Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 29 Dicembre 2020 – Mt 2, 13-18

Simeone aspetta la consolazione di Israele. Non aspetta la sua consolazione, ma quella di un popolo che si è perduto anche ora che il tempio sembra avere rispolverato i fasti del passato.

Sì, Erode, è stato geniale, ha ricostruito il tempio facendolo tornare il motore spirituale dell’intero popolo, oppresso da una pesante occupazione straniera. L’ennesima. Eppure nella velata rassegnazione di Samuele emerge la consapevolezza che ciò che manca è una speranza, non un tempio. Un consolatore, non dei riti e delle cerimonie.

Simeone aspetta, come noi aspettiamo. Perciò è pieno di Spirito Santo che lo conduce ad incontrare quella coppia spaesata che chiede informazioni nel gigantesco tempio. Lo Spirito ci conduce, se aspettiamo consolazione per i nostri fratelli.

Lo Spirito intesse trame inattese se il nostro cuore è giusto e vive nella speranza.

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