Commento al Vangelo del 11 giugno 2017 – mons. Antonio Riboldi

Solennità della SS.ma Trinità

riboldi2

Papa Francesco così ha parlato della SS. Trinità, la cui solennità oggi la Chiesa celebra:

“La Santissima Trinità – ha detto – non è il prodotto di ragionamenti umani; è il volto con cui Dio stesso si è rivelato, non dall’alto di una cattedra, ma camminando con l’umanità, nella storia del popolo d’Israele e soprattutto in Gesù di Nazareth. E’ proprio Gesù che ci ha salvato. Gesù è il Figlio che ci ha fatto conoscere il Padre misericordioso e ha portato sulla terra il suo «fuoco», lo Spirito Santo, che dentro noi ci guida, ci dà delle buone idee, delle ispirazioni”.

Pensando all’incredibile amore che la Trinità svolge in modo sorprendente in mezzo a noi, facendosi vicina e partecipe della nostra vicenda, non si può non essere assaliti dallo stupore.

Accanto a ciascuno di noi veglia il Padre, che davvero non solo ci ha fatto dono della vita, ma ci ha affidato un compito che noi dobbiamo svolgere, che dipenderà dalle nostre scelte. Lui ci traccia la strada, mostrandoci la Sua Volontà – che è la nostra stessa piena realizzazione – e ci sta vicino come solo un padre sa fare.

Ed è proprio il Figlio Gesù, che ci ha insegnato come sentirlo vicino, con la preghiera unica, ineffabile, che è il ‘Padre nostro’, un vero riassunto dell’amore del Padre per noi.

Gesù, Suo Figlio, incarnandosi, non solo ha assunto la nostra natura, ma l’ha purificata dopo il peccato originale, restituendoci la possibilità di tornare con fiducia a Dio come figli prodighi, riassaporando ogni giorno la dolcezza e bellezza del Suo abbraccio. Il Padre, appena vide il figlio, che aveva abbandonato la Sua casa, per scegliere altro, ‘commosso gli corse incontro, lo abbracciò e gridò: ‘Facciamo festa!’.

È una continua storia d’amore, che tutti conosciamo: la storia di un Padre, che conosce le nostre debolezze, eppure ha sempre le braccia aperte al perdono.

Un Padre che, come tale, presiede la grande famiglia, che è l’umanità.

Un’umanità che, come possiamo constatare ogni giorno, non sempre comprende e gioisce di essere tanto amata dal Padre, ma pare ami l’infelicità del figlio prodigo, non trovando il coraggio di ‘rientrare in se stessa’ e dire: ‘Tornerò da mio Padre’.

Ed è Gesù che, interpellato dai suoi discepoli – ‘Maestro, insegnaci a pregare.’ – ci ha trasmesso la più bella preghiera, uscita dal Cuore del Figlio, per noi figli prodighi: ‘Padre nostro, che sei nei cieli …’. La più preziosa preghiera, che tutti dovremmo avere sulle labbra e nel cuore, perché, non solo è il programma della vita di ciascuno di noi, ma, quello che più conta, è un meraviglioso dialogo tra noi e il nostro Padre.

Ed infine Gesù ci ha donato il Suo stesso Spirito, perché ‘restasse con noi, fino alla fine dei tempi’, ispirando le nostre scelte e donando la forza di compierle.

Davanti a questo stupendo rapporto che la SS.ma Trinità ha con ciascuno di noi, nasce spontanea una preghiera di ringraziamento e di lode.

Credo in Te, Dio Trinità. Mi fai scoprire il senso della vita; mi inviti a rimanere con te, a rimanere in tua compagnia, per scoprirti amore che si dona.

Credo, mio Dio, che Tu sei Santo ed io ti adoro. Spesso mi chiudo nella mia fragilità, mi lascio imprigionare dalle mie paure, mi àncoro a tante mie certezze, e tu mi sussurri poche parole: ‘Non temere, ti amo’.

Credo, mio Dio, che tu mi hai dato tutto: ti ringrazio. Ti rendo grazie per la bellezza della creazione, per avermi pensato, desiderato e amato da sempre. Ti ringrazio per avermi dato la tua vita e aver offerto il tuo amore per me e per la mia salvezza.

Credo, mio Dio, che tu sei Misericordia. Le mie paure, i miei limiti, il mio peccato aprono le braccia della tua bontà. Tu sei qui, dentro di me, pronto ad accogliermi. Mi proponi la tua amicizia e mi sveli i desideri del tuo Cuore. Sii per me Luce che rischiara la strada, Parola viva che mi sostiene nelle scelte di ogni giorno.

Grazie, o Dio, perché ci sei e bussi alla mia porta, anche quando la sbarro davanti a Te, finché io la apra, perché senza di Te la vita non ha futuro.

È davvero una grande gioia, anche solo pensare che c’è Dio tanto vicino a noi, con amore.

Ci pensiamo anche solo quando facciamo il segno della croce, che è davvero il simbolo della nostra fede, con cui confermiamo la consapevolezza che tutto è fatto nel Suo Nome?

E’ un ‘segno’ davvero tanto semplice, ma, se accompagnato dalla consapevolezza che ciò che sto iniziando voglio si compia ‘nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo’, nel ricordo della morte e resurrezione di Gesù, che sulla Croce ci ha salvati, diviene un profondo modo di proclamare la nostra fede ed anche di dare senso alle nostre azioni, oltre che metterle nelle sicure mani della Trinità.

Una consapevolezza di fede che è davvero non solo la nostra carta d’identità davanti a Dio, ma è anche la certezza del divino e stupendo Suo vivere ora vicino, tanto vicino a noi, per condividere, rispettando la nostra libertà, il cammino di fede della nostra breve esperienza terrena, per domani renderci partecipi della Sua Gloria in Cielo.

Prendiamo gioiosa coscienza di questa entusiasmante realtà. «Il Padre è in me – esclamava la Beata Elisabetta della Trinità – il Figlio è in me, lo Spirito Santo è in me». Quale immenso dono! «Se tu conoscessi il dono di Dio!» (Gv 4,10). Tutta la nostra vita è intrecciata, dalla culla alla tomba, al mistero trinitario. La Trinità è in noi più intima a noi di noi stessi (S. Agostino) come Presenza viva, attiva, purificante e santificante. Viviamo questo ineffabile mistero, ed ogni volta che ci segniamo con il segno della croce, rinnoviamo il desiderio di appartenere al nostro Dio, Trinità d’Amore.

Antonio Riboldi – Vescovo
www.vescovoriboldi.it

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 11 giugno 2017 anche qui.

Santissima Trinità

Gv 3, 16-18
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 11 – 17 Giugno 2017
  • Tempo Ordinario X, Colore bianco
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

LEGGI ALTRI COMMENTI AL VANGELO

Salva

Salva

Read more

Local News