Commento al Vangelo del 2 aprile 2017 – Ileana Mortari (Teologa)

Chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno

Un tratto caratteristico del 4° vangelo è la coesistenza di realismo e simbolismo. E’ solo Giovanni, tra gli autori del Nuovo Testamento, a darci ragguagli esatti circa la durata del ministero pubblico di Gesù (tre anni) o l’ora in cui avvenne la vocazione dei primi due discepoli (vedi Giov.1,39) e nello stesso tempo è nel suo scritto che troviamo la più alta valenza simbolica dei vangeli.

Tutto questo è molto evidente nel brano della resurrezione di Lazzaro, proprio di Giovanni.

Varie fonti attestano la storicità dell’episodio, che il redattore ha collocato in questo preciso punto della storia di Gesù, sottolineandone due dirette e immediate conseguenze: a causa di questo miracolo molti giudei credono in Lui e quindi i sommi sacerdoti e i farisei, riuniti nel sinedrio, condividono la valutazione di Caifa e la preoccupazione che l’esaltazione popolare per il Nazareno potesse provocare un intervento militare dei Romani e così “da quel giorno decisero di uccidere Gesù” (Giov.11,45-53).

Quanto alla valenza simbolica, essa emerge con molta chiarezza dall’intreccio di parole e azioni che caratterizzano l’episodio, l’ultimo dei miracoli narrati da Giovanni, e dunque l’ultimo dei “segni” che nel 4° vangelo hanno precisamente la funzione di rivelare la potenza messianica del rabbi di Galilea, prima del più grande “segno”, quello della Sua resurrezione.

Gesù dichiara esplicitamente di essere la resurrezione e la vita (v.25) e questo trova una immediata e strepitosa conferma ed esemplificazione nel suo gesto miracoloso per cui l’amico e ospite Lazzaro di Betania torna a vivere.

Ora, qual è il significato e l’annuncio contenuto in questa straordinaria pagina evangelica per il lettore di ogni tempo?

Anzitutto siamo posti dinanzi al fatto, tremendo e istintivamente inaccettabile per ogni uomo, della morte, e Giovanni ne sottolinea fortemente la bruta realtà. Al v.17 ricorda che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro; secondo gli ebrei l’anima vaga per tre giorni intorno al cadavere, dopo di che lo abbandona alla corruzione e il soffio vitale viene richiamato da Dio che lo aveva donato alla sua creatura. Attraverso questo particolare dunque l’evangelista ci dice che Gesù interviene solo quando la morte di Lazzaro è “scientificamente” certa e che non è sua intenzione alterare il ciclo normale della vita fisica, liberando l’uomo dalla morte biologica.

Anzi, di fronte a questa ineluttabile necessità lo stesso Maestro ha una reazione molto “umana”: si commuove profondamente, si turba e scoppia in pianto, tanto che proprio in questo i presenti colgono la profondità del suo affetto per l’amico: “Vedi come lo amava!” Questo pianto dirotto rivela anche un moto di ribellione contro la morte, un sentimento umano di cui Gesù stesso non si è vergognato.

La prima reazione del Cristo è dunque quella di una intensa partecipazione al dolore delle sorelle di Lazzaro. Ma nello stesso tempo, proprio dall’abisso della sofferenza, Egli sa far scaturire un

barlume di consolazione. Significativamente Giovanni non usa lo stesso verbo per designare il pianto di Maria e quello del Maestro: il primo (in greco “klàio”) indica il piangere singhiozzando rumorosamente, il secondo (“dakrùo”) dice spargimento di lacrime, ma silenzioso. Come dire: Gesù solidarizza con il dolore, non con la disperazione.

Perchè? Se con la sua partecipazione emotiva Egli testimonia che la paura della morte e la ribellione ad essa sono situazioni umane di per sé insuperabili, nello stesso tempo, con la compassione e l’amicizia che, come per gli ospiti di Betania, egli ha verso tutti gli uomini, ci prende là dove siamo e ci porta come in una terra nuova.

“Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?” (v.40), dice Gesù a Marta e a ciascuno di noi. La gloria è la vita di Dio al massimo grado e questa è una vita che non può più morire; non tanto dunque quella che è stata ridata a Lazzaro, il quale poi sarebbe comunque dovuto morire, ma quella di cui la resuscitazione di Lazzaro è segno, e cioè quella condizione nuova, di totale e perfetta comunione con Dio e con i fratelli, di cui la vita di Gesù dopo la Sua resurrezione, quella sì!, è stata la “primizia”, ed è la garanzia per ogni uomo.

Nel precedente dialogo con Marta il Nazareno aveva affermato: “Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno” (v.25-26). Egli rivela se stesso come fonte di vita, come la resurrezione stessa personificata, chiedendo però subito dopo a Marta se credeva in ciò.

“Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo” (v.27): la risposta di Marta è notevole ed esemplare per ogni credente. Ella afferma solennemente di credere non in qualcosa, ma in Qualcuno. Non sa come Lui manterrà quello che ha promesso, ma si affida interamente alla sua Parola di vita.

Ileana Mortari – Sito Web

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V Domenica del Tempo di Quaresima

Gv 11, 1-45
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».

Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 02 – 08 Aprile 2017
  • Tempo di Quaresima V, Colore – Viola
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 5

Fonte: LaSacraBibbia.net

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