Commento al Vangelo del 29 Novembre 2020 – don Giovanni Berti (don Gioba)

Siamo capaci di cogliere i fulmini?

“…vegliate, perché non sapete quando è il momento”, dice Gesù ai suoi discepoli parlando dell’ora del giudizio finale.
Se molti momenti della nostra vita li possiamo prevedere perché sono fissati da altri in modo preciso o li fissiamo noi (programmi televisivi e appuntamenti segnati sulla nostra agenda…), la gran parte non li possiamo davvero prevedere, specialmente quelli più drammatici che a volte ci condizionano per la vita.

Nel film “Ritorno al futuro”, di Robert Zemeckis, dove la storia ruota tutto intorno ai viaggi nel tempo, il protagonista Marty McFly si trova intrappolato nel passato, e l’unico modo per dare energia alla sua automobile speciale DeLorean è avere l’energia sufficiente per il salto temporale in avanti, come quella di un fulmine. Ma i fulmini non si possono certo prevedere sia quando che dove cadono! Ma lui invece lo sa. Venendo dal futuro conosce che un fulmine si abbatterà sull’orologio del tribunale alle 22:04 del 12 novembre 1955, di lì a una settimana. L’evento verrà ricordato nel futuro perché il fulmine era stato così potente da danneggiare l’orologio fermandolo proprio su quell’ora. E così Marty con l’aiuto dell’amico inventore Doc, ritorna al futuro intrappolando l’energia del fulmine di cui conosce luogo e momento esatto.

Ma la vita non è così, e spesso le occasioni belle della vita ci passano davanti improvvise e non le cogliamo.
Quando Gesù invita i suoi discepoli a vegliare e non addormentarsi, non parla ovviamente della veglia notturna e della privazione del sonno, ma di un atteggiamento spirituale indispensabile nella vita del credente e anche di ogni uomo.

Vegliare è appunto prima di tutto assumere un atteggiamento di profonda attenzione a tutto quello che ci accade fuori e dentro, nei fatti della vita, nelle persone che incontriamo e anche in quello che avvertiamo nel cuore e nella mente.
“Vegliate!” Gesù lo ripete per ben tre volte in queste poche righe di Vangelo e al termine di un lungo discorso sulla storia umana, su dove la storia sta andando e come Dio agisce dentro di essa.

“Vegliate!” è l’ultima parola in questo passaggio del racconto del Vangelo di Marco, prima di iniziare dal capitolo successivo tutto il grande racconto della passione, morte e resurrezione di Gesù. È come dicesse: “state bene attenti ora che entrerete nel centro della fede! Non fate addormentare la vostra mente e il cuore così da perdere il vero senso di quel che accade!”.

“Vegliate!” è un invito per noi oggi, che iniziamo con questo Vangelo in cammino di Avvento, e ci dà l’atteggiamento giusto per prepararci al Natale, a questo Natale 2020 così particolare e a prima vista più difficile di altri passati.

L’invito del Vangelo a non addormentarci non è tanto per farci paura, ma al contrario per invitarci a cogliere il bello e il bene che si nascondono dentro il tempo che ci è dato, a volte in momenti piccoli e improvvisi che non possiamo prevedere, ma ci sono.
Un fulmine che distrugge un orologio può diventare una opportunità di salvezza, come ci racconta la favola del film, ma è proprio per questo che il Vangelo ci invita a star svegli e a non perdere la speranza. Non possiamo prevedere i fulmini, ma possiamo imparare a cogliere l’energia di Dio dentro i piccoli momenti della vita.

Non abbiamo il controllo del tempo e della storia se non in minima parte, ma abbiamo la possibilità di cogliere il bene che c’è, il bello della vita anche dentro i fatti più terribili e difficili.
Gesù dice ai suoi discepoli “Vegliate!”, e questo diventa anche un compito per loro a ripetere questo invito agli altri. È il mio, è il nostro compito di cristiani, quello di aiutarci tra noi e aiutare gli altri ad essere svegli nella propria vita con un atteggiamento di attenzione e speranza.

La preghiera, che a volte ci viene la tentazione di ritenere come momento di riposo spirituale che ci stacca dalla vita come una parentesi a tratti inutile, in realtà è un potente strumento di sveglia. La preghiera ci obbliga a guardare dentro noi stessi e dentro il Vangelo. La preghiera, da soli e con la comunità, sveglia dentro di noi quella parte spirituale che ci fa vedere Dio all’opera.
Lui non si addormenta mai e veglia su di noi… ogni istante.


Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)

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