Commento al Vangelo del 5 agosto 2012 – don Mauro Pozzi

Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.

IL PANE DEL CIELO

La volta scorsa, subito dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani, la gente cercava Gesù per farlo re. Di solito i re riscuotono tributi e tasse, chi meglio di un sovrano che invece dà gratuitamente il sostentamento? Non avevano capito il segno, allora il Maestro parla apertamente: dovete cercare il cibo che dà la vita eterna. La tentazione di dare più importanza alle cose materiali la cono- sciamo bene anche noi. Spesso l’attenzione alle cose dello spirito viene dopo tutto il resto. Molti per esempio pregano se non hanno altro da fare, per cui o non lo fanno mai, oppure relegano la preghiera alla fine della giornata quando tutte le energie sono state utilizzate per l’attività quotidiana. Pensate se un amico ci dicesse che sta con noi perché non ha niente di meglio da fare. Non ne saremmo certo lusingati. Gesù è una persona, un amico, a lui non pos- siamo dare solo i ritagli del nostro tempo. Il suo invito è piuttosto pressante: datevi da fare! La domanda che la gente gli rivolge, cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?, è molto pertinente, ma è ancora sul piano umano. Infatti nasconde la preoccupazione del fare, come se la salvezza dipendesse dall’agire dell’uomo. La religione ebraica ha come suo centro la legge ed essere persone giuste significa osservare tutti i suoi precetti. Se però l’umanità fosse capace di questa osservanza perfetta, si salverebbe da sola, non sarebbe necessario il sacrificio di Gesù. Quello che invece constatiamo ogni giorno sulla nostra pelle è che per quanto ci sforziamo siamo sempre in difetto. Ecco che allora la vera opera da compiere è credere in Colui che Dio ha mandato, perché la salvezza ci viene dai meriti di Cristo e non dai nostri. È una prospettiva rivoluzionaria rispetto alla mentalità ebraica, per cui la gente vuole la conferma di un segno. Gli Ebrei sono diventati un popolo quando Mosè li ha guidati alla liberazione dalla schiavitù egiziana, ma il cammino è stato lungo e faticoso, come ogni percorso di liberazione. Il Signore ha confermato la sua autorità con molti segni, ma il più importate, che si è rinnovato per qua- rant’anni, è certamente la manna. Questo pane celeste rappresenta la volontà di Dio di preservare e far crescere il suo popolo. Il Maestro collega il miracolo dei pani con quello della manna, dandogli però una connotazione decisamente spirituale, un ulteriore salto di qualità rispetto alla visione antica. Lui stesso è il pane che nutre, sostiene e salva, è ciò che dà la vita al mondo. Se vogliamo essere salvati dobbiamo desiderare questo Pane con tutte le nostre forze.

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Gv 6, 24-35
In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbi, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Da- tevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Die- de loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mose che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sem- pre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

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