Robert Cheaib – Commento al Vangelo del 31 Maggio 2020

Cosa distingue Babele (prima lettura della vigilia) dal rifugio dei discepoli dove avvenne la Pentecoste? Tante cose, naturalmente. Vorrei segnalare solo un fatto che ritengo molto importante. Un fatto che, inizialmente, sembra accomunare entrambe le esperienze, ma che in realtà costituisce una grande differenza tra loro: in entrambe le situazioni c’era una realtà di gruppo, una realtà che potrebbe sembrare di comunione.

A Babele sono concordi sul costruire una città e sul farsi un nome. Sembra una cosa buona, o no? Non è simile a tante letture e proposte di “cristianesimo orizzontale” dei nostri giorni? Di quel genere di cristianesimo che prende da Gesù solo il dolciume della comunella e dimentica “l’orizzonte Verticale”, il primato di Dio nella vita. Facendo così, il parlare di un tale cristianesimo diventa incomprensibile.

Si perde il fine e si perde la finezza, perché si dimentica che il senso della vita umana si trova nell’unione con Dio e non semplicemente nello stare bene insieme. Ci si dimentica che siamo chiamati alle nozze dell’Agnello e non alla salsicciata patronale. La dimensione orizzontale è fondamentale nel cristianesimo, ma guai se manchi il Fondamento, l’Alpha e l’Omega. Riceviamo allora lo Spirito Santo. Ascoltiamo l’esortazione dell’Apostolo di non spegnerlo e di non rattristarlo. Costruendo la città terrena, ricordiamoci che siamo le pietre vive della Gerusalemme celeste.

Fonte: il sito di Robert Cheaib oppure il suo canale Telegram

Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.


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