Commento al Vangelo del 20 gennaio 2019 – P. Antonio Giordano, IMC

Tempo Ordinario – Nota liturgica:

Il Tempo ordinario è quel periodo dell’anno liturgico della Chiesa cattolica che copre la parte dell’anno nella quale non ci sono tempi forti: nella forma ordinaria del rito romano va dal lunedì dopo la domenica del Battesimo del Signore all’inizio del tempo di Quaresima (che inizia con il Mercoledì delle Ceneri), e riprende dopo la solennità di Pentecoste per arrivare alle soglie del tempo di Avvento.

La durata complessiva è di trentatré settimane, divise tra i due periodi.

Il colore liturgico che si usa nelle celebrazioni è il verde: è il colore della vita e della quotidianità feriale.

Le nozze o il matrimonio sono la porta che immette nella famiglia.

Distruggere la famiglia e voler costruire la società è come voler costruire un muro distruggendo i mattoni.

Articolo 1055 del CIC
1. Il patto matrimoniale con cui l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento.

2. Pertanto tra i battezzati non può sussistere un valido contratto matrimoniale, che non sia per ciò stesso sacramento. E come sacramento è indissolubile.

La Costituzione italiana dedica al tema della famiglia: l’art. 29, comma 1, che sancisce: «la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio».

Una festa di nozze con la presenza della madre di Gesù e al quale era stato invitato anche Gesù con i suoi discepoli. La protagonista è la madre di Gesù, anche se poi è Gesù che compie il miracolo.

Nell’A. T., specie nei Profeti, si parla spesso di nozze tra Dio e il suo popolo eletto.

Quanta povertà c’era in queste nozze?  “Manca il vino” sta a dire che a quelle nozze qualcosa manca. Anche la denuncia di questa mancanza è forte, al punto che la Madonna se ne accorge, riconoscimento di miseria e urgenza di aiuto. In quella festa c’è necessità di soccorso e di salvezza.

Il breve dialogo tra Maria e Gesù dice che l’intercessione della Madre, anticipa l’ora della Croce e Cana diventa segno delle nozze celebrate e consumate nella Pasqua di morte e resurrezione. Infatti, la Madre si rivolge ai servi facendone dei discepoli, e chiede loro di fare tutto quello che il Figlio dirà. Il dono di Gesù non è solo l’acqua divenuta vino, ma un vino buonissimo. Questo è l’inizio dei segni, l’ultimo sarà la sua Pasqua di morte e risurrezione. Anche la Madre, Maria, è qui all’inizio e alla fine sarà ai piedi della croce.

Per i battezzati cattolici possiamo dire:

  • Famiglia = cellula della società, di tutta la vita sociale.
  • Famiglia = fondata sul contratto matrimoniale di un uomo con una donna, come sacramento.
  • Famiglia = unità di amore tra genitori e figli, nella procreazione e nell’educazione.
  • Famiglia = Chiesa domestica nella preghiera e fiducia in Dio. (Beato Paolo VI).

Avviene per ogni matrimonio cristiano quello che avvenne alle nozze di Cana. Tutto è entusiasmo e gioia: il vino è simbolo appunto di questa gioia e dell’amore reciproco. Poi questo amore e questa gioia – come il vino di Cana – col passare dei giorni o degli anni, si consuma e viene meno e allora cala sulla famiglia come una nube di tristezza e di noia, e si rimane con i recipienti vuoti di vino.

A questo punto qual è il rimedio? Invitare Gesù e sua Madre alle proprie nozze, perché dalla “routine”, Egli fa nascere un nuovo vino migliore del primo, cioè un nuovo tipo di amore coniugale, più profondo e più duraturo: fa passare dall’amore (“èros”) fatto di possesso, di godimento dell’amato, all’amore carità (“agàpe”), fatto di donazione di sé, di accettazione dell’altro, che sa gioire dell’altro senza volerlo strumentalizzare.

Il matrimonio non è solo una faccenda privata tra uomo e donna, in cui il rito o il prete devono entrare solo per spruzzarci l’acqua benedetta, o per dare lustro esteriore con organo, fiori, tappeti e foto, ma è una vocazione e una chiamata.  Invitare Gesù al proprio matrimonio è far sì che gli sposi possano rendere presente Cristo tra loro e agli occhi dei figli, attraverso il mutuo amore, come dono ricevuto da Dio e come donazione di sé all’altro: “c’è più gioia nel dare (e nel darsi) che nel ricevere” (At.20,35). Gesù ha detto di prendere il suo “giogo” sopra di noi perché esso è dolce e leggero (Mt.11,29ss.). Il nome coniugi (dà con-iungo) significa due persone poste sotto lo stesso giogo; se questo giogo è quello della carne, del piacere, dell’interesse, esso è pesantissimo e insopportabile; se invece è il giogo di Cristo, della sua Parola e del suo amore, allora diventa non solo leggero, ma addirittura dolce.

Di qui nasce la missione dei genitori verso i figli: battesimo, Sacramenti, preghiera in famiglia, istruzione specialmente con il buon esempio.

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ALTRO COMMENTO

“Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino»”.

Tutti ci cercano per quello che abbiamo, ma chi ti vuole davvero bene non tiene da conto di ciò che hai, ma di ciò che ti manca. L’amore vero è prendere a cuore la mancanza dell’altro, perchè in quella mancanza si gioca il meglio e il peggio della vita. Sono infatti le nostre mancanze la causa prima dei nostri peccati, ma sono altresì proprio le mancanze i punti di svolta dei grandi santi. Ritrovare il vino che manca non serve a riempire un vuoto, ma a cambiarne la sostanza.

Gesù non crea il vino dal nulla, ma cambia l’acqua in vino, cioè prende ciò che c’è e a partire da questo opera un cambiamento radicale. Quello che fino a ieri ti faceva peccare può cominciare ad essere il punto di forza della tua santità. Assurdo! Ma questo è il miracolo: il Signore è l’unico che può prendere sul serio la mia mancanza e trasformarla in santificazione.

Da cosa ce ne accorgiamo? Dal fatto che cominciamo a sentire un’inspiegabile letizia che non trova altra ragione se non nella Grazia di Dio.

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