Commento al Vangelo del 19 marzo 2017 – P. Marko Ivan Rupnik

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III DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A

In un testo multistrato come quello del vangelo di oggi, pieno di rimandi e significati, tra le varie possibilità di lettura scegliamo l’approccio sponsale, di Cristo come vero sposo, come lo presenta il Battista subito all’inizio del Vangelo di Giovanni.

Si dice qui che Cristo “doveva” passare per la Samaria: perchè? Qui certamente c’è il pozzo di Giacobbe, Sichem, in aramaico Sicar; qui c’è la tomba di Giuseppe, il figlio più amato; ma la strada non passava necessariamente di là perché poteva attraversare, invece, la valle del Giordano. Il “doveva” rimanda perciò, piuttosto, a un suo progetto, a una intenzione precisa. E lo stesso per la donna che va a prendere l’acqua a un’ora improbabile e in un posto che la costringe a bypassare altri due pozzi, peraltro famosissimi e ancora esistenti, dove avrebbe potuto attingere con più facilità.

In tutto ciò, l’evangelista ci fa vedere che quello che doveva succedere era esattamente l’incontro tra il vero Sposo e la sua Sposa. Cristo è stanco, è assetato e ci ricorda Mosè al quale il popolo chiede da bere (Es 17,2). Adesso è Dio a essere “stanco”, stanco delle idolatrie dell’uomo, delle sue fissazioni, del suo arrangiarsi. Non ce la fa più e chiede ospitalità, accoglienza. E allora vediamo proprio ciò che constata Giovanni all’inizio del suo vangelo: l’Incarnazione del Verbo, del Logos, del Figlio di Dio.  “È venuto tra i suoi e non l’hanno accolto” (Gv 1,11).

Gesù al pozzo di Giacobbe chiede accoglienza a una samaritana, appartenente perciò a un popolo disprezzato, totalmente reietto dal Regno di Giuda. E lo chiede a mezzogiorno, che nel vangelo di Giovanni è il momento in cui Pilato presenta Cristo: “Ecco l’uomo” (Gv 19,5.14). È proprio questo rapporto divino-umano che si sta compiendo in questo passaggio. Dio non ce la fa più senza l’uomo, l’uomo si crea i suoi dei ma Dio si rivolge agli erranti, ai peccatori, rifiutati, adulteri, ai samaritani. Dio ama l’umanità così come è, adultera, rifiutata, Dio si manifesta come questo amore, perciò sta lì.

Quando Gesù dice alla donna di tornare con il suo sposo lei deve ammettere di non averlo. E Gesù le conferma di sapere bene che ha avuto cinque amanti ma non ha uno sposo. Lo Sposo sta lì, ora, davanti a lei. 

E questo non ci rimanda a un giudizio morale su questa donna, ma, piuttosto a 2Re 17, 24ss dove si legge che gli israeliti si sono messi  ad adorare le divinità di cinque popoli e che il re di Assiria ha mandato ad occupare le città di Samaria. Ecco il significato di aver avuto cinque amanti: è il popolo che si è prostituito, ha tradito Dio cinque volte con cinque diversi dei. È infedele. Continuamente qualcosa sostituisce il Dio vero, qualche cosa diventa più importante di Dio. E spesso non per una esplicita volontà, ma semplicemente non ci si accorge quando si diventa simili agli altri, perché è la condivisione del vissuto che opera questo scambio. Il lavoro, le vacanze, le cose che si leggono, che si ascoltano, tutto è fatto come lo fa il mondo e non ci si accorge di quanto Dio non è più al primo posto, ad un tratto la fede è una cosa decorativa, non è più il perno portante nella vita. Ad un tratto cominciamo a pensare in modo idolatra, pensano cioè che qualche altra cosa è più importante, qualche altro amore è al primo posto.

Ma in Gesù Cristo l’umanità ha trovato l’unione definitiva, l’umano e il divino sono uniti in un amore definitivo nel Figlio di Dio.

Il vangelo di oggi ci fa vedere in che cosa noi possiamo veramente vivere questa apertura dell’umano a Dio in Gesù Cristo, l’apertura a Dio di tutto ciò che è l’uomo. Noi cerchiamo lo Sposo, noi cerchiamo l’altro del nostro amore. E Dio non tarda mai al pozzo, è già lì ad aspettare, vuole andare lì e fermarsi per incontrarci. La sua fedeltà è la sete inesauribile della nostra accoglienza.

P. Marko Ivan Rupnik – Fonte

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III Domenica del Tempo di Quaresima

Gv 4, 5-42
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».

Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».

Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.

Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 19 – 25 Marzo 2017
  • Tempo di Quaresima III, Colore viola
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 3

Fonte: LaSacraBibbia.net

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