Commento al Vangelo del 23 Dicembre 2018 – don Giovanni Berti – Gioba

Vedere con il cuore

“Mamma oggi hai una brutta faccia”, si è sentita dire una giovane donna dalla sua bambina di 10 anni, cieca dalla nascita. È quello che mi ha raccontato questa mamma mentre parlavamo di come una persona cieca sviluppi in modo notevole tutti gli altri sensi, arrivando talvolta a percepire attraverso i suoni quello che la vista non vede. Dal suono della voce la bambina aveva capito che la sua mamma in quel momento non era dell’umore giusto, e nonostante volesse camuffarlo con la voce, sua figlia cieca ha visto ben oltre l’apparenza.

Nel racconto di Maria che visita Elisabetta la vista del cuore supera quella fisica degli occhi. Basta un saluto ordinario da parte della futura madre di Gesù, che la cugina incinta di Giovanni Battista, si sente riempita di tutto l’Amore di Dio, anzi di Dio stesso con il suo Spirito Santo. Anche il bambino nel suo grembo, percepisce il suono dell’amore che attraverso le orecchie della madre e l’accelerazione del cuore gli trasmettono un moto di gioia che lo fa sussultare, così come noi sussultiamo nel profondo quando siamo raggiunti da notizie meravigliose che ci cambiano la vita.

Elisabetta “vede” oltre la vista, e udito il saluto di Maria parla benedicendo e ammirando Dio stesso che la viene a visitare nel corpo di Maria (“a che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?”).

Il corpo di Maria, cioè la sua vita, è abitato da Dio, e non lo si vede ad uno sguardo superficiale, ma ascoltando nel profondo, andando oltre le immediate apparenze. Maria ha dentro di sé Colui che è l’Atteso dal popolo di Israele, la risposta a tutte le antiche promesse che Elisabetta conosce bene. Maria, grazie alla sua disponibilità e alla sua fiducia all’annuncio dell’Angelo, è portatrice di Dio, pur conservando il suo volto di semplice ragazza di Nazareth e nella ferialità della sua vita. Non è diventata più ricca, più alta, più magica. Non c’è nulla nemmeno nella sua voce che indichi cosa porta dentro e il perché. Ma ad un ascolto attento e vero, quello di Elisabetta e di suo figlio in grembo, Dio appare fonte di gioia incredibile, e si mostra.

È questo il dono che chiedo per il Natale alle porte. È il dono di vedere oltre lo sguardo superficiale, oltre la mia cecità spirituale che mi impedisce spesso di cogliere Dio che mi si avvicina nei modi più imprevisti. Vorrei vedere il volto di Dio anche se non lo vedo con gli occhi del corpo, ma non per questo è meno vero e presente. Voglio vedere Dio dentro di me, anche quando mi vedo inadatto alla fede, pieno di contraddizioni. Eppure anche in me, con il Battesimo, Cristo ha impresso il suo volto.

Voglio vedere Dio nei miei fratelli e sorelle, iniziando dall mia famiglia anche quando non è niente di eccezionale, anche quando le cose sono sempre uguali e i problemi sempre gli stessi. Anche li Dio mi vista e posso vederlo e provare gioia, come quella contagiosa di Elisabetta e Giovanni. Voglio vedere Dio che mi fa visita per amarmi anche nella persona sconosciuta, straniera, lontana da me, e persino anche nel nemico e in chi mi ha fatto un torto.

Voglio avere lo sguardo di quella bambina cieca che sapeva vedere il cuore della madre anche senza vedere il suo volto superficiale. Perché se riesci a vedere il cuore, hai visto tutto, hai visto Dio.

Giovanni don

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