Commento al Vangelo del 10 Giugno 2018 – p. Silvano Fausti

Chi sono mia madre e i miei fratelli?

I nemici di Gesù pensano male di lui, per non convertirsi. Ma anche noi, che siamo suoi amici, dobbiamo convertirci: pensiamo che sia “pazzo” fare quello che dice. Fa parte della sua famiglia solo chi, ascoltandolo, fa quello che lui dice.

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
X DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 10 Giugno 2018 anche qui.

Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 3, 20-35

In quel tempo Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: “È fuori di sé”.
Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni”. Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: “Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna”. Poiché dicevano: “È posseduto da uno spirito impuro”.
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”.

Parola del Signore

Fonte: LaSacraBibbia.net

LEGGI ALTRI COMMENTI AL VANGELO

Il brano di questa sera ( Mc 3 20-35) dice che forse c’è una specie di adesione scontata al Signore che non lo capisce esattamente, c’è una specie di fede, un’appartenenza quasi sociologica a una comunità di credenti ma non c’è una vera comprensione, non c’è un vero abitare nella casa del Signore. Questo è quello che intendo, dirigendoci verso il brano di questa sera, al cap.3 ed è una ripresa di qualcosa che noi, la scorsa settimana avevamo già un po’ spiegato.

Al v.21 si dice che ci sono “i suoi”, quelli del suo clan, della sua famiglia che escono per impadronirsi di lui, poi viene inserito un discorso in cui Gesù è altrove, è con altre persone: difficoltà di accettazione, di comprensione ma da parte di scribi scesi a Gerusalemme.

Riprendiamo dal versetto che introduce l’incontro di Gesù con i suoi, che non lo capiscono e dal v.31 al 35.

20E viene in casa e si raduna di nuovo la folla così che essi non possono neppure mangiar pane. 21E, avendo udito, i suoi uscirono fuori per impadronirsi di lui, poiché dicevano: È fuori di sé! 22E gli scribi, scesi da Gerusalemme, dicevano: Ha Beelzebul, e: In forza del principe dei demoni scaccia i demoni. 23E, chiamatili appresso, diceva loro in parabole: Come può satana scacciare satana? 24Se un regno è diviso contro se stesso, non può reggersi quel regno; 25e se una casa è divisa contro se stessa, quella casa non potrà reggersi.

26E se il satana è insorto contro se stesso ed è diviso, non può reggersi, ma è alla fine. 27Ma non può nessuno entrare nella casa del forte e saccheggiare i suoi beni, se prima non ha legato il forte, e allora saccheggerà la sua casa. 28Amen, vi dico: Saranno rimessi ai figli degli uomini tutti i peccati e le bestemmie, quante ne bestemmieranno. 29Ma chi bestemmi contro lo Spirito Santo non ha remissione in eterno, ma è reo di peccato eterno. 30Poiché dicevano: Ha uno spirito immondo. 31E viene sua madre e i suoi fratelli, e, stando fuori, mandarono da lui a chiamarlo. 32E sedeva attorno a lui una folla e gli dicono: Ecco la tua madre e i tuoi fratelli (e le tue sorelle) di fuori ti cercano. 33E, rispondendo loro, dice: Chi è la mia madre e i (miei) fratelli? 34E, guardato intorno quelli seduti in cerchio intorno a lui, dice: Ecco la mia madre e i miei fratelli: 35chi fa la volontà di Dio questi è mio fratello e sorella e madre.

L’altra volta abbiamo visto la chiamata dei Dodici, che rappresentano tutti noi e siamo chiamati per essere con Lui, questa chiamata ad essere in compagnia con lui e tra di noi e poi questa squadra che ha messo insieme, una compagnia impossibile, come quella tra fratelli, nessuno ha mai scelto i fratelli e neanche i genitori e neanche i figli.

Si capisce che l’amore è qualcosa che si impara.

Qui vediamo i due modi di non essere con Lui.

Il primo modo riguarda proprio i suoi, i più intimi, si può essere dei suoi, volergli un bene infinito ed essere contro di lui (e vedremo altri esempi oltre a questi).

