Commento al Vangelo del 24 giugno 2012 – Paolo Curtaz

Natività di san Giovanni Battista

Ger 1,4-10/ 1Pt 1,8-12/ Lc 1,5-17

Profeti e profezie

Il calendario, quest’anno, incrocia una delle feste più significative della cristianità: la nascita del Battista.

Giovanni è una figura straordinaria all’interno della fede: Gesù stesso lo indica come il più grande uomo mai vissuto, il più grande tra i nati di donna (Mt 11,11) ed è l’unico santo di cui ricordiamo sia la nascita che la morte.

La sua presenza nell’arte è notevolissima: è raffigurato in migliaia di pale d’altare, vestito di peli di cammello, con una mano regge un bastone che termina con una croce, mentre con l’altra indica il Cristo.

Giovanni, tradotto in varie lingue, è il nome più diffuso nel mondo cristiano.

È provvidenziale il fatto che, in questo momento di crisi della Chiesa e della società, turbati dalla fragilità economica e dagli eventi sismici, possiamo rinforzare la nostra fede meditando sul dono della profezia nella Chiesa.

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Profeti

La tradizione profetica ha sempre caratterizzato l’esperienza di Israele nel suo cammino.

I profeti non sono persone che predicono il futuro (quelli sono gli indovini!), ma amici di Dio che, animati dallo Spirito Santo, indicano al popolo l’interpretazione degli eventi, ammoniscono, scuotono, a volte con metodi piuttosto inusuali e rudi.

Non predicono il futuro, ma interpretano il presente e ne offrono una lettura nella fede.

È straordinaria la presenza dei profeti nella Scrittura, uomini sedotti da Dio che fanno diventare la loro vita una catechesi vivente, un monito continuo al popolo, pagando la loro coerenza e la loro denuncia con la propria vita, persone che rischiarano le tenebre e che invitano alla speranza. Persone che, come dice Pietro oggi, indagano e scrutano gli eventi per cogliervi la salvezza a noi destinata.

Compagni di viaggio, amici di Dio, i profeti hanno a lungo invitato il popolo a guardare alla pienezza che doveva compiere la promessa del Dio d’Israele realizzata in Gesù.

Giovanni è il suo nome

Fra i profeti spicca come un gigante Giovanni Battista.

Giovanni austero asceta del deserto, tagliente predicatore, profeta disposto a morire per mantenere fede alla sua missione di verità. Giovanni che prepara e dispone il popolo all’accoglienza del Messia ma che, teneramente, resta anche lui spiazzato dall’originalità di questo Messia.

Come biasimare Giovanni?

Tutto impregnato dell’Antico testamento, invita alla conversione il popolo minacciando vendette e punizioni: il Messia è pronto a tagliare l’albero che non produce frutto. Gesù, invece di abbattere l’albero improduttivo, lo pota e lo concima sperando che porti frutto!

Giovanni stesso è spiazzato dall’inaudita tenerezza di Dio: anche lui deve arrendersi alla disarmante novità portata da Gesù.

Oggi celebriamo la nascita di questo uomo straordinario, come si benedice la nascita di qualcuno che migliora la nostra vita. Ma ci vuole silenzio per capirlo, il silenzio di Zaccaria che riflette sulla vera natura di suo figlio, dono a Israele.

Profezie

I profeti esistono ancora, sono presenti in mezzo a noi.

Sono uomini e donne che vivono il Vangelo con coinvolgente semplicità e convinzione, diventando un segno di conversione per noi tutti. Non sono persone straordinarie ma persone che vivono il Vangelo con tenacia a convinzione: la coppia che allarga la propria casa per prendere in affido un bimbo ferito nell’anima, il giovane che dedica il pomeriggio a tenere i ragazzi per educarli alla vita, il consacrato che consuma giorni e salute per dare speranza ai disperati…

Siamo circondati da silenziosi testimoni, da migliaia di profeti che danno testimonianza al Rabbì, anche se non vestono peli di cammello! Stupiamoci ancora per i tanti profeti che ancora incrociamo giorno per giorno, che ci aiutano a leggere il presente alla luce della fede.

Ci stiamo abituando al pessimismo, anche nella Chiesa prevale una logica mondana piccina e rissosa. No, fra noi non deve essere così: la profezia ci aiuti a cogliere i segnali di luce che ci raggiungono nella quotidianità.

Riconoscere e accogliere i profeti significa scrutare, interrogarsi, non dare per scontata la vita di fede e la fedeltà al vangelo.

Tempi nuovi chiedono modi nuovi di vivere ed annunciare il Vangelo.

I profeti hanno faticato e tribolato per scrutare i segni dei tempi, hanno vissuto la contraddizione del tempo in cui sono vissuti, orientando la loro vita alla comprensione del Regno.

Così dovrebbero essere le nostre comunità cristiane chiamate a leggere il presente alla luce del Vangelo per dare speranza al nostro inquieto mondo.

È urgente e vitale che la Chiesa si riappropri del proprio ruolo profetico, anche se questa scelta può risultare scomoda. Guai ad una Chiesa che è sempre dalla parte del forte! Come Giovanni, siamo chiamati a vivere e a proporre la conversione dei cuori, ad accogliere Dio che viene, a denunciare il sopruso e l’ingiustizia, con mitezza ma con decisione, dentro e fuori la Chiesa.

Ciascuno di noi è chiamato a diventare profeta, a diventare segno là dove vive, ad essere almeno un poco trasparenza di Dio.

Anche noi, oggi, ci auguriamo come fece Mosè, commentando il fatto che alcuni profetizzavano senza suo permesso: “fossero tutti profeti i figli di Israele!”

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