Commento al Vangelo del 27 Gennaio 2019 – Monastero Matris Domini

Con questa domenica si comincia la lettura cursiva del vangelo di Luca. Il brano che leggiamo oggi si apre con il prologo di Luca (1,1-4), salta i vangeli dell’infanzia, del ministero di Giovanni e della tentazione del deserto, per continuare con gli inizi del ministero di Gesù in Galilea e con la predicazione di Gesù nella sinagoga di Nazareth. Quest’ultimo brano è diviso in due parti e la seconda parte la leggeremo domenica prossima.

Il prologo di Luca è molto interessante. In esso l’evangelista afferma le intenzioni che lo hanno mosso a scrivere la sua opera. Egli vuole fornire al suo lettore la chiave di interpretazione di tutta l’opera. Si tratta di un testo “scientifico”, ossia una raccolta ordinata di fatti basata sulle notizie fornite da testimoni oculari. Poiché egli scrive ormai alla terza generazione dei credenti, l’evangelista vuole fugare ogni dubbio sull’autenticità del vangelo annunciato.

Lectio

1Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi,

L’evangelista esordisce col menzionare “i molti” che prima di lui hanno cominciato a mettere per iscritto la tradizione su Gesù. I molti sono le fonti di cui egli stesso si è servito (vangelo di Marco, fonte Q, raccolte orali o scritte dei detti del Signore): Luca si situa in continuità con essi. Anche se il lavoro dei predecessori è rimasto frammentario o non organicamente sistemato, esso però contiene ciò che Luca considera l’autentica tradizione apostolica, quella tradizione che da tempo si trova alla base della vita delle comunità cristiane.

I fatti o avvenimenti, pragmata, narrati si sono compiuti, o meglio sono portati a compimento, come suggerisce il testo greco; ossia hanno valore per tutti i tempi. Raccontare con ordine significa in questo contesto, raccontare in modo completo, senza lacune (ritroveremo l’idea al v. 3); la prospettiva storica dell’evangelista è chiara: egli vuole scrivere una storia che però è l’opera di un credente. Egli interpreta la vicenda di Gesù alla luce della fede, collocandola nel contesto più ampio del piano salvifico di Dio.

2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola,

Alla base della scrittura dei molti ci sono I testimoni dei fatti, cioè i Dodici (cfr. At 1,21s). Essi hanno una doppia funzione: hanno vissuto con Gesù durante la sua attività pubblica e ciò fin dal  principio, cioè dalla predicazione di Giovanni Battista. Gli apostoli segnano la continuità tra l’attività di Gesù e la vita della Chiesa. La Parola, di cui gli Apostoli sono ministri, ha un valore forte è la parola della predicazione. In poche parole l’evangelista presenta gli elementi sui quali poggia la fede cristiana, storicamente parlando. Il vangelo non è nato da un testimone che tanti anni dopo i fatti si è messo in testa di scrivere una cronaca basandosi sui propri ricordi. Tutto si svolge con la garanzia di testimoni e di una fedele trasmissione.

3così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo,

In questo terzo versetto Luca scende in campo. Anche lui si pone nella scia di una lunga e genuina tradizione, pur compiendo una cosa nuova. Ha fatto ricerche su tutto, ha verificato tutto il materiale a sua disposizione. Tali ricerche sono cominciate sin dagli inizi (quindi non solo dal ministero pubblico di Gesù, ma addirittura dall’annuncio della nascita di Giovanni). Tutto questo è stato fatto con accuratezza, senza pregiudizi, tenendo conto di tutti gli elementi. Ha poi scritto con ordine, non tanto l’ordine cronologico o geografico, ma un ordine che mostra la coerenza di tutto l’insieme, secondo la prospettiva della storia della salvezza. Risalta qui la preoccupazione di Luca di fare le cose per bene, in modo che tutte le informazioni riguardanti Gesù non vadano perse o siano travisate, proprio nel momento in cui ormai erano scomparsi tutti i testimoni oculari dei fatti.

L’opera è dedicata a un certo Teofilo, cioè amico di Dio. Non si tratta solo di un nome simbolico, per indicare tutti i credenti, perché viene chiamato illustre. E’ possibile si tratti di colui che si era incaricato della pubblicazione dei manoscritti.

4in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

Teofilo, essendo un membro importante della comunità era stato sicuramente battezzato e formato nella fede. Questo vangelo servirà a rafforzarlo e a fargli rendere conto della forza, dell’importanza di questo insegnamento, di questo stile di vita.

Il prologo dimostra dunque che all’epoca di Luca era necessaria una certa sicurezza storica a causa dell’allontanamento dalle origini. Vi erano già errori e deviazioni che minacciavano le comunità dal di fuori e dall’interno. Luca di conseguenza giudica necessario il ritorno alle fonti, all’autentica tradizione apostolica, presentata nella sua completezza, storicamente verificate e teologicamente approfondita e attualizzata.

14In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione.

La liturgia ci fa fare un salto di due capitoli e ci porta al momento in cui Gesù dopo le tentazioni nel deserto, comincia il suo ministero pubblico. Luca con un rapido sommario ci illustra questa prima attività e i suoi primi successi. Come narrato anche dagli altri evangelisti, il ministero di Gesù comincia in Galilea. La potenza dello Spirito Santo che lo aveva portato nel deserto, ora lo risospinge in Galilea. La sua fama si diffondeva, ma perché? Non è ancora stato raccontato niente. Questa affermazione è riassuntiva e anticipa quello che verrà narrato più avanti.

