Pablo M. Edo – Commento al Vangelo del 1 Novembre 2021

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Oggi la Chiesa commemora tutte quelle persone che sono vissute in amicizia con Dio nel loro percorso terreno e per questo sono entrate nella sua gloria. Alcuni santi sono elevati agli altari come modelli di virtù e di amore a Dio; molti altri, però, hanno lasciato giorno dopo giorno una impronta di santità che forse è passata inosservata agli occhi umani, ma che mai sfugge allo sguardo attento e amorevole di Dio.
“Ognissanti è la festa della santità discreta, semplice – commentava Fernando Ocáriz, prelato dell’Opus Dei –. La santità senza splendore umano, che sembra non lasciare traccia nella storia, e che, comunque, risplende davanti al Signore e lascia nel mondo una semina d’Amore della quale non si perde nulla”[1].

Come Vangelo della Messa di questo giorno di tutti i Santi la liturgia ha scelto il brano delle beatitudini secondo san Matteo, come per sottolineare che esse sono l’equivalente della santità, sia di quella che, per così dire, rende famosi, e destinata a pochi, sia di quella che è conosciuta pienamente solo in Cielo.

I vangeli contengono due versioni del discorso di Gesù sulle beatitudini: quella di Luca, con le sue quattro beatitudini e i quattro “guai”, e quella di Matteo, quella che contempliamo oggi e che comprende nove beatitudini. Matteo ci mostra Gesù mentre insegna al popolo, seduto in cima a una montagna, ricordando Mosé, che consegnò agli israeliti le tavole della Legge dopo essere rimasto sulla vetta del monte Sinai accanto a Dio. Gesù scende sulla terra e insegna con autorità, per portare alla pienezza quella prima legge e invita gli uomini a essere perfetti come il Padre celeste (cfr. Mt 5, 48).

Ognuna delle beatitudini, col suo linguaggio sconcertante, ha suscitato numerosi commenti nel corso della storia della Chiesa. A mo’ di sintesi, il Catechismo spiega che soprattutto “le beatitudini dipingono il volto di Gesù Cristo e ne descrivono la carità”[2]. Gesù è il principale e più felice beato perché è vissuto sulla terra in unione amorosa con il Padre, che è la più grande gioia, al di là di qualunque tribolazione.


Ecco perché le beatitudini sono un compendio della santità e una chiamata ad essa, in quanto “illuminano le azioni e le disposizioni caratteristiche della vita cristiana: sono le promesse paradossali che, nelle tribolazioni, sorreggono la speranza; annunziano le benedizioni e le ricompense già oscuramente anticipate ai discepoli; sono inaugurate nella vita della Vergine e di tutti i Santi”[3].

Secondo Papa Francesco, Gesù ci invita a “incamminarci sulla via delle Beatitudini. Non si tratta di fare cose straordinarie, ma di seguire ogni giorno questa via che ci porta in cielo, ci porta in famiglia, ci porta a casa. Oggi quindi intravediamo il nostro futuro e festeggiamo quello per cui siamo nati: siamo nati per non morire mai più, siamo nati per godere la felicità di Dio! Il Signore ci incoraggia e a chi imbocca la via delle Beatitudini dice: «Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5,12). La Santa Madre di Dio, Regina dei santi, ci aiuti a percorrere con decisione la strada della santità; lei, che è la Porta del Cielo, introduca i nostri cari defunti nella famiglia celeste”[4].

Pablo M. Edo

[1] Fernando Ocáriz, Messaggio, 1-XI-2017.
[2] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1717.
[3] Idem.
[4] Papa Francesco, Angelus, 1-XI-2018.


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