Nessun profeta è bene accetto nella sua patria (Lc 4)
Il 22 giugno del 1633 Galileo Galilei rinnega davanti all’Inquisizione la sua dottrina sulla rotazione della Terra.
Una decisione drammatica, dilaniante per un uomo che ha fatto della sua intera esistenza un manifesto della ricerca del vero.
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Qualcuno l’ha letta come una sconfitta: la scelta di un codardo che ha preferito terminare la sua vita, tranquillamente recluso in una villa nei dintorni di Firenze. Negli anni dei suoi arresti domiciliari, in realtà Galileo continua la sua opera, il suo indagare e promuovere cultura e sapere.
I tempi non erano ancora maturi perché le sue scoperte potessero essere accettate, comprese e potessero diventare patrimonio comune.
Anche Gesù, pur rimanendo nella verità, spesso prende le distanze: quando non viene compreso, si allontana, si rimette in cammino.
A volte è necessario fare un passo indietro: per non creare fratture profonde, per dare il tempo alle persone di comprendere e riflettere, perché sia davvero possibile camminare tutti con lo stesso passo.
Fonte – Un attimo di Pace
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Lc 4, 24-30
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
