Commento al Vangelo del 22 maggio 2011 – don Mauro Pozzi

Il commento al Vangelo della domenica (V Domenica di Pasqua – A) a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.

VI PREPARO UN POSTO

I padri della chiesa, grandi maestri di spiritualità, dicono che non bisogna mai farsi nella preghiera un’immagine di Dio. Infatti il Padre è infinito, non ha forma e non può essere limitato in una figura. Questo è anche il senso del comandamento che Mosè ricevette sul Sinai: non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo (Es 20,4). La distanza tra noi e Dio è incolmabile, se non fosse stato Lui a rivelarsi, noi non lo conosceremmo affatto. Egli si è manifestato attraverso la Scrittura, ma ci ha anche dato la possibilità di avere una sua immagine nell’incarnazione di Gesù. La risposta a Filippo, che chiede al Maestro di mostrargli il Padre, ce ne dà la certezza: chi ha visto me ha visto il Padre. Perciò noi non siamo idolatri a venerare l’immagine di Gesù, anzi abbiamo la fortuna di avere nella Sindone addirittura una sua “fotografia”. Tutta la vita del Signore sulla terra è stata una rivelazione del Padre, non solo della sua immagine, ma del mistero del suo cuore. Prima di Cristo la religione era imperniata sulla legge. La preoccupazione di osservare dei precetti rischia di rendere il culto un fatto solo esteriore e di falsare anche la concezione di Dio. Si perde di vista la sua paternità per sostituirla con l’immagine di un giudice severo. Anche se nell’Antico Testamento Dio si adira e castiga l’infedeltà del popolo, ha pure parole di tenerezza e di amore. Chiede di essere adorato col cuore e non solo con le labbra o i gesti sacrificali. Gesù dunque rivela questo desiderio del Padre, che vuole adoratori in spirito e verità, piuttosto che freddi esecutori dei precetti. Mostra tutta la sua tenerezza e sollecitudine verso un’umanità sofferente e confusa perché non viene al mondo per giudicare, ma per salvare. In mezzo all’agitazione e alle preoccupazioni della nostra vita, la sua parola ci rassicura: non sia turbato il vostro cuore, vado a prepararvi un posto. È grazie a lui che possiamo raggiungerlo, per questo è la via che ci porta al Padre. La sua parola si manifesta nelle opere: è dunque verità. Le opere poi sono segno di salvezza: nei miracoli, restituendo la salute del corpo, risana l’anima, egli è la vita. La volontà di Dio che Gesù manifesta, è dunque che ogni uomo giunga alla salvezza. Per questo non dobbiamo aver paura. Se lavoriamo per il regno, per far crescere le persone, per educare alla fede, Gesù stesso è con noi, benedice il nostro lavoro e moltiplica le nostre povere energie. Invece di aumentare le preoccupazioni, aumentiamo la preghiera!

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