Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 28 Aprile 2020

Ha appena sfamato cinquemila famiglie a partire dalla merenda di un generoso adolescente. La folla, entusiasta, è accorsa per farlo diventare re ed egli è fuggito. Sconsolato, Gesù invita tutti a cercare un altro cibo, a credere in lui.

E questi, incredibilmente, chiedono un ulteriore segno per poter credere. Non basta il segno grandioso appena compiuto? Di quanti segni abbiamo bisogno per credere, infine? Quanti segno dobbiamo ricevere per convertire il nostro cuore? Perché Dio deve fare il saltimbanco e superare continuamente gli esami a cui lo sottoponiamo?

La folla alza il tiro: certo, hanno visto il prodigio, ma Mosé, Dice la Scrittura, ha sfamato il popolo nel deserto con la manna per decenni. Sperano di convincere Gesù a fare lo stesso, vagheggiano una sistemazione definitiva, sognano la risoluzione del quotidiano problema della fame. Cosa credono, di blandire Dio? Di sfidarlo? Di giocare al rialzo. Certo, sì.

Come facciamo noi, purtroppo. Dio ha manifestato la sua potenza, nella nostra vita, ma il rischio è quello di chiedere di più, di volere ancora e ancora, di chiedere a Dio di piegarsi alla nostra volontà, visto che non riusciamo a piegarci alla sua…

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