Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 23 Febbraio 2019

Possiamo portare la croce, superare lo scandalo di un Dio che muore per amore, non vergognarci di essere cristiani solo se prima abbiamo sperimentato la bellezza di Dio. L’unico approccio duraturo alla fede cristiana è la bellezza dell’incontro col Signore.

Incontro rapido, fugace, durante il silenzio ad un ritiro, o in un pellegrinaggio o durante una splendida gita in montagna. Attimi in cui non crediamo in Dio: ne facciamo esperienza. E l’esperienza della bellezza di Dio ci segna talmente in profondità da protrarsi per tutta la vita e permetterci di affrontare ogni tipo di difficoltà.

La bellezza di Dio ci converte, non il buon senso. E questa bellezza deve e può risplendere nelle nostre liturgie, nelle nostre comunità, nell’accoglienza che riserviamo a chi bussa alle porte, poco accoglienti a dire il vero, delle nostre parrocchie. Una bellezza contagiosa che dal cuore arriva alla vita e dalla vita entra nelle chiese e le riempie di opere d’arte e di buon gusto, di leggerezza e di luce interiore.

È bello per noi vivere con te Signore, è bello avere una speranza, è bello affidarti la giornata che inizia e la settimana che si chiude. È bello.

Fonte

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Mc 9, 2-13
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elìa con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elìa e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Io però vi dico che Elìa è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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