Commento al Vangelo del 20 settembre 2015 – p. Ermes Ronchi

ermes ronchi

Oggi il Vangelo ci consegna tre nomi sorprendenti di Gesù: ultimo, servito re, bambino , così lontani dal nostro sentire spontaneo, dalla nostra idea dell’Onnipotente. La scena: Gesù sta parlando di cose assolute, di vita e di morte, sta raccontando ai dodici che tra poco sarà ucciso, è insieme con i suoi migliori amici e loro, invece di partecipare al suo dramma, parlano di carriere: chi è più grande tra noi? Sembrano totalmente disinteressa ti a lui. Penso a quale ferita si deve essere aperta dentro il Maestro, alla pena di Gesù. Tra noi, tra amici, un’indifferenza così sarebbe un’offe sa imperdonabile.

[ads2]Invece Gesù, ed è consolante, non ha ripudiato i dodici per questo, non li ha rimandati a casa loro. Li mette invece sotto il giudizio di quel limpidissimo e stravolgente pensiero: chi vuol essere il primo sia l’ultimo e il servo di tutti. Il prima to evangelico discende dal servizio. Prese un bambino, lo pose in mezzo, lo abbracciò e disse: chi accoglie uno di questi bambini accoglie me . è il modo incredibile di Gesù di gestire le relazioni: non rimprovera i suoi, non li giudica, pensa invece a una strate gia per educarli ancora. E lo fa con un gesto inedito: un abbraccio e un bambino. Tutto il Vangelo in un ab braccio, un gesto che apre un’intera rivelazione: Dio è così. Al centro della fede un abbraccio. Tenero, caloroso. Al punto da far dire ad un grande uomo spirituale: Dio è un bacio (Benedetto Calati). E Papa Francesco, a più riprese: ‘Gesù è il racconto della tenerezza di Dio’, un Dio che mette al centro della scena non se stesso, ma i piccoli, quelli che non ce la fanno da soli. Poi Gesù va oltre, si identifica con loro: chi accoglie un bambino ac coglie me.

Il nostro mondo, il nostro futuro sarà salvo quando il servizio diventerà il sigillo della civiltà ( chi vuol essere il primo si faccia il servo di tutti) ; quando l’accoglienza, tema bruciante su tutti i confini d’Europa, sarà il nome nuovo della civiltà; quando accogliere o respingere i di sperati alle frontiere, o alla porta di casa mia, sarà considerato accogliere o respingere Dio stesso. Quando di remo a uno almeno dei piccoli, dei di sperati: ti prendo dentro la mia vita. E ti abbraccio. Allora, stringendolo a te, capirai che stai stringendo fra le tue braccia il tuo Dio.

p. Ermes Ronchi

XXV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Dal Vangelo secondo Marco

[ads2]In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 20 – 26 Settembre 2015
  • Tempo Ordinario XXV, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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