Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 21 Novembre 2018

I discepoli pensano che il Regno stia arrivando, che sia questione di poco tempo, di qualche settimana, o di qualche mese. Ormai il Signore è lì, di cosa devono avere paura?

Andrà tutto bene, certamente tutto si risolverà! Illusi! Nemmeno sanno cosa dovranno ancora sperimentare, cosa dovranno vivere nel loro accidentato percorso. Gesù li incoraggia con una parabola, con un racconto: parla di un viaggio che un re deve affrontare, di servi, di monete, di nemici.

Il significato è piuttosto chiaro: sono loro, i servi, a dover mettere in gioco il dono che Dio ha dato loro. Sono loro a doversi rimboccare le maniche, senza aspettare il Regno, senza aspettare nessun Regno con le mani in mano, perché saranno loro a dover costruire questo Regno e non con le loro forze o le loro capacità, ma con i doni che il Signore ha lasciato.

A loro e a noi. Invece di aspettare salvezza, viviamo da salvati, costruiamo il Regno là dove viviamo, come possiamo, senza spaventarci, senza seppellire i nostri talenti dentro le sacrestie o nei recinti sacri. Alle nostre fragili mani è affidato il Regno di Dio.

Fonte

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COMMENTO A Lc 19,11-28

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