15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.

A differenza degli altri sinottici, Luca omette le parole: “Il tempo è compiuto”, preferendo affermare che le Scritture sono compiute. Gesù comincia il suo ministero nelle sinagoghe. Non è dunque un predicatore di strada. Con ciò si mette in continuità con la liturgia della sinagoga, con la religione ebraica. Anche Paolo inizialmente adotterà questo metodo.

Luca parla anche del successo di Gesù. La gente lo glorificava, azione che fino ad allora era destinata solo a Dio.

16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere.

La vera narrazione sul ministero di Gesù inizia a Nazareth. Anche Marco ha questo episodio (Mc 6,1-6), ma Luca lo amplia con la citazione del profeta Isaia. L’episodio di Nazaret è paradigma di tutta l’attività di Gesù: dapprima viene accolto favorevolmente, poi è rifiutato da Israele, si rivolge agli altri e poi viene ucciso. Lo stesso destino seguirà la Chiesa, così come è narrato negli Atti degli Apostoli.

A Nazaret dove aveva passato l’infanzia, comincia anche il suo ministero. Vi è continuità nella narrazione. Entra nella sinagoga, come era sua abitudine, quindi egli era fedele alla religione di Israele. Anche qui vi è una continuità. Come le altre volte Gesù partecipa alla funzione, ma stavolta ci sarà qualcosa di diverso.

17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

I gesti sembrano rallentati per sottolineare la solennità del momento. I termini utilizzati sono proprio quelli tecnici della liturgia sinagogale. Luca dunque conosceva bene i riti della sinagoga, al contrario di quelli del Tempio (ormai distrutto al tempo di Luca). Nella liturgia del sabato in sinagoga vi era una lettura della Legge, con una parafrasi in aramaico. Poi si leggeva un brano dei Profeti. Seguiva un’omelia. La lettura e l’omelia potevano essere tenute da uno qualsiasi degli uomini presenti (designato dal capo della sinagoga). Ecco perché Gesù poté parlare pur non essendo sacerdote. Poi l’assemblea si chiudeva con la benedizione del sacerdote.

L’atmosfera è solenne e introduce un brano ancora più solenne. Volutamente Luca non dice che Gesù lesse il testo. L’attenzione è concentrata sul compimento della Scrittura.

18«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi

Il brano che ci viene presentato non è la citazione esatta del testo di Isaia. Questo brano è stato ritoccato da Luca oppure egli si avvalse di un testo già risistemato che circolava già nelle comunità cristiane.

Il testo in sé si presta ad essere un discorso programmatico. Prima di tutto parla di un’unzione ad opera dello Spirito. Questo ci riporta alla teofania battesimale, alla funzione messianica ricevuta da Gesù. Fondamentale nel testo è il tema della liberazione. Liberazione fisica e spirituale, dai mali fisici e sociali. C’è una salvezza globale che Gesù è venuto a portare. Accanto a questa salvezza vi è l’annuncio, l’annuncio di un Regno che fa sentire i suoi effetti salvifici nella storia.

I destinatari privilegiati di questo annuncio sono i poveri, a cui sono associate altre categorie di svantaggiati.

19e proclamare l’anno di grazia del Signore».

Predominante è la salvezza festosa e universale, non il giudizio. L’annuncio è di un tempo di grazia, un tempo di liberazione che caratterizza ormai la storia della salvezza.

20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui.

Luca aumenta la suspense, con i gesti del risistemare il rotolo. Il momento è importante e non può sfuggire un solo gesto, una sola parola. Anche l’immagine degli occhi di tutti puntati su di lui aumenta l’attesa.

21Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Gesù comincia a dire, la scelta di questo verbo ci porta a un inizio. Gesù comincia a parlare in sinagoga in quel giorno ma in senso più ampio comincia la sua predicazione, la sua missione. Gesù esprime una rivelazione, non commenta la profezia di Isaia, ma la conferma, la attualizza. Oggi, questo oggi inaugura l’anno di grazia, il tempo della salvezza. Ciò che Gesù inizia a dire è la rhema, la parola-evento, non è soltanto un’informazione o un discorso, è già salvezza. Questa parola dà l’avvio al compimento della promessa contenuta nello scritto. La parola è strettamente legata all’ascolto. E’ grazie all’ascolto che si rende presente nell’oggi.

Per questa domenica la lettura del Vangelo si ferma qui. Leggeremo domenica prossima come è andata a finire. Lo sappiamo già, ecco perché i liturgisti hanno preferito dividere in due il brano. Importante è questa affermazione di Gesù: la parola si è compiuta. E’ iniziato l’anno di grazia del Signore.

Meditatio

  • Hai potuto anche tu riconoscere la solidità degli insegnamenti che hai ricevuto nella tua formazione cristiana?
  • Come vivi la lettura e la spiegazione della Parola di Dio durante la Messa?
  • In che modo si è compiuta la parola del profeta Isaia?

Preghiamo

(orazione colletta della III domenica del Tempo Ordinario)

O Padre, tu hai mandato il Cristo, re e profeta, ad annunziare ai poveri il lieto messaggio del tuo regno, fa che la sua parola che oggi risuona nella Chiesa, ci edifichi in un corpo solo e ci renda strumento di liberazione e di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

A cura delle Monache dell’Ordine dei Predicatori (domenicane) del Monastero Matris Domini

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