Commento al Vangelo del 11 ottobre 2015 – Carla Sprinzeles

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Amici, quando nasciamo, non abbiamo la vita in pienezza, la nostra vita dipende dalle scelte degli altri, c’è un lungo cammino da fare per raggiungere la pienezza di vita, la felicità.
Oggi la liturgia ce ne dà una chiave, ci dice come fare per raggiungere la felicità.
C’è una condizione indispensabile: il distacco dalla ricchezza, la disponibilità ad occuparsi degli altri, Dio si occuperà di te, si prenderà cura di te. Sentirsi responsabile della felicità degli altri, Dio è responsabile della tua felicità.

[ads2] SAPIENZA 7, 7-11
In modo molto chiaro veniva già scritto nel libro della Sapienza, composto in greco in Alessandria d’Egitto verso gli anni 50 a.C.
L’autore fa come se fosse Salomone, il re sapiente, e indica tutte le sue qualità.
Dio ha creato l’uomo a sua immagine e la Sapienza è immagine di Dio.
La Sapienza viene cantata come superiore a ogni altro bene.
In seguito alla preghiera di Salomone, Dio elargì “la prudenza”, cioè il dono del discernimento, la capacità di vedere e scegliere il bene.
L’autore preferisce la Sapienza alla ricchezza, al potere, persino alla salute e alla bellezza.
La Sapienza è l’unica in grado ad assicurare all’uomo la felicità e il benessere.
Il punto di partenza per la comprensione è che l’uomo è una creatura plasmata da Dio e quindi non sa cos’è il suo vero bene!
Ciò che normalmente è stimato dagli uomini come bene: il potere, la ricchezza, la salute e la bellezza, attraverso lo spirito della Sapienza, viene a essere ridimensionato: sono dei beni ma vengono superati dalla partecipazione alla vita di Dio.
La Sapienza è più della luce, perché non conosce tramonto.
L’uomo deve, per essere felice saper discernere ciò che ha la priorità nella sua vita, ciò che dev’essere chiesto e seguito con tenacia, senza lasciarsi imbrigliare o intralciare da quelle realtà, che pur essendo in se stesse buone, finiscono per impedire la crescita umana.

MARCO 10, 17-30

Entriamo nel contesto del Vangelo di Marco, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e “gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: ” Maestro buono, cosa devo fare per avere la vita eterna?”.
Innanzitutto osserviamo che questo “tale” corre. Nel mondo orientale i ritmi sono lenti, non si corre. Cosa possiamo osservare? Che questo personaggio era sopraffatto da un’angoscia molto grande: corre e si inginocchia!
Leggendo più avanti l’evangelista ci dice che era un uomo ricco e religioso, osservante delle leggi.
E’ strano, quindi né la ricchezza, né la religione gli danno serenità!
Gesù non parla mai di vita eterna, parla sempre di una vita piena già in questo mondo!
Nella società di Gesù, cos’è la vita eterna?
C’è la vita, poi c’è la morte e poi c’è il giudizio. I meritevoli risorgono, vivono per sempre.
Gesù non è d’accordo con questa concezione.
Chi vive, già qui e nel comportamento assomiglia a Dio ha un amore per gli altri, che non si lascia condizionare dalle risposte dell’uomo: chi vive in questa maniera ha una vita di una qualità tale che assomiglia a quella di Dio e che è indistruttibile, è la qualità della vita che la rende eterna.
Gesù non parla mai al futuro della vita eterna, ma al presente.
“Solo Dio è maestro insigne!”
Cosa ci vuole dire Gesù?
Vuol dire che se ognuno di noi fa qualcosa di buono, non siamo noi i protagonisti di questo bene, ma Dio il Bene, che si esprime e prende forma nella creatura.
E’ importante aver chiara questa consapevolezza!
Gesù gli ricorda i comandamenti, non nei confronti di Dio, ma nei confronti degli altri!
A Dio interessa come ti comporti nei confronti degli altri.
Nei Vangeli la ricchezza coincide sempre con l’ingiustizia.
Quindi Gesù gli dà la chiave principale: “non frodare”!
Gesù è venuto a proporre il “regno di Dio”.
Cosa si intende per “regno di Dio”?
Che si consente a Dio di governare i suoi uomini, non mediante l’imposizione di leggi, ma mediante lo Spirito, come il suo.
Il giovane dice di aver osservato fin da piccolo questi comandamenti.
E Gesù guardandolo, gli mostrò amore: ti manca una cosa sola!
Nel mondo ebraico uno, significa tutto, ti manca tutto!
Se prendete il numero 10 e gli togliete l’1 rimane 0.
Nella mentalità ebraica, quando a una decina a un centinaio si toglie l’1, si perde tutto!
Gesù lo guarda con amore, perché si trova davanti a un disgraziato, a cui manca tutto!
La ricchezza non sazia mai! Più se ne ha, più se ne vuole!
Gli dice di dare ciò che ha ai poveri, sei così sicuro che non torna indietro!
“Avrai un tesoro nei cieli” non significa “avrai la garanzia per il paradiso!”, ma significa che la sicurezza, che mettevi nella ricchezza, nella religione, che ti hanno portato all’angoscia, la devi mettere in Dio.
Sentiti responsabile della felicità degli altri e permetterai a Dio di diventare responsabile della tua felicità. Il cambio è enorme, finché io, limitato come sono, mi sento responsabile della mia felicità, sarà limitata, sarò insoddisfatto.
Ma il giovane ricco preferisce rimanere con le sue ricchezze e rimane triste!
Quello che Gesù richiede è di sostituire la sicurezza riposta negli oggetti con la fiducia nella vita, che ci consente di vivere e ci viene offerta con ricchezza sorprendente!
Il Signore invita ad abbandonare ogni inquietudine esistenziale per conseguire il bene insostuibile dell’interiorità, che dà all’essere umano il suo valore unico.
Dare, perché l’unica ricchezza è quella della relazione, di una condivisione che moltiplica i beni.
La povertà non è un bene, ma lo diventa se apre all’amicizia, a una fiducia tale da non vergognarsi della propria indigenza.
Il povero evangelico non ha nulla da difendere, perché sa di ricevere tutto, quando condivide.
Persino nelle persecuzioni e nelle difficoltà non è più solo, prevale la sicurezza dell’amore.
Per Gesù fu una grande delusione: manifesò una convinzione che aveva maturato. La ricchezza costituiva un serio impedimento ad accogliere la novità di Dio, che in lui e nei suoi stava suscitando forme di fraternità, di comunione e di condivisione.
Il ricco si convince di essere autosufficiente, di potersi procurare tutto e di non aver bisogno di affidarsi alla roccia che è Dio.
Dio passa e non è riconosciuto.
Le cose si presentano come assolute: il nostro impegno quotidiano è di accorgerci della menzogna e fidarci di Dio, aprendoci agli altri.

Amici, seguire Gesù è seguire la felicità, cerchiamo l’essenziale e saremo felici!
Affidiamoci a lui, prendiamoci cura degli altri e lui si prenderà cura di noi!

A cura di Carla Sprinzeles | via Qumran

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 11 – 17 ottobre 2015
  • Tempo Ordinario XXVIII, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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