Commento al Vangelo del 20 gennaio 2019 – don Angelo Busetto

Invitare a nozze Gesù

Ora che le celebrazioni dei Matrimoni, religiosi e civili, diradano, questo Vangelo diventa quasi una provocazione. Invitare a nozze Gesù? Perché?

Si invitano amici, parenti e qualche persona che “si deve”. Poi, se si invita a nozze Gesù, bisogna invitarlo con il codazzo dei discepoli: prete, sagrestano e suonatori.

E anche sua Madre: magari rappresentata oggi da qualche persona di fede, che potrebbe proclamare le letture della Messa e preparare le preghiere dei fedeli. Tuttavia, non basta la «bella cerimonia». Nel matrimonio di Cana di Galilea, Gesù garantisce che alla festa non venga a mancare il vino.

Nei matrimoni di oggi non è il vino che potrebbe mancare. Potrebbero venir meno l’amore, la speranza, la fiducia, la fedeltà, la stima, il rispetto e tutto ciò che fa dei due coniugi «una sola cosa», pur mantenendo la specificità e l’originalità dell’uomo e della donna.

Basta la presenza di Gesù come garanzia? Quando ci si ama, la reciprocità io-tu non è sufficiente. Occorre una terza sponda, occorre una spiaggia infinita dove continuare a correre: l’uno e l’altra si amano, e ciascuno dei due ama Gesù e si fa amare da Lui.

Questo “terzo amore” sostiene, rinnova, recupera l’amore reciproco tra marito e moglie. Un vino buono, giovane e invecchiato, che allieta un’intera vita.

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“Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino»”.

Tutti ci cercano per quello che abbiamo, ma chi ti vuole davvero bene non tiene da conto di ciò che hai, ma di ciò che ti manca. L’amore vero è prendere a cuore la mancanza dell’altro, perchè in quella mancanza si gioca il meglio e il peggio della vita. Sono infatti le nostre mancanze la causa prima dei nostri peccati, ma sono altresì proprio le mancanze i punti di svolta dei grandi santi. Ritrovare il vino che manca non serve a riempire un vuoto, ma a cambiarne la sostanza.

Gesù non crea il vino dal nulla, ma cambia l’acqua in vino, cioè prende ciò che c’è e a partire da questo opera un cambiamento radicale. Quello che fino a ieri ti faceva peccare può cominciare ad essere il punto di forza della tua santità. Assurdo! Ma questo è il miracolo: il Signore è l’unico che può prendere sul serio la mia mancanza e trasformarla in santificazione.

Da cosa ce ne accorgiamo? Dal fatto che cominciamo a sentire un’inspiegabile letizia che non trova altra ragione se non nella Grazia di Dio.

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