Commento al Vangelo del 4 ottobre 2015 – Paolo Curtaz

Il commento al Vangelo di domenica 4 ottobre 2015 a cura di Paolo Curtaz per la XXVII domenica del tempo ordinario.

Amori

Questa ve la devo raccontare.

Ho appena chiuso una delle miliardi di cose che devo scrivere (vivo come se dovessi morire stasera) e decido, calendario alla mano, di commentare il Vangelo di questa domenica. Bene, bravo Curtaz, investi i talenti e falli fruttare. Poi leggo il testo e, inquieto, mi alzo dalla postazione per uscire a respirare un po’ d’aria fresca ora che ha smesso di piovere.

Blocco dello scrittore?

Peggio, cento volte peggio.

Blocco del cercatore. Cercatore di senso, di risposte, di tracce.

Ho passato la mattinata a leggere le nuove disposizioni (oltremodo coraggiose e innovative) di Papa Francesco riguardo al riconoscimento della nullità matrimoniale, poi qualche notizia rispetto allo spinosissimo prossimo Sinodo (manca poco), due articoli polemici contro il Papa novatore, uno a favore, diverse mail di cui due di coppie in crisi e, ora, il Vangelo.

Perché in crisi?

Perché mentre sto per scrivere vedo le centomila reazioni che, di questi tempi, susciteranno le mie parole. Tutti abituati a schierarci (quasi sempre, secondo me, non facciamo che assumere a teoria la prassi che viviamo o che vorremmo vivere), il tema “amore” oggi è diventata l’ultima frontiera del gioco al massacro che sta demolendo l’idea stessa di cultura e civiltà. Un ulteriore modo per schierarsi, per distinguersi, per menarsi, anche fra cattolici. Infine, per gradire, guai a esprimere pareri definitivi o ad usare ragionamenti che mettano in discussione i nuovi dogmi laicisti (mille volte peggiori di quelli oscurissimi del cattolicesimo!).

Leggiamola, allora, questa famosa insostenibile pagina.

[ads2] Divorzi maschilisti

Al tempo di Gesù il divorzio era un fatto consolidato, addirittura attribuito a Mosè, quindi intangibile. Nessuno avrebbe mai osato mettere in discussione una norma così favorevole ai maschi: la domanda che viene posta a Gesù è retorica, tutti si aspettano che, ovviamente, Gesù benedica questa norma.

La risposta di Gesù è una rasoiata: voi fate così, ma Dio non la pensa così, Dio crede nell’amore come unico, crede nella possibilità di vivere insieme ad una persona per tutta la vita. Senza sopportarsi, senza sentirsi in gabbia, senza massacrarsi: l’obiettivo della vita di coppia non è vivere insieme per sempre, ma amarsi per sempre!

Silenzio imbarazzato, sguardi sorridenti e complici : “Ma che, scherziamo?”.

Gli apostoli, preso da parte Gesù, insistono: “Non parlavi sul serio, vero?”.

Matteo, nel brano parallelo, giunge ad annotare la sconsolata affermazione dei dodici: “Allora è meglio non sposarsi!” (19,10)

Sogno l’amore

Gesù dice che è possibile amarsi per tutta la vita, che Dio l’ha pensata così l’avventura del matrimonio, che davvero la fedeltà ad un sogno non è utopia adolescenziale ma benedizione di Dio! Quando due giovani decidono di sposarsi e parliamo della fedeltà non stiamo disquisendo di una norma anacronistica di una struttura reazionaria che propone un modello superato: stiamo parlando del sogno di Dio.

A partire da qui, con fatica, con tenacia, i discepoli hanno scoperto la ricchezza del matrimonio cristiano. Da prima di Cristo ci si incontra e ci si innamora, si vive insieme e si hanno dei figli.

Farlo nel Signore, mettere Gesù nel mezzo, fa comprendere delle cose straordinarie, nuove, sconcertanti su di sé e sulla coppia. In questi anni, frequentando molte coppie, pregando e vivendo con loro, abbiamo scoperto e riassunto la novità del matrimonio nel Signore.

Ma è realisticamente possibile?

Fratture

È bello poter dire a due giovani che desiderano sposarsi nel Signore, prendere il vangelo come modello che il matrimonio cristiano è una libera scelta, un’idea di Dio, non della Chiesa. È normale innamorarsi, normale decidere di vivere insieme. Farlo come Gesù chiede è una scelta particolare, quella di mettere Dio in mezzo alle nostre vite.

E non è il retaggio di una Chiesa reazionaria che non sa aprirsi al mondo, ma il sogno stesso di Dio. Alla luce di questa Parola, come credenti, possiamo con fiducia affidarci al Dio che ha inventato l’amore, sapendo bene che siamo chiamati a ridire e a rivivere l’invariato messaggio della Creazione. Rileggiamo anche questo.

Eccessi

La pagina della Genesi che racconta con linguaggio poetico la creazione della coppia umana ci rivela, a leggerla bene, un aspetto inquietante.

La retorica cattolica ha esaltato il racconto della creazione della donna.

Non è così: il testo rivela uno degli errori più comuni fra gli innamorati.

L’umano è infelice: non gli basta conoscere la realtà (questo il significato del dare il nome agli animali). Dio ammette il proprio sbaglio (splendido!) e decide di ricorrere ai ripari: farà all’umano un altro da sé, che lo contrapponga (nel termine ebraico è sottesa una vena di conflittualità). L’umano dorme, Dio crea la donna, non dalla costola, come erroneamente tradotto, ma dividendolo a metà.

Il termine usato indica lo stipite della porta: l’umano ermafrodita è scisso in due parti, in due stipiti che sorreggono l’architrave.

E che fanno entrare nella dimensione di Dio, aggiungo io.

Ma l’uomo, destatosi, non ammette la diversità: non ammette che la donna arriva da Dio, pensa di conoscerla, la chiama “questa qui” e dice che è un pezzo di sé, una proiezione del suo ego. Terribile.

Non è forse il dipinto dell’amore di fusione così decantato dai media e inseguito dalle nostre fragili generazioni di adolescenti? Credere che l’altro sia il mio specchio? Esaltare l’intesa che, alla fine dei conti, è una sottomissione mascherata? Eliminare la diversità del maschile e del femminile?

La soluzione al pasticcio la offre il redattore del testo: perciò l’uomo lascerà la sua famiglia e diventeranno una carne sola.

Per costruire veramente una relazione occorre abbandonare la propria idea di famiglia e unire la carne. Nulla a che vedere col sesso: la “carne”, nell’antropologia biblica, indica la parte debole.

Solo unendo le fragilità possiamo diventare coppia, cercando non in noi ma in un Altro il senso della nostra vita. Siamo compagni di viaggio. Fragili e irrequieti.

Amatevi teneramente, voi che vi amate. Confidate in Dio, se potete.

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XXVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 04 – 10 ottobre 2015
  • Tempo Ordinario XXVII, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 3

Fonte: LaSacraBibbia.net

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