Il Vangelo e la storia della Chiesa sono piene di persone che con tanto zelo fanno tanto male! Che Dio ce ne liberi! Non certo per cattiveria ma solo perché lo amano ma non lo conoscono. Ci fermeremo non alla storia attuale, che è troppo comprensibile, ma alla storia interna dei vangeli che ci serve da parametro per vedere come davvero anche i suoi più intimi, più stretti lo amano talmente che dicono “Questo qui è matto! Portiamolo a casa e curiamolo perché non si fa così! Coi bei doni che ha potremmo avere ben altro successo, lui e noi!”

O quantomeno, forse, portandolo a casa non credo lo curassero, ma se non altro limitiamo i danni, che non nuoccia troppo! Comunicando queste idee strane non pensava che cambiasse il mondo, però disturbavano troppo: erano disturbati e disturbava.

Gesù era molto bravo finché taceva.

Faceva dei bei gesti.

Fa camminare uno, dà la vista a un altro, fa guarire dalla febbre, dall’influenza, benissimo.

Ma quando parlava?

Guastava tutto! Parlava del peccato, del perdono…”Lascia stare, sono cose da Dio! Tu guarisci la gente, dà il pane e ti facciamo re. Hai tutti i numeri, perché parli? Ti faccio io da rappresentante”, dice Pietro fin dall’inizio, ti dico io quel che devi fare! Sembra “il grande Inquisitore”, perché non ha buon senso in quello che dice. Importante invece è quello che dice, perché quello lui fa lo fa anche l’istituto ortopedico! Dar da mangiare possiamo farlo anche noi, perché il problema non è dar da mangiare, ma è che non lo diamo ma c’è!

Il problema di Gesù quindi, è che parla e dicendo certe cose rivela tutta la sua “stupidità”! Se invece tacesse e solo agisse, dicono i suoi parenti (che sono Giacomo, Giovanni, Andrea, cioè i cugini che si chiamano anche fratelli in ebraico; c’è anche l’ipotesi che Giuseppe fosse vedovo e quindi sono fratelli di legge, hanno cioè lo stesso padre, perché la tradizione di Maria che è vergine è già all’interno del Nuovo Testamento), proprio la sua famiglia più stretta, nella sua casa dicono “È pazzo, è fuori di sé”.

Questo lo dicono loro che gli vogliono bene, quelli che gli vogliono male e che lo capiscono, cioè i farisei, gli scribi dicono “Costui bestemmia. Chi perdona i peccati se non Dio?”  e dovrebbero trarre la conclusione “allora è Dio…”, invece capiscono quello che vuole dire Gesù e per questo lo odiano.

Si può amare Gesù senza conoscerlo, perché non lo si conosce e odiarlo perché lo si capisce, perché Dio non dev’essere così, ma deve essere quello che diciamo noi!

Ostilità all’interno delle persone che sono affettuosamente legate a lui e ostilità, ovviamente in chi appunto è in un atteggiamento di ripulsa.

Certe volte, delle pie persone, dicono “Fossi stato là, certamente…”, fossimo stati là avremmo avuto delle grosse  difficoltà perché cosa vedevi? Vedevi una persona, un ragazzo normale, a Nazareth, non è che andasse in giro con un fiocchetto particolare per cui si capiva che lui era il Messia, era l’atteso. Non aveva il distintivo, né un’aureola per cui spiccava: era un ragazzo normale, cresciuto piano piano, forse anche con le sue difficoltà. Uomo, veramente uomo. Non è che facesse quei miracoli che raccontano i vangeli apocrifi, vanno di moda, ma raccontano delle storielle. Perfettamente normale, uomo.

Prima bambino, poi adolescente, giovane e adulto. Non si distingueva, quindi la fatica c’era.

20E viene in casa e si raduna di nuovo la folla così che essi non possono neppure mangiar pane. 21E, avendo udito, i suoi uscirono fuori per impadronirsi di lui, poiché dicevano: È fuori di sé!

