p. Lorenzo Montecalvo – Commento al Vangelo del giorno – 16 Settembre 2019

Una persona importante (il centurione) che si interessa del suo servo!. Si potrebbe dire che il padrone si mette a servizio del suo servo; il padrone che si mette addosso il grembiule per servire il suo servo a tavola.

Certamente tra il centurione e il suo servo c’era una grande stima reciproca, ma anche amore reciproco. Nel mondo è una cosa rarissima vedere che il padrone ama il suo servo come se stesso. Di solito i servi sono considerati come persone da schiavizzare e sfruttare persone senza dignità. Sono certo che il Signore si è commosso nel vedere l’umiltà e l’amore del centurione. Chi è umile sa anche amare.

Il superbo ama solo se stesso. Nel mondo uno più soldi ha più superbo è. Nel mondo uno più occupa un posto importante più si considera un onnipotente.

L’autista di un direttore generale di una banca in dignità non è meno del suo direttore. Una volta un direttore generale di una banca, presentando il suo autista alla moglie, disse: “Francesca, ti presento Carlo che è un mio collega di lavoro”. La moglie, pensando che Carlo avessi un ruolo importante nella banca, chiese al marito che ruolo occupasse Carlo nella banca. Ed Egli: “È il mio autista”. La moglie rimase molto sorpresa della risposta del marito, perciò replicò: “Allora non è un tuo collega, è un tuo operaio!”. Con molta calma il marito rispose: “Carlo lavora per la banca come io lavoro per la banca”.

Gesù ama e si compiace di chi si mette a suo servizio non per dovere, ma per amore e con fedeltà. Ai suoi servi fedeli Gesù dirà: “Non vi chiamo più servi, ma amici”. Quando questo si realizza, Gesù diventa servo dei suoi servi. Da padrone Egli diventa servo. Questo è il nostro Signore.

Amen. Alleluia.

P. Lorenzo Montecalvo  (Fonte)

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Neanche in Israele ho trovato una fede così grande.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 7, 1-10

In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

Parola del Signore

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