Commento al Vangelo del 26 Maggio 2019 – don Eduard Patrascu

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Il commento al Vangelo di domenica 26 Maggio 2019 a cura di don Eduard Patrascu.

Il breve – ma molto provocatorio – brano del vangelo di questa domenica ci mette di fronte, in una dinamica esistenziale, il rapporto che si istaura e come va verificato la verità dell’amore verso Dio. Questo amore, dice il testo, è autentico solo se si fonda sul custodire la parola di Gesù, vale a dire farla propria e applicarla nel concreto della vita e delle scelte di tutti i giorni. Si, perché la fede cristiana non è un insieme di idee per una specie di gioia intellettuale, bensì un incontro vivo con la parola, quella che si fa carne, la quale poi deve plasmare la vita nel suo insieme.

Lo dice chiaramente Gesù: “se qualcuno mi ama, custodirà la mia parola”. Amare è entrare in relazione con qualcuno, dialogare, vivere insieme. Orbene, la stessa cosa vale anche per la relazione di fede con Dio, ovviamente è la Sua parola che deve guidare tutto il rapporto tra Lui e l’uomo. E questo Dio, nel suo amore per noi, ci ha trasmesso – lungo i secoli e attraverso i suoi profeti – la sua parola; anzi, in Gesù ci ha donato la Parola incarnata, invitando – chi volesse credere in lui – ad ascoltarLo; dunque, si tratta di una relazione basata sulla dinamica dell’ascolto-incontro con Gesù, dinamica vissuta e verificata nell’amore e dall’amore.

Ora, questo amore-ascolto, continua il testo, introduce di fatto nella dinamica di comunione con Dio Padre, potremmo dire che ci introduce nella dinamica intratrinitaria, e il testo lo afferma esplicitamente: ascoltare Gesù significa, di fatto, ascoltare il Padre e, con l’aiuto dello Spirito Santo, l’ascolto attento conduce all’intelligenza della fede e, quindi, alla trasposizione della stessa parola nella vita. Ora, se questo avviene il primo segno è la pace: quella pace lasciata da Gesù. Non una pace umana, frutto magari di strategie tipiche dei calcoli umani, che tanto spesso si diluiscono presto, ma una pace vera, interiore – a livello del cuore – e profonda, anzi, divina, perenne.

Dunque, amore-ascolto-pace: ecco la dinamica della fede cristiana, anzi, perfino lo scopo della stessa fede. Una fede che ama veramente sa e impara sempre di più ad ascoltare e questo ascolto non può non portare la consolazione e, dunque, la pace del cuore, pace che ogni uomo tanto desidera, a differenza di una fede che, non entrando in relazione con Dio nella vita di tutti i giorni, rischia di non essere fede cristiana, ma altra cosa!

Ma le stesse parole di Gesù, nel vangelo di questa domenica, lasciano intendere che questa dinamica salvatrice non si realizza sempre nel cuore dell’uomo. Questi, per vari motivi, si distrae dall’ascolto, dunque si distacca dalla dinamica interpersonale con Dio e, per questo, perde la pace del cuore: “Chi non mi ama, non custodisce la mia parola”. Chi non ascolta la Parola, chi non mette al centro della sua vita la Scrittura, rischia di spezzare la catena portatrice di pace e di serenità, cosa che purtroppo avviene troppo spesso, persino nei cuori di tanti cristiani: quanti cristiani anche oggi sono confusi, non sanno più cosa o a chi credere per il semplice motivo che hanno abbandonato o trascurato l’ascolto, il contatto con la Parola di Dio! Quanti cristiani si sono fatti una fede di tipo soggettivistico e, spesso, presuntuosamente onnisciente, il che non è per niente fede cristiana. Per questo, in realtà, la fede “a modo mio” è una fede frustrata, magari legalista e infelice: hanno spezzato la dinamica amore-ascolto-pace, lo dice Gesù chiaramente.

Ecco allora che questa domenica siamo invitati a verificare se la dinamica, sopra menzionata, la stiamo vivendo veramente oppure c’è qualcosa che non va. Il segno da cui partire è la pace del cuore, la serenità dello sguardo, la lealtà del giudizio e la misericordia generosa ed operante nei confronti degli altri, inclusi gli infelici o i presuntuosi della cristianità, che normalmente stanno lontano dalle comunità di fede. Se queste cose non le viviamo in maniera concreta, bisogna vedere dove c’è il cortocircuito e, mediante il contatto con la Parola, rimediarlo. Gesù ci assicura che, mediante il Vangelo, la bellezza interiore e la pace del cuore sono possibili: lo Spirito, che lui ha inviato alla Pentecoste, il dolce ospite del cuore, può darci la gioia della fede. Invochiamolo questo Spirito questa domenica e i giorni che ci separano dalla Pentecoste affinché lui ricostruisca e rafforzi la dinamica salvatrice dell’umanità: amore per Dio – ascolto della sua Parola – pace del cuore.

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