Commento al Vangelo del 21 Aprile 2019 – don Massimo Cautero

Il brano di vangelo di questa speciale giornata offre tantissimi spunti speciali a nutrimento dell’anima. Mi soffermo soltanto su due di essi relativi alle due reazioni dei primi scopritori della Risurrezione, quella di Maria (la Maddalena) e quella di Giovanni (il discepolo preferito). Una donna e un uomo si trovano di fronte ad un medesimo evento (quello della sparizione da un sepolcro di un cadavere lì deposto due giorni prima) ed hanno due reazioni diverse.

La reazione della Maddalena si potrebbe configurare come la reazione normale (razionale) della serie due più due fa quattro: venerdì abbiamo deposto il cadavere, stamane non c’è più, quindi qualcuno lo ha portato via. Non fa una piega il ragionamento.

La reazione di Giovanni si configura invece come la reazione soprarazionale, della serie due più due non sempre fa quattro: venerdì abbiamo deposto il cadavere, stamane non c’è più, quindi non è detto che qualcuno lo abbia portato via… La descrizione del momento nativo della fede di Giovanni sta in quel fantastico “vide e credette”. Non quindi “vide e cercò di capire cosa potesse essere successo”, ma “vide e credette”.
Possiamo dire di essere di fronte a due livelli, a due usi diversi della medesima intelligenza personale umana, l’uso razionale e l’uso spirituale (l’animus e l’anima di sant’Agostino?). Al primo livello si cerca di capire, mentre salendo di livello si accetta di capire che non si può capire tutto.
A questo punto si potrebbero dividere le persone in due categorie, la categoria dei cercatori di spiegazioni e quella del buongustai del mistero (entrambe, beninteso, ben gradite a Dio). Quale che possa essere la categoria alla quale si pensa di appartenere, ecco tre aforismi: “Ci vuole tutta una vita per capire che non si può capire tutto”; e “L’ultimo passo della ragione è quello di ammettere che vi sono cose che la superano”. “Per chi crede nessuna spiegazione è necessaria, per chi non crede nessuna spiegazione è possibile”.

In derivazione di ciò viene sbaragliato l’equivoco secondo il quale scienza e fede sono incompatibili.

Se così fosse la psiche umana sarebbe lacerata in se stessa.
Resta da rimanere ammirati di fronte al mistero di come mai Dio sia gelosissimo del suo modus operandi a riguardo del dono dell’intelligenza: come mai cioè a qualcuno faccia direttamente il dono di credere in Lui e a qualcun altro riservi la via indiretta di iniziare dapprima a credere in se stesso. Ma è proprio dallo stupore di fronte a questo mistero che nasce l’orazione. Orazione suggerita dallo stesso Gesù. “Nessuno può venire a me se il Padre mio che è nei cieli non lo attira”.

Orazione che a questo punto diventa di lode e di grazie all’intera Trinità alle prese con l’operazione salvezza. Una operazione salvezza, ci pare, così ripartita: il Padre titolare dell’operazione fede, il Figlio titolare dell’operazione Carità, lo Spirito Santo titolare dell’operazione Speranza… con la Vergine Madre (Figlia del Suo Figlio…) titolare dell’Incarnazione…

Il buio silenzioso della notte di Pasqua s’illumina di mistero… oscurando la ragione e suscitando stupore. il buio sconcertante del sepolcro vuoto si riempie di senso. Il mistero ha senso… che solo gli occhi dell’anima sanno cogliere. Come già ebbe a scrivere Platone: ““Gli occhi dello spirito cominciano ad essere penetranti solo quando quelli del corpo iniziano ad affievolirsi”.

FONTE

don Massimo Cautero
Parrocchia San Michele Arcangelo

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