Commento al Vangelo del 21 maggio 2017 – d. Giacomo Falco Brini

VUOI AMARMI?

Se mi amate (Gv 14,15). L’incipit del vangelo odierno di Giovanni richiama quello dei vangeli sinottici che si esprimono diversamente: se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi sé stesso… Nel mio dialetto paterno (napoletano) c’è una simpatica espressione che indica lo stato di attrazione o di vero e proprio innamoramento in atto di un giovane verso una ragazza: lei dice “m’ ven ‘appriess”; cioè, il tale mi viene dietro. E’ così. Se si ama una persona la si segue, la si osserva attentamente, ci si interessa cordialmente e ci si prende cura di lei. Una mamma che ama il proprio bimbo lo segue affettuosamente fin nei primissimi passi della sua vita. Un papà che fa altrettanto lo segue nella sua crescita e cerca di educarlo a vivere in mezzo agli altri. Un/a insegnante che ama i suoi studenti li segue personalmente cercando di tirar fuori da ciascuno il meglio che hanno dentro. Una cosa è certa. Non si può obbligare nessuno ad amare qualcuno. La natura dell’amore suppone ed esige libertà.

Se mi amate. Anche Gesù non costringe nessuno ad amarlo; ma cosa succede se si risponde al suo amore, cioè, se una volta incontrato si comincia ad amarlo e quindi a conoscerlo? Prima di tutto ci si innamora sempre più della sua storia che possiamo leggere, rileggere e meditare ogni giorno nei vangeli. Sostanzialmente lo si accoglie cercando di vivere/sperimentare le sue parole: chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama (Gv 14,21a). Non so voi che mi state leggendo, ma davanti a questa affermazione (a anche altre) di Gesù, non è che mi senta tanto sicuro, anzi. Più vado avanti e più mi sembra realisticamente di non accogliere bene la direzione spirituale del Signore, di non riuscire ad osservare i suoi comandi: in una sola parola, di non amarlo veramente. Conosco una persona consacrata che un giorno si trovò da sola difronte ad un grande crocifisso mentre sentiva che il mondo gli stava crollando addosso. Ad un certo punto guardandolo in alto, mentre un profondo silenzio lo avvolgeva, gli disse: “io non ti ho mai amato veramente”. Dopo qualche istante sentì dentro di sé con chiarezza queste parole: “infatti, non sei tu che hai amato me…io sì invece ho amato e amo ancora te”.

Penso sia molto importante non disprezzare mai quel povero amore che possiamo dare a Gesù. Sicuramente conoscete queste parole sublimi che ha ispirato ad un anonimo cristiano (anche se da tempo sono attribuite a tale Mons. Lebrun): “Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo: so la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: “Dammi il tuo cuore, amami come sei…”. Se aspetti di essere un angelo per amare, non amerai mai. Anche se sei vile nella pratica del dovere e della virtù, se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere più, non ti permetto di non amarmi. Amami come sei. In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell’aridità, nella fedeltà o nella infedeltà, amami…come sei…Voglio l’amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai. Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore? Non sono io l’Onnipotente? E se mi piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io padrone del mio amore? Figlio mio, lascia che ti ami, voglio il tuo cuore. Certo voglio col tempo trasformarti ma per ora ti amo come sei… e desidero che tu faccia lo stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l’amore. Amo in te anche la tua debolezza, amo l’amore dei poveri e dei miserabili; voglio che dai cenci salga continuamente un gran grido: “Gesù ti amo”. Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola m’importa, di vederti lavorare con amore. Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose; no, sarai il servo inutile; ti prenderò persino il poco che hai…perché ti ho creato soltanto per l’amore. Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi. Non allegare la tua miseria; se tu conoscessi perfettamente la tua indigenza, moriresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me e mancare di fiducia. Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l’azione più insignificante solo per amore. Conto su di te per darmi gioia… Non ti preoccupare di non possedere virtù: ti darò le mie. Quando dovrai soffrire, ti darò la forza. Mi hai dato l’amore, ti darò di saper amare al di là di quanto puoi sognare… Ma ricordati… amami come sei… Ti ho dato mia Madre; fa passare, fa passare tutto dal suo Cuore così puro. Qualunque cosa accada, non aspettare di essere santo per abbandonarti all’amore, non mi ameresti mai…Va…”

Avete notato che il testo parte dalla richiesta di Gesù di amarlo così come siamo, nella nostra povertà, per poi chiederci di lasciarci amare da Lui che si fa mendicante del nostro amore? Questo significa che ogni nostro povero atto d’amore va impiantato sempre per bene sotto quell’amore più grande e più vero che è l’amore del Signore per noi. Solo se al centro del proprio cuore c’è la fede in questo amore possiamo comprendere il senso di quanto oggi ci dice nel vangelo. Lo stesso Giovanni evangelista lo afferma nella sua prima lettera: in questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi (1Gv 4,10). Allora amare, conoscere il Signore Gesù, diventa un cammino che ci fa scoprire la sua presenza vicinissima. E’ la scoperta di avere dentro di sé il suo stesso Spirito, quello Spirito che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce (Gv 14,17a). Amare Gesù è conoscerlo interiormente in questo dono che ci abita: egli rimane presso di voi e sarà in voi (Gv 14,17b). Come è successo quel giorno al mio conoscente davanti al grande crocifisso.

Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui (Gv 14,21b). Come sono belle le promesse di Gesù! Pensate: chi lo ama sperimenta l’amore del Padre e dello stesso Signore verso di lui. Dio gli si rivela: mi manifesterò a lui. E’ una verità di fede comprovabilissima. Come disse anche una giovane nigeriana a un mio amico: “tu pensa a Gesù che Gesù pensa a te!”.

Fonte: il blog di d. Giacomo Falco Brini, Predicatelo sui tetti

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VI Domenica del Tempo di Pasqua

Gv 14, 15-21
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 21 – 27 Maggio 2017
  • Tempo di Pasqua VI, Colore – Bianco
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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