Vangelo del giorno – 30 Dicembre 2018 – don Lucio D’Abbraccio

Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini

La festa della santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria ci offre, quest’anno, notevoli spunti di riflessione. C’è innanzitutto l’affermazione centrale che tutti, genitori e figli, giovani e adulti, siamo figli di Dio. Infatti l’apostolo Giovanni nella prima lettera (II Lettura) scrive: «Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio».

Siamo realmente suoi figli per un dono grande del suo amore e, per questo, dobbiamo avere fiducia in lui. L’apostolo prosegue dicendo che «qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quel che gli è gradito».

Nei brani biblici che la liturgia della parola ci propone è ricorrente il richiamo al dono: tutto è dono di Dio. Siamo dono gli uni per gli altri e dobbiamo aiutarci a scoprire la volontà di Dio su ciascuno di noi.

In questa domenica siamo di fronte a una famiglia che ha sempre fatto la volontà di Dio. Sorprendente è la risposta di Gesù: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».

L’evangelista Luca annota: «Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro» (Vangelo). Spesso i figli sono un mistero per i genitori, che non riescono e non vogliono accettare i disegni misteriosi di Dio. Samuele (I Lettura) rimane a Silo finché non comprende la sua chiamata profetica: «Dopo averlo svezzato, lo portò con sé […], e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo»; Gesù torna a Nazaret con i genitori «e stava loro sottomesso», fino a quando giunge l’ora del suo ministero messianico. Nelle famiglie sono necessari i tempi dell’attesa, del silenzio, del rispetto vicendevole per crescere secondo il progetto di Dio.

Il gesto di Anna, madre di Samuele, che presenta al Signore suo figlio dicendo: «Lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore», e il gesto di Gesù che, dodicenne, rimane nel tempio a Gerusalemme, ci ricordano che i primi diritti sulla famiglia e sui suoi membri sono di Dio, e i primi doveri dei componenti il nucleo familiare sono quelli che noi «crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui».

La famiglia, dunque, ha per legge essenziale quella dell’amore, del rispetto. Se nella famiglia viene a mancare il rispetto e l’amore non è più famiglia. La famiglia è anche il luogo del dialogo, della preghiera. Oggi, purtroppo, nella famiglia non si parla più vuoi per la televisione, vuoi per l’uso eccessivo del cellulare, vuoi perché non si sta più insieme a tavola. Un tempo nelle famiglie si pregava, oggi sono pochissime le famiglie dove si prega, dove si ringrazia il Signore.

Nella famiglia si deve avere il più grande rispetto per la vita, che è dono di Dio. Anna e Maria esprimono questa riconoscenza e questo rispetto per il dono della vita. Oggi, purtroppo, prevale l’egoismo e le famiglie diventano sempre più ostili alla vita, sempre più indisposte al sacrificio che comporta l’accoglienza e l’educazione alla vita. L’aborto sta diventando una prassi accettata con una leggerezza spaventosa. Se la vita umana non è più sicura neppure nel grembo della mamma, dove sarà sicura la vita degli uomini? Se una mamma può uccidere, a chi si può proibire di uccidere? Anche l’educazione dei figli oggi non è più sentita come missione dei genitori: ai figli si dà benessere, ma sul fronte dell’educazione è spaventoso ciò che succede.

Basta guardarsi intorno, leggere o ascoltare le notizie che i media trasmettono. Questo è il vero problema al quale sono collegati tutti gli altri problemi: il problema della violenza, dell’egoismo, dell’arroganza etc. Difendiamo la famiglia se vogliamo salvare il mondo. Santa Madre Teresa di Calcutta nell’ultimo periodo della sua vita esclamò: “Non avrei mai preso la decisione di dedicarmi ai poveri, se non avessi imparato nella mia famiglia ad amare i poveri, a soccorrerli, ad assisterli!”.

La famiglia è il primo Libro della vita, è la prima scuola del Vangelo. La famiglia è scuola dove si devono apprendere gli atteggiamenti del dono, della responsabilità, del servizio.

Don Lucio D’Abbraccio

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