Per la terza volta ci troviamo in casa: prima nella casa di Pietro, dove guarisce la suocera che serve, poi nella casa di Levi il peccatore dove fa il grande banchetto e ora in casa, senza dire quale. La casa è il luogo delle relazioni, della famiglia, ciò che distingue l’uomo dalla bestia. La casa sono le relazioni, marito, moglie e figli, ciò che fa sì che l’uomo sia umano. Ed è simbolo della chiesa, in quella casa dove non ci dovrebbe essere la febbre che costringe a farsi servire e ci dovrebbe essere la libertà di servire, non di schiavizzare gli altri.

In questa casa c’è tanta folla che non possono mangiare pane. Nei capitoli successivi ci sarà tutto il problema del pane: il pane è la vita, non si può neanche vivere. Ci va il tempo per mangiare e il tempo per vivere.

Tra l’altro nel pane è scritto che non si mangia solo per sopravvivere, ma nel pane c’è il lavoro, la fatica, il sudore, l’ingiustizia, il desiderio, c’è tutta la cultura dell’uomo, c’è tutta la natura che diventa luogo di relazione, di dono del padre, madre e figli, di accoglienza da parte dei figli e quindi il pane è cifra della vita. Non si può vivere!

Adesso spiega i due motivi per cui non si può vivere, mangiare quel pane che dà la vita.

Il primo motivo riguarda i “suoi” che hanno udito che Gesù era lì, ciò che Gesù ha fatto e questo è ben fatto, e glielo avevano detto “adesso mostrati al mondo e taci. Fai solo prodigi, andiamo a Gerusalemme, varie moltiplicazioni dei pani, ti porti dietro un esercito e facciamo fuori tutti…e così vinciamo noi…!” Facciamo il clan di Gesù, i nazareni! Come sono chiamati i cristiani in Israele!

Avendo udito che era lì i suoi uscirono: Gesù entra in casa, i suoi escono. Per fare che cosa? Per impadronirsi.

La parola impadronirsi l’abbiamo già incontrata quando Gesù si impadronisce della mano della suocera di Pietro e questa mano può finalmente servire.

Vedremo quando nel cap.5 si impadronisce della mano della bimba morta: la mano è il potere e se Lui si impadronisce del nostro potere ci dà il suo potere che è quello di amare e servire. Quando invece ci si impadronisce di Lui vuol dire ucciderlo, perché Lui è il dono e se ti impadronisci del dono è uccidere il dono.

Il vero ateo nella bibbia non è quello che dice Dio non esiste, ma è quello che la fa da Dio sulla terra, da padrone, quello è il vero ateo perché Dio non è così, l’ateo nega Dio con la sua azione per impadronirsi di Lui. Impadronirsi di una persona vuol dire ammazzarla, non lasciarla più libera. Perché impadronirsi? Perché è fuori di sé. È interessante: loro stanno fuori, e dicono “Tu sei fuori”; in greco c’è un gioco di parole: stando fuori gli dicono tu sei fuori, fuori dalla casa, fuori dalle relazioni giuste, sono le relazioni di impadronirsi perché Gesù a loro serviva moltissimo: se il tuo  paesino di trentasette abitanti ha un fenomeno da circo così, che fa miracoli, fuochi d’artificio, monda i lebbrosi: abbiamo il futuro assicurato, non solo noi, ma addirittura per Israele, perché il Messia è così, abbiamo il salvatore del popolo. Invece Gesù ha detto delle cose che guastano tutte le cose che ha fatto.

Col potere che ha, perché non usarlo? Se i nostri episcopati, i nostri preti avessero potere di fare delle pietre pane, di guarire la gente, di tramutare tutto in denaro quello che serve (non come re Mida che tramutava in oro anche il cibo e moriva di fame) e poi che dicano “Dio è con noi”, come fanno tanti partiti…c’è un avvenire sicuro!!

E invece Gesù dice tutto il contrario. Quando fa miracoli invita a non dirlo a nessuno, invece di farsi pubblicità, di iniziare a mettere i manifesti di quello che fa e non si mettesse contro il potere, si può mettere contro al momento opportuno quando ne avesse già lui di più, e allora intanto “Taci e fai, quando poi sono tutti con te puoi tranquillamente parlare, perché gli altri faranno un concordato e ti daranno non solo l’8 per mille ma l’80 per cento!!!” Come hanno fatto col re Erode: ci si allea. Tu mi tieni il governo, mi paghi le tasse e così resti re anche tu!

