ora nell’umanità che ha assunto si fa vedere che vive da Figlio, che è entrato in questa nuova esistenza di trasparenza, come la chiamerebbe Solov’ëv, dove le cose si possono compenetrare le une nelle altre perché sono trasparenti e non opache, non chiudono lo spazio le une alle altre.

Queste apparizioni poi finiscono e danno precedenza, nell’anno B, a delle immagini. La vite e i tralci dicono la forza della novità avvenuta, l’unione con Cristo, che è la nostra vita (cf Col 3,3). Noi viviamo dalla sua vita e diventiamo capaci di portare il frutto come il tralcio che vive cresciuto sulla vite. Oggi anche queste immagini finiscono e si svela la verità. Adesso i discepoli potrebbero davvero dire: ‘ora parli chiaramente’. Perché lo hanno detto una volta, ma non al momento giusto.

Oggi si svela il mistero, la verità. È stato mandato perché è stato amato. Il “Rimanete in me” (Gv 15,4) che abbiamo sentito domenica scorsa oggi si precisa in: “Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9).

Oggi svela tutto: Come il Padre ha amato me così anch’io ho amato voi” (Gv 15,9); “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore” (Gv 15,10).

Alcuni traducono diversamente, il Padre mi ha dimostrato amore e anch’io ho dimostrato amore a voi. L’amore il Padre l’ha dimostrato quando è sceso lo Spirito Santo all’ora del battesimo (cf Gv1,32-33), glorificando il Figlio. Ora Cristo fa questo con noi, il dono è lo Spirito che soffia su di noi (cf Gv 7,39), cioè la stessa vita che c’è tra il Padre e il Figlio, l’amore tra di loro è esteso su di noi. In questo amore siamo coinvolti, da questo amore siamo generati, in questo mistero dell’esistenza siamo introdotti. Allora si chiarisce definitivamente che questa vita che riceviamo in Cristo nel battesimo che ci innesta in Lui è la vita come amore.

A questa vita il soffio dello Spirito abilita anche noi, a essere dono l’uno nelle mani dell’altro, cioè a seguire le vie concrete nelle quali l’amore vive come dono perché “chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio” (1Gv 4,7) e “noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli” (1Gv 3,14), verifica oggettiva incrollabile se siamo o non siamo redenti, se siamo o non siamo nel suo amore, se siamo o non siamo nel suo Corpo.

La cosa che ci tramanda questo vangelo così ricco è che se siamo nell’amore si vede quando siamo vivi, cioè quando possiamo fare il dono di sé. Non si tratta di elencare le cose da fare per essere con Dio ma di rimanere saldi in Cristo Gesù (cf Gal 5,4ss).

La tentazione perenne di noi cristiani è cercare ciò che dobbiamo fare per essere veramente in Cristo, per essere di Cristo, per piacere a Cristo, per guadagnare la sua benevolenza, ma Cristo da questo è venuto a liberarci. Lui ci ha dato la vita, non un precetto religioso. Ci ha fatto passare dalla morte alla vita perché quella vita che il Padre ha dato al Figlio, il Figlio l’ha data a noi mettendosi nelle nostre mani. Ed è il mettersi nelle mani dei fratelli l’unica forma di questa vita, cogliendo ciò che la storia ci fa vedere come scenario perché si manifesti la vita del risorto. Lui ci ha dato la vita che è amore e ci è maestro nel realizzare questo modo di vivere. È radicalmente chiaro che il suo comandamento è l’amore. Se osserviamo i suoi comandamenti allora siamo ancora nell’amore, siamo rimasti nell’amore. Perché è impossibile compiere i suoi comandamenti se non stando nell’amore perché sono i comandamenti dell’amore. Tradurre il comandamento dell’amore nelle svariate circostanze della vita, questo sono i comandamenti secondo Giovanni. Far passare l’amore con cui Cristo ci ama agli altri, così come Lui ha passato a noi l’amore con cui lo ama il Padre.

“Rimanete nel mio amore” rende esplicita l’origine della nostra crisi secolare. Mettere l’amore come meta da conquistare. Questo fa sì che la fede diventi una religione prevalentemente moralista. Invece l’amore è nella nostra origine. La vocazione cristiana è la manifestazione dell’amore nella e tramite la nostra umanità. Ma questo cozza con tutta un’impostazione della mentalità che non parte da una ontologia della comunione. Non considera che anche nell’ontologia della persona umana è l’amore, la relazione, la comunione, ma preferisce altre soluzioni, intellettualmente più facili.

Il dono dello Spirito ci innesterà in questo mistero, ci renderà capaci di fare il dono, fino a quando non arriva lo Spirito non siamo capaci di dare testimonianza (cf Lc 12,11; 21,13; At 1,7).

È facile partire da soli pensando di capire cosa bisogna fare ma non riusciamo a rivelare Colui che ci ha mandato. Colui che ci ha liberato è Colui che ci dà la forza di donarci, anzi fa vedere che noi stiamo partecipando al dono di un Altro.

Perciò aspettiamo lo Spirito che rende connaturale all’uomo nuovo la via pasquale, la via dell’offerta di sé come unica via che ha esito nella resurrezione.

P. Marko Ivan Rupnik – Fonte

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VI Domenica del Tempo di Pasqua

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 6 Maggio 2018 anche qui.

Gv 15, 9-17
Dal Vangelo secondo Giovanni

9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. 12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 06 – 12 Maggio 2018
  • Tempo di Pasqua VI
  • Colore Bianco
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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