Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 9 Settembre 2019

Ci sono le regole. E le persone. Ci servono le regole per organizzare la nostra vita sociale, per mantenere un rapporto corretto fra le diverse anime che compongono una civiltà.

Spesso, ma non sempre, purtroppo, le regole sono il frutto di una lunga riflessione, di compromessi, di scelte condivise. Disegnano come una rotta per andare in una direzione. Quella della pacifica convivenza, per le società, quella che conduce alla felicità e a Dio, per le regole che derivano dalla fede.

Perché l’emozione, il sentimento, la passione, hanno sempre necessariamente a che fare anche con la norma, la regola, la volontà, l’impegno. Posso esprimere tutta la mia gioia, tutto il mio amore per una persona ma se, alla fine, mi disinteresso concretamente di lei, come faccio a prendere sul serio quell’amore?

La regola, l’impegno, la norma, diventano la forma dell’amore, in un certo senso. Ma se la forma prevale, se non c’è amore, allora a che serve? È ciò che Gesù cerca di far capire a degli ottusissimi farisei, che non vedono la persona guarita e si scandalizzano perché la guarigione è avvenuta di sabato. Che miopia! Vegliamo su noi stessi…

Fonte

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Osservavano per vedere se guariva in giorno di sabato.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6, 6-11


Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

Parola del Signore

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