Invece Gesù dice NO: “taci…non dirlo a nessuno” trasgredisce la legge, si fa accusare come bestemmiatore dalle persone religiose perché perdona, chi se ne importa del perdono, alla gente interessa mangiare!!

E dicono: è fuori di sé.

Queste sembrano banalità, ma quel che pensano i suoi e sono tutti, probabilmente hanno preso Maria perché forse aveva capito di più, ma il Vangelo non lo dice apposta, perché anche lei non capisce, lo dice espressamente Luca al cap.2: Io e tuo padre angosciati ti cercavamo, perché ci hai fatto questo? E Gesù le dice dovevo interessarmi delle cose del Padre mio e si dice Non capirono né Maria, né Giuseppe ma custodivano la Parola. Capiranno dopo.

Probabilmente prendono Maria e l’iniziativa viene dai parenti perché era morto Giuseppe e la donna non aveva autorità e i maschi della famiglia prendono l’autorità di farlo tornare a casa.

Nella casa è intesa anche la Chiesa, i Dodici. Quando Gesù dirà che il Figlio dell’uomo dovrà essere consegnato nelle mani degli uomini (si consegnerà Lui nelle mani degli uomini, affronterà la morte, affronterà il male senza fare il male e proprio così vincerà il male), Pietro gli dice “No, ti stai sbagliando, credi a me che sono infallibile!” e Gesù lo chiama Satana. Quando poi è nel momento critico, nell’orto degli ulivi, arrivano per impadronirsi di Gesù, Pietro tira fuori la spada, usa i mezzi del nemico; non si vince il nemico con gli stessi mezzi, con la violenza, Gesù ha vinto la violenza con l’amore. Per fortuna ha tagliato solo un orecchio se avesse vinto Pietro, Gesù avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo.

L’agonia di Cristo continua grazie a noi, tutte le crociate che facciamo sono simboleggiate da quella piccola spada, allora piccola, dopo come? Abbiamo sterminato mezzo mondo e continuiamo a farlo in nome del bene! Capite allora come si può essere dei suoi e avere lo spirito contrario, ma volendogli bene perché “ti devo proteggere! ” È per il bene della Chiesa che dobbiamo essere ricchi, potenti, avere prestigio più degli altri… e così vincendo gli altri in potenza, prestigio, in potere esattamente nel male!

Anche Giacomo e Giovanni che sono le due figure più simpatiche, i figli del tuono, quando sono inviati e vengono rifiutati in un villaggio della Samaria dicono a Gesù “Ti ricordi Eliseo che ha fatto scendere i fulmini dal cielo uccidendo cento persone, facciamo scendere il fuoco anche qui. Vuoi che lo facciamo noi? A te rimane il buon nome, ma almeno ci pensiamo noi a farlo…” è quello che facciamo spesso, per amore di Gesù, perché hanno rifiutato lui! Davvero si può voler tanto bene e non capire nulla e fare il contrario di Lui.

La strategia di satana è questa: a chi è buono toglie l’intelligenza, gli dà tanta buona volontà in modo che a fin di bene, faccia sempre peggio! Esattamente il contrario di Gesù.

Quelle che per Gesù sono tentazioni, che le pietre diventino pane e prendere le persone per la gola e così dominarle, avere in mano i regni della terra perché se abbiamo noi il potere, possiamo uccidere gli altri e dominiamo noi i buoni! Grande bontà! Abbiamo pervertito il bene.

Nel quotidiano, traducendo l’amore in “ma, è per il tuo bene”, credo che ci si debba guardare dentro “è per il tuo bene, so io qual è il tuo bene”, sia nei rapporti di coppia, sia nei confronti dei figli: volere bene è oggetto di discernimento, di attenzione. C’è un modo di voler che non è tale.

Nel commento poiché dicevano (e si può anche tradurre “poiché si diceva loro”), si scagionano questi suoi parenti, madre compresa, ma non erano loro che dicevano così, ma erano altri che dicevano loro “Guarda che è fuori”, quindi provvedi per il suo bene!

