Piotr Zygulski – Commento al Vangelo del 4 Agosto 2020

Oggi festeggiamo san Giovanni Maria Vianney con le letture del proprio giorno liturgico. Questo santo ci può sembrare demodé nel nostro contesto; eppure il suo peculiare esempio di come ha affrontato il suo preciso momento storico si può rivelare tutt’oggi feconda, a patto che non la si scimmiotti.

Apriamo questa pagina di vangelo che unisce in poche righe una duplice consapevolezza di Gesù: da un lato la sproporzione tra il molto grano da raccogliere e la scarsità di mezzi – chiede di avere altri operai, ma mandati dal Padre – e dall’altro le condizioni del gregge stanco, oppresso e senza pastore. Certamente è riduttivo qui pensare solamente ai “preti”, ma proviamo a leggerlo anche in questo senso. Gesù innanzitutto osserva, ascolta, nota le esigenze di questo popolo.

E se ne prende cura personalmente. Innesca un processo, che però chiama i suoi apostoli – un vero dono del Padre – a completare, facendo altrettanto in unità con lui, unico pastore e unico sacerdote. «Il prete prima di tutto dev’essere uomo di preghiera», diceva il Curato d’Ars. Che infatti traeva la sua forza per curare il popolo che gli era affidato dalla profonda unità con Gesù: soprattutto celebrando la mensa eucaristica, quella della Parola e quella della misericordia nelle miserie umane incontrate in confessionale. Avrebbe preferito vivere isolato, ma per obbedienza al vescovo – vicario di Cristo – ha scelto di coinvolgersi nella impegnativa responsabilità di servire un campo disastrato, nutrendolo nella speranza di una abbondante mietitura.

Il suo esempio di semplicità, più che tanti piani pastorali astratti, era quello di rimanere unito a Dio vivendo in Lui tutti i numerosi impegni e le faccende di chiesa, che paradossalmente possono distrarre dalla vera spiritualità. Trovava il tempo e il modo di riflettere sui propri limiti, di rientrare in sé stesso, di avere consapevolezza di ciò che faceva per donarsi tutto senza trattenere per sé: così lasciava a Gesù lo spazio per curare la propria vita, affinché potesse aiutarlo a curare per sempre sacramentalmente quella degli altri.

Così preparava le energie missionarie di altri apostoli, nella missione del battesimo: li riuniva in comunione attorno all’altare e al Vangelo, perché poi ciascuno potesse, nella propria vita e nella propria professione, portare Cristo con fiducia a tutti, soprattutto dove non il prete non può arrivare.


Commento a cura di:

Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).

Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.

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