p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 9 Novembre 2019

Che ce ne facciamo di questo brano evangelico che Giovanni ha messo all’inizio del suo vangelo? Forse si è sbagliato, forse era meglio se questo episodio i discepoli di Gesù se lo fossero dimenticato. È interessante che la chiesa metta questo brano evangelico per la festa della dedicazione della basilica Lateranense, madre di tutte le chiese.

Noi sappiamo che il vangelo è critica radicale ad ogni immagine religiosa e atea di Dio! Dio è amore, niente altro, niente altro che amore. Dio non è legge, Dio non è punizione, Dio non è dominio, Dio non è mercato. Ma allora questo brano che senso ha se non il fatto che Dio manifesta, come ha appena fatto nelle nozze di Cana, chi Lui è e cosa è venuto a fare in mezzo a noi? Perché, potremmo inoltre chiederci, utilizza un episodio come quello di oggi per dirci chi è? Perché noi usiamo questo brano per evidenziare la consacrazione di una chiesa che è madre di tutte le chiese?

Gesù ha appena cambiato l’acqua in vino perché la festa di nozze della gente a Cana potesse continuare. A me pare che noi religiosi, noi fedeli, noi preti, noi che crediamo, vogliamo a tutti i costi trasformare il vino in acqua, vogliamo annacquare il vangelo rendendolo cosa antica e ritenendolo cosa d’altri tempi, messaggio che non ci riguarda.

Che Gesù vada pure nel tempio degli ebrei e faccia quello che ha fatto, questo è giusto. Ma questo non c’entra con noi, siamo pronti ad aggiungere. Oppure siamo pronti ad usare questo brano semplicemente per contestare, non certo per lasciarci coinvolgere e toccare. Il contestare fine a se stesso ha troppo spesso un fine: volerci sostituire a chi è al potere per essere noi potere illuminato, magari usando anche la forza come ha fatto Gesù: se l’ha fatto Lui, perché non dovremmo farlo noi?

Così diventiamo trasformatori del vino in acqua. Magari facciamo anche la consacrazione del pane e del vino durante la messa, ma ci premuriamo subito di dire che è cosa nostra, che la vita non c’entra, trasformando in tal modo il vino in acqua che tutti possono bere e che non fa male a nessuno, ma che non è vita.

Ci basta definire questa azione di Gesù con il termine “purificazione del tempio?”, rendendo indolore per noi tale azione? Ma Gesù dirà che né a Gerusalemme, nel tempio, né sul monte Garizim si adorerà Dio, ma in spirito e verità!

Se Gesù entrasse nelle nostre chiese con la frusta cosa diremmo? Una cosa molto semplice: povero vecchietto, più di 2.000 anni possono pesare sulle sue spalle, è andato fuori di testa e alla fine l’Alzheimer l’ha avita vinta anche su di Lui. In fondo già i suoi si erano accorti che era un po’ fuori di testa ed hanno tentato di fermarlo 2.000 anni fa, senza riuscirci.

No, è tempo di leggere questo brano come la porta di ingresso della Buona Notizia. Entrare per questa porta significa smetterla di fare festa per dei muri, siano anche i muri della basilica Lateranense. È tempo di accogliere il Signore con la frusta in mano che scaccia i demoni che albergano dentro di noi e fra di noi. È tempo che l’economia venga messa al suo posto anche all’interno della chiesa e non solo fuori. È tempo di ritornare a vivere il nostro corpo, la nostra persona, come tempio dove ci si incontra con il Padre delle misericordie e dove ci lasciamo abbracciare dalla Madre di ogni amore. La positività della Buona Notizia di questo brano evangelico, è cosa a noi sospetta ma è, in verità, cosa bella, che ci libera dal buon senso con cui trattiamo la nostra fede, che ci libera dalla schiavitù di cose e persone che dominano la nostra esistenza non lasciando più spazio vitale per il rapporto con il Padre/Madre.

Gesù con la frusta in mano in mezzo a noi e dentro di noi duri di cuore e zucconi tardi a capire, ci vuole rivelare chi è il vero e definitivo tempio di Dio: è Gesù, incarnato, intimamente umano, l’ultimo e definitivo tempio di Dio. E noi con Lui!

Lui tempio del Padre che ci ama con amore di Madre e continua a trasformare la nostra vita annacquata in vino che è sangue, che è dono gratuito di amore della sua vita. Lui scaccia dal tempio della nostra vita quelle immagini religiose, magari belle, che non conducono da nessuna parte. Dio è amore, nient’altro. Tutto il resto è cianfrusaglia in sovrappiù che intasa le vie di vita, se questo non è alla base di tutto. Lui dunque è amore e perdono, Lui è servo che serve gratuitamente donando la sua vita per noi. Rendiamoci conto del nostro operare trasformando il vino in acqua, il sangue in lievito dei farisei. Il suo corpo continuerà ad essere santuario dove si adora Dio in Spirito e Verità, amando i fratelli.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGIlc

Parlava del tempio del suo corpo.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 2, 13-22
 
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
 
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
 
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
 
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Parola del Signore

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