Vediamo gli altri, quelli che capiscono e non lo amano, lo criticano. Se Gesù fosse venuto con potere, assoggettando tutti, facendo il padrone del mondo, realizzando i desideri di ciascuno di essere lui che domina gli altri, l’avrebbero accettato, sia i suoi, sia i nemici. I romani, se avessero visto uno potente avrebbero fatto un concordato, avere nell’impero uno così gli garantiva tutto, potevano farlo anche imperatore, col potere che ha chi gli avrebbe fatto concorrenza?

Quando viene arrestato Gesù, e Pietro tira fuori la spada, dice “Lascia perdere, se volessi difendermi non credi che potrei chiamare dodici legioni di angeli!”, che era ciò che si aspettavano. Anche sulla croce “Salva te stesso se sei Figlio di Dio!”, dai uno spettacolo lì dalla croce, proclamiamo la repubblica indipendente Palestina e poi vediamo cosa si fa: era ciò che volevano, anche i farisei. Gesù è  stato rifiutato ed è rifiutato dai suoi parenti, da Pietro, Giacomo, Giovanni, Andrea, Filippo, Tommaso e da Giuda iscariota, per questo motivo; è stato rifiutato dai samaritani, dagli ebrei, dai romani per questo motivo, da noi cristiani oggi per questo motivo, perché vogliamo un altro Cristo, secondo il modello che noi abbiamo in mente, il Cristo egoista, potente, che domina tutti, che tiene in mano tutti, come vorremmo essere noi e questa è la perversione dell’uomo e Dio dovrebbe essere il sommo perverso che garantisce ogni perversione tra gli uomini. E questo è il satanico che c’è in noi ed è per questo che Pietro è chiamato Satana.

31E viene sua madre e i suoi fratelli, e, stando fuori, mandarono da lui a chiamarlo. 32E sedeva attorno a lui una folla e gli dicono: Ecco la tua madre e i tuoi fratelli (e le tue sorelle) di fuori ti cercano.

Ci sono sua madre e i suoi fratelli che stanno fuori. E come Gesù ha chiamato i suoi a seguirlo, questi chiamano lui “Adesso vieni con noi, tu devi andare dove vogliamo noi , così noi possiamo anche seguirti, perché noi sappiamo ciò che è giusto, ciò che è sano. Tu ti sbagli, perché sei buono, certamente, ma sei ingenuo!”

È vero: Dio è ingenuo, è stolto, Dio ha la stoltezza dell’amore. Ad amare non guadagni niente, dai la vita ma per questo la vita si realizza. L’egoista guadagna tutto, prende la vita di tutti e butta anche la sua perché è egoista e non vive più.

Quindi ciò che è stoltezza per l’uomo è la vera sapienza e noi stiamo con Lui se Dio fa quello che noi diciamo. Anche nella messa diciamo “Ascoltaci Signore”. Povero lui e poveri noi se ci ascoltasse! Per fortuna non ci ascolta, ma dobbiamo ascoltare noi Lui e diventare figli e fratelli. Se Lui ascoltasse noi è finita, ormai la storia finisce davvero se non ascoltiamo Lui che ci dice che siamo figli e fratelli.

Come Gesù chiama, i suoi lo chiamano a uscire. Gesù ci ha chiamati ad entrare, a seguire Lui, ad entrare nella casa dove si può mangiare e vivere le nuove relazioni, noi invece vogliamo che vada fuori. Ed è bello: stando fuori, lo chiamano, perché lui è fuori.

Ancora si ripete al versetto dopo “Tua madre e i tuoi fratelli (e le tue sorelle) di fuori ti cercano”.

Per cinque volte si parla di madre e fratelli, vuol dire che la cosa tocca proprio a noi. Noi siamo tutti fratelli di Gesù e siamo chiamati ad essere madre, a dare la vita a Lui nella nostra vita e diventare noi stessi figli di Dio come Gesù.

Ti cercano. Quando cercano Gesù è sempre per prenderlo; ci sarà pure un altro modo di cercarlo. Questa parola cercare in questo contesto è proprio legata col prendere Gesù.

