Vangelo del giorno – 20 Gennaio 2019 – don Lucio D’Abbraccio

A Cana di Galilea fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù

Si concludono oggi le celebrazioni della triplice manifestazione di Gesù: epifania, battesimo, nozze di Cana. La liturgia della Parola odierna ci fa sostare su una pagina del quarto vangelo dove l’evangelista, nel racconto delle nozze di Cana, presenta il primo dei «segni». Giovanni, infatti, ci dice che l’attività pubblica di Gesù inizia con un «segno».

A Cana, oscura borgata della Galilea, è in corso una festa di nozze – che secondo l’usanza del tempo durava per più giorni – alla quale è presente la madre di Gesù. Più tardi vi giunge anche Gesù con i suoi discepoli. Nel corso di questo matrimonio viene a mancare il vino, e ciò minaccia gravemente la gioia conviviale. La madre di Gesù si rivolge a lui dicendogli: «Non hanno vino». Notiamo che essa non chiede nulla, non impone al figlio ciò che egli deve fare; gli espone semplicemente la situazione, rispettando pienamente la sua libertà e rimettendosi alla sua iniziativa. Gesù, però, reagisce in modo duro, sembra addirittura non riconoscere il legame di sangue presente tra sé e la madre.

La chiama «donna», come se fosse per lui una sconosciuta, e prende da essa le distanze affermando: «che vuoi da me?», letteralmente dal greco sarebbe: «che cosa a te e a me, donna?». Subito dopo l’evangelista annota scrivendo che Gesù dice: «Non è ancora giunta la mia ora», però «Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”». Maria si mostra totalmente obbediente al Figlio e chiede che la sua parola sia ascoltata. I servitori, infatti, obbediscono al Signore riempendo d’acqua le sei anfore di pietra e subito dopo, quell’acqua mutata in vino viene portata «a colui che dirige il banchetto». L’evangelista conclude il racconto commentando che con quel suo primo segno Gesù «manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui».

Non è un caso che Gesù inauguri il suo ministero nel corso di un banchetto matrimoniale, lui che paragonerà il regno dei cieli a un re che imbandisce un banchetto per le nozze del suo figlio. Non è a caso che a questo banchetto siano presenti i primi discepoli e Maria, la Madre del Signore, anticipazione e figura del nuovo popolo di Dio, della Chiesa. Le sei anfore di pietra per la purificazione, ricolme d’acqua, non servono più. Non sono i riti di purificazione o la schiavitù della legge i gesti che Dio gradisce. L’ora di cui parla il Signore, è la sua morte e la sua risurrezione che non è ancora giunta, ma è imminente ed egli l’anticipa offrendo il vino.

Il vino è segno del vino dell’ultima cena (sangue del Signore sparso per la moltitudine), è segno del sangue che sgorga dal costato trafitto di Gesù sulla croce, è simbolo del dono della salvezza offerta da Dio. Il vino dell’antica alleanza sarà sostituito dal vino della nuova alleanza che giungerà a compimento sul Golgota. Lì, ai piedi della croce, Maria, che sarà nuovamente chiamata «donna», e perciò nuova Eva, madre degli uomini nuovi, riceverà l’ulteriore e definitiva risposta con la missione di diventare madre dei discepoli.

Sorge una domanda: quando partecipiamo alla liturgia eucaristica, siamo invitati a nutrirci del corpo del Signore. Siamo consapevoli che in quel piccolo pezzo di pane è presente Gesù in corpo, sangue, anima e divinità?  Quante persone, purtroppo, si nutrono del santo Corpo del Signore, senza essere in stato di grazia? Oppure, quante persone si accostano raramente sia al sacramento della confessione che alla santa Comunione? Il Signore conosce le nostre debolezze ed è per questo motivo, come dice il profeta Isaia che «come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te» (I Lettura). Ciò significa che anche quando Dio è tradito, è pronto al perdono, è pronto a riaccogliere la sposa infedele, perché lui è un Padre ricco di misericordia.

Per mezzo di Maria, il Signore Gesù ci assicura che mai ci lascerà mancare ciò di cui abbiamo davvero bisogno per raggiungere la gioia nella piena ed eterna comunione con lui. Per tale motivo, anche a noi, la Vergine Maria, Madre di Gesù, come ai servi a Cana, ripete ora l’invito: «Fate quello che egli vi dirà». Con queste parole la Vergine sembra volerci incitare a non aver paura dei limiti e dei fallimenti che talora possono segnare la nostra esperienza di individui, di famiglie, di comunità ecclesiali e civili. Maria ci esorta a non lasciarci abbattere nemmeno dal peccato, che mette in crisi la fiducia in noi stessi e negli altri. Ciò che conta è fare quello che Cristo ci dice, fidandoci di lui: egli non lascerà inascoltata la nostra incessante invocazione.

Don Lucio D’Abbraccio

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ALTRO COMMENTO

“Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino»”.

Tutti ci cercano per quello che abbiamo, ma chi ti vuole davvero bene non tiene da conto di ciò che hai, ma di ciò che ti manca. L’amore vero è prendere a cuore la mancanza dell’altro, perchè in quella mancanza si gioca il meglio e il peggio della vita. Sono infatti le nostre mancanze la causa prima dei nostri peccati, ma sono altresì proprio le mancanze i punti di svolta dei grandi santi. Ritrovare il vino che manca non serve a riempire un vuoto, ma a cambiarne la sostanza.

Gesù non crea il vino dal nulla, ma cambia l’acqua in vino, cioè prende ciò che c’è e a partire da questo opera un cambiamento radicale. Quello che fino a ieri ti faceva peccare può cominciare ad essere il punto di forza della tua santità. Assurdo! Ma questo è il miracolo: il Signore è l’unico che può prendere sul serio la mia mancanza e trasformarla in santificazione.

Da cosa ce ne accorgiamo? Dal fatto che cominciamo a sentire un’inspiegabile letizia che non trova altra ragione se non nella Grazia di Dio.

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