Commento al Vangelo del 26/04/2015 – mons. Francesco Alfano

Il commento al Vangelo di domenica 26 aprile 2015 a cura di mons. Francesco Alfano, Arcivescovo di Sorrento Castellammare di Stabia.

Questo il suo contributo:

Solo Gesù è il Buon Pastore – Commento al Vangelo

[ads2] Su questo ci offre un pensiero il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano: “Una delle immagini più belle usate da Gesù per far comprendere il rapporto stretto che lo unisce ai discepoli è quella del pastore. Non la inventa. Nella Bibbia la troviamo tante volte, ma Gesù la utilizza in modo assolutamente unico e originale: ‘Io sono il Buon Pastore’, dice Gesù. Egli è il Pastore vero, il Pastore bello, che ha una relazione così profonda con il suo gregge che è inimitabile. Gesù per far comprendere questo contrappone la figura del pastore a quella del mercenario che non ha alcun amore per le pecore, tanto che fugge davanti al lupo che le vuole sbranare, pensando solo a sé. Com’è forte questa immagine e quanto è attuale! Per noi credenti è importante approfondire il rapporto con il Signore, la Chiesa vive del rapporto con Gesù. Gesù è il nostro unico pastore. Il termine pastore nella Chiesa lo utilizziamo proprio per parlare delle guide: i sacerdoti, noi vescovi con il Papa; ma è un termine che ci rimanda a Gesù. Nessuno nella Chiesa si può sostituire a Cristo. Questo significa che tutti quanti noi, aiutati da fratelli chiamati da un compito specifico, ma anche da genitori, catechisti e da altri testimoni, incontriamo Cristo, che è l’unico pastore che dà la vita per noi. E più facciamo questa esperienza, più diventiamo un po’ tutti come Lui, pronti a essere capaci di amare fino a dare la vita. È bellissimo, incoraggiante, ma dobbiamo stare attenti perché ci sono i mercenari che pensano a sé. In qualche momento possiamo diventare anche noi mercenari, quando siamo preoccupati più di noi stessi, della nostra ambizione, del nostro successo o della nostra vita ordinaria. Viviamo in una realtà che ci stordisce, ci confonde, ci disorienta. Mercenari non sono singole persone o gruppi: oggi possono essere mentalità, idee, stordimenti a livello di coscienza. Ci lasciamo condizionare al punto tale che non abbiamo più una nostra autonomia o libertà. Qualche volta anche chi mi sta accanto può diventare un pericolo, non perché sia fondamentalmente cattivo, perché Dio ci ha creato tutti con questa capacità di amarci fraternamente, ma il male può prevalere. Più sperimentiamo il rapporto con Gesù, più ci apriamo all’incontro con gli altri: coscienza critica per non perdere la libertà, ma cuore grande per potere amare tutti e dare a ognuno la possibilità di camminare sulla via dell’amore per costruire quel mondo bello e giusto che il gregge seguendo il pastore può finalmente sperimentare”.

IV Domenica del Tempo di Pasqua

Gv 10, 11-18
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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