Vediamo la risposta di Gesù, che è una domanda

33E, rispondendo loro, dice: Chi è la mia madre e i (miei) fratelli? 34

E,  guardato intorno quelli  seduti in cerchio intorno a lui,  dice: Ecco la mia madre e i miei fratelli: 35chi fa la volontà di Dio questi è mio fratello e sorella e madre.

Dicono a Gesù “tua madre e i tuoi fratelli sono fuori e ti cercano” e lui risponde Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli?, c’è cioè una parentela nella carne che non è una parentela reale nello spirito. Lo si ama ma non si ha lo stesso modo, lo stesso stile, lo stesso modo di pensare, quindi ci si fraintende ed è il dramma dei discepoli, infatti, il primo rinnega, gli altri litigano sui primi posti, l’ultimo tradisce e alla fine tutti fuggono.

Vuol dire che tutti siamo fuori e come facciamo ad entrare? Noi che siamo i suoi siamo fuori, a meno che: Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? Volge lo sguardo intorno a quelli seduti in cerchio attorno a lui, qui c’è periscopei (periscopio), guarda intorno quelli che stanno seduti; è l’atteggiamento di chi ascolta la Parola.

Chi mi ascolta mi è madre, mi dà la vita, mi fa vivere: ascoltare uno è farlo vivere in sé, è dargli l’esistenza, così com’è.

Poi, chi ascolta la mia Parola ha il mio stile, il mio modo di pensare, di dire, di amare, diventa mio fratello. Questo è il mio vero parente. Altrimenti: molti parenti, molti serpenti!

Porto l’attenzione sul fatto che, in un certo senso è comprensibile “Uno ascolta la mia parola e rientra un po’ nella mia filosofia di vita, vive come me” dice Gesù “e allora diventa sorella, diventa fratello”, ma intrigava un po’ a pensare “diventa mia madre” che per i maschi può rappresentare un problema, e mi sembra sia quanto mai interessante, anche bello, perché vuol dire che diamo consistenza tutti, accogliendo la sua parola, vivendola, realizzando la sua volontà, vivendo la sua partecipazione della vita stessa di Dio, gli diamo la consistenza umana, cioè gli creiamo una certa corporeità: per questo è anche madre il maschio.

Tra l’altro anche in ogni relazione, se ascolti l’altro, davvero entra in te, lo concepisci, lo fai vivere com’è, diventi madre. Uno esiste se è ascoltato, accolto così com’è. È l’ascolto che ci rende madre, non il dato biologico. Anche Maria dovrà ascoltare Gesù per diventare madre, altrimenti “sta fuori”.

Infatti, quando Maria non capisce perché vanno a cercarlo, quando Gesù è “scappato” a 12 anni, il Vangelo dice “Non capiva, ma custodiva questa parola”, non la buttava via, presto o tardi la capirà. È importante custodire ciò che non capisci di una persona poiché se tieni solo quello che tu pensi e quello che non pensi non  lo capisci e lo butti via, butti via l’altro. Questo è ascoltare.

Anche sul piano umano, se tu parli, ti comunichi e l’altro non ti capisce è come se morissi, qualcosa di te muore perché non sei ospitato, non sei concepito. Se invece l’altro ti capisce, tu ti senti vivere, vivi tu ed è come se la vita si espandesse anche nell’altra persona, è come un supplemento di vita.

E poi diventi anche fratello/sorella, perché diventi come Lui, perché uno diventa la parola che ascolta.

Allora c’è una chiamata e una contro-chiamata, anche noi che siamo chiamati dobbiamo stare attenti a non impadronirci di Gesù,  a addomesticarlo per fare di Lui l’attaccapanni dei nostri desideri, delle nostre opinioni. Si può amarlo e non conoscerlo, invece di amarlo e ascoltarlo.

Spunti di riflessione

  • La casa è simbolo della chiesa: cosa devono fare, anche i suoi parenti, per entrare?
  • Perché facendo la volontà di Dio, diventiamo madre di Gesù e suoi fratelli?

Read more

Local News