Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 13 Dicembre 2018

Gesù parla del grande Battista, una delle figure più importanti del vangelo, giungendo a definirlo il più grande uomo mai nato…

Eppure, conoscendo bene la sua storia, vediamo come sia stata segnata da tanti cambiamenti e, perché no, anche da qualche contraddizione. Profeta del primo testamento, ha intensamente voluto preparare con fermezza la venuta del Messia.

Un Messia, però, molto diverso da Gesù: vendicativo, forte, muscoloso… Nello schema tipico del profetismo, Giovanni immagina un repulisti generale, il fuoco dal cielo. Invece dal cielo, dopo il battesimo, scende la colomba e Giovanni stesso deve ricredersi quando, prigioniero a Macheronte, manda i suoi discepoli ad interrogare il Signore per capire se si sia sbagliato o meno.

Se il più grande credente ha avuto dei dubbi e ha dovuto operare qualche conversione mi consolo! Gesù, inoltre, ci avverte: credere significa anche incontrare delle resistenze, delle violenze da parte degli altri.

Da sempre i discepoli subiscono violenza da parte di chi li teme, di chi li disprezza. Perciò occorre una santa “violenza” su noi stessi, una tenacia, una forza che non ci faccia perdere la speranza quando le cose diventano troppo difficili.

Fonte

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Mt 11, 11-15
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire.
Chi ha orecchi, ascolti!».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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