Commento al Vangelo del 23 Maggio 2021 – don Giovanni Berti (don Gioba)

803

Processo al Vangelo

Ma se lo Spirito di Dio è sceso sull’umanità, uno Spirito tra i cui frutti secondo San Paolo ci sono l’amore, la pace, la gioia… come mai il mondo sembra dominato da guerre, ingiustizie e tanta sofferenza? E se andiamo nel concreto, proprio nella terra di Gesù, la Palestina oggi, lo Spirito Santo di pace e gioia sembra definitivamente spento da anni di guerre e ingiustizie.

E se la comunità dei cristiani è stata la prima destinataria di questo dono dello Spirito Santo (così come è raccontato dagli Atti degli Apostoli nel giorno di Pentecoste), perché anche dentro la Chiesa oggi ci sono scandali, ingiustizie e poco amore? Che fine ha fatto lo Spirito Santo, il dono della forza di Dio-Amore che Gesù ha promesso e che sta all’inizio dell’esperienza della Chiesa? Qualcosa è andato storto?
Se dovessimo fare un processo al Vangelo, sia oggi sia lungo la storia da Gesù in poi, penso che ne uscirebbe condannato dall’accusa di essere un libro di belle storie e belle promesse ma sostanzialmente inefficace e staccato dalla realtà. E ad uno sguardo superficiale la condanna sarebbe definitiva anche in appello e cassazione.

Ma è proprio lo sguardo superficiale alla storia che dobbiamo evitare, e a fare questo ci invitano proprio le parole di Gesù raccolte nella pagina del Vangelo di questa domenica di Pentecoste.
La Chiesa nella celebrazione di Pentecoste sceglie di leggere due passaggi del grande insegnamento di addio che Gesù fa ai suoi amici e discepoli la notte dell’ultima cena, quando è a un passo dall’arresto e dalla morte in croce. Proprio quegli eventi drammatici sembrano essere la dimostrazione concreta del fallimento di Gesù e dei suoi insegnamenti. La croce appare come la prova definitiva che condanna il Vangelo. Gesù è morto, i suoi discepoli dispersi, i suoi insegnamenti destinati al dimenticatoio. E a vincere nel processo sono i nemici di Gesù.

Nelle parole che l’evangelista Giovanni ricorda, Gesù ha ben presente questo processo a lui e ai suoi insegnamenti iniziato nella storia e che continuerà in futuro fino a noi. Ogni giorno la vita personale dei discepoli e del mondo intero mette sul banco degli imputati la fede cristiana. “Come il mondo ha odiato me, così odierà anche voi…” dice chiaramente Gesù ai suoi amici.
La promessa di Gesù è valida ancora oggi: lo Spirito di Dio guiderà alla Verità intera i suoi discepoli di allora così come quelli di oggi. Anche se il Vangelo sembra condannato dalla storia, proprio dentro la storia lo Spirito lo farà uscire vittorioso, dimostrando che gli insegnamenti di Gesù non sono vani e che Gesù stesso non è assente ma “vivente”.

Nostro compito è quello di metterci in ascolto di questa azione dello Spirito Santo di Dio. Sta a noi scoprire come Egli istruisce il nostro cuore per sentire che Gesù è presente e continua la sua azione di Maestro e Signore. Uno dei modi è proprio la preghiera della Chiesa. Quando come comunità di cristiani si raduniamo a pregare è lo Spirito che rende presente Gesù con le sue parole e i suoi gesti.

La Pentecoste non è solo un evento unico del passato che ricordiamo con le fiamme scendono dal cielo e gli apostoli che parlano miracolosamente tutte le lingue del mondo. La Pentecoste è sempre presente, lo Spirito continuamente scende da Dio dentro il cuore di ogni singolo cristiano così come della Chiesa intera, per quanti limiti abbia il singolo e nonostante tutti i limiti della Chiesa nella storia. È questa la promessa di Gesù a poche ore dalla sua morte: “lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future…”

Nel processo storico al Vangelo lo Spirito ci rende testimoni a favore di Gesù e con la nostra vita guidata interiormente da Dio possiamo provare che nonostante tutti i capi di accusa (le guerre, le ingiustizie, le incoerenze, i disastri umani e naturali, le pandemie, le violenze e il tanto dolore umano) i frutti del Vangelo ci sono e crescono dentro quello che noi viviamo.


Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)