Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 10 Giugno 2020

È innegabile che il nostro mondo si sia costruito una morale soggettiva, che ha in comune alcune grandi linee (anche derivanti dalla fede) condivise da tutti ma che nel concreto, viene continuamente adattata alla situazione.

Non sembra che il nostro tempo sia oppresso da rigide norme morali ma che il principio: “purché vada bene a me”, finisca col prevalere su tutto. Quindi, a guardare il bene, il nostro mondo è farcito di libertà. Ma c’é più felicità?

Avete l’impressione, stando con le giovani generazioni, di una più profonda gioia, di una liberazione, di una comprensione della vita? Credo che la differenza fra una morale opprimente, fatta di precetti impostimi dall’esterno, e il progetto del Vangelo sia enorme. Gesù, svelandomi il volto di Dio, mi svela il mio volto più autentico, mi aiuta veramente a realizzare la parte migliore di me, a realizzare il progetto che Dio, creandomi, aveva su di me.

Questo Dio che mi ha progettato, costruito, plasmato, sa in che cosa consiste la felicità, e me la indica. Certo, la strada, all’apparenza, è in salita. Ma per salire sulle vette è quasi sempre necessaria un po’ di fatica!

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