p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 6 Gennaio 2021

Cosa ci può dire una fredda stella riguardo agli eventi umani e alla loro storia? Una stella può essere bella da vedere, ma cosa mi può dire? Lasciamo perdere cosa dice ai tanti appassionati di astrologia e giungiamo alla concretezza della vita e della fede: cosa mi può dire una stella? Cosa ha detto, questa stella, ai Magi dell’oriente?

Cosa mi può dire una stella, cosa mi può dire un sasso, cosa mi può dire un cielo terso e azzurro dopo giorni di pioggia e di nuvole nere, cosa mi può dire la cima di una montagna e il panorama che da essa posso contemplare, cosa mi può dire un’alba o un tramonto di rara bellezza? Mi possono parlare della bellezza!

Ma cosa mi può dire un evento felice o un evento drammatico della vita; cosa mi può dire un bambino che nasce o un potente che si arroga il diritto di vita e di morte; cosa mi può dire una fatica di relazione o un dolore di malattia; cosa mi può dire? Mi può parlare della vita.

Ogni cosa mi parla della vita, ogni cosa mi parla di Dio, ogni cosa mi parla dell’altro. Ma che cosa hanno visto questi Magi d’oriente in una stella? Di fronte ad ogni cosa noi possiamo mettere in campo la nostra esperienza e il nostro buon senso, oppure la nostra parola, oppure la nostra riflessione filosofica o teologica che sia. Di fronte agli eventi possiamo sfoggiare tutta la nostra conoscenza della parola di Dio, possiamo recitare a memoria la Bibbia e interpretarla come hanno fatto per Erode i capi dei sacerdoti e gli scribi, ma senza capirne nulla, senza accorgersi che il Salvatore era già nato ed era in mezzo a loro. Sapevano tutto ma non capivano nulla di quanto accadeva. Come noi: sappiamo tutto e di tutto, siamo connessi con il mondo intero, ma siamo disconnessi dentro e non capiamo più nulla di quanto avviene.

Cosa poteva dunque dire loro la stella? Non lo so. Questo solo so che ogni cosa, se contemplata, parla e mi racconta la vita. Il problema è dato dal fatto che siamo pieni di parole e di Parola e non sappiamo più contemplare, non sappiamo più vedere oltre la cortina di rumori e di parole e di pregiudizi di cui ci riempiamo la vita pensando di darle senso, mentre invece la insteriliamo e ci riduciamo a non comprendere più nulla di quanto avviene, a non sapere più leggere la storia.

Se facessimo silenzio … se avessimo ancora il coraggio di rimanere a bocca a aperta di fronte ad un cielo stellato. Magari sdraiati sull’erba contemplando la bellezza del creato.

I Magi videro la stella e partirono. Chissà quanti li avranno dissuasi dall’intraprendere quel viaggio pericoloso che non sapevano neppure loro dove li avrebbero condotti. Contemplando nel silenzio la stella, misero da parte ogni calcolo e si misero in cammino. Se facessimo silenzio … rimarremmo a bocca aperta dallo stupore di contemplare il fatto che la natura dell’uomo è partire per ricercare fino a giungere ad un luogo dove l’occhio diventa limpido e libero. Se facessimo silenzio … a quel punto scopriremmo il tutto nell’umile esistenza di un bambino che fa tremare il trono di Erode. Partire contro ogni umana sensatezza, per riscoprire nella contemplazione che nell’umiltà del nostro quotidiano, della vita, senza abbellimenti, vi è la realtà, che è poi la fede, incarnata in un Dio bambino!

Tutto narra la verità se l’occhio è limpido e se il cuore è libero da rancori e da pretese rivalse e da pretese precomprensioni della vita. Se facessimo silenzio, se avessimo il coraggio di rimanere a bocca aperta di fronte agli occhi persi di una vecchietta e alle rughe delle mani di vecchio uomo; se avessimo il coraggio di ascoltare il cuore di un malato terminale o di un malato di Covid; se avessimo il coraggio di tacerci di fronte all’altro che mi passa accanto con tutte le sue fatiche e le sue passioni; se avessimo il coraggio di ritornare a contemplare la vita mettendoci ancora una volta per via, guidati da una fredda stella che, ad occhi limpidi, parla; se avessimo questo coraggio abbandoneremmo finalmente il palazzo del potere, di ogni potere, dove si conosce tutto ma dove, in realtà, non si sa nulla della vita, quella vera, quella semplice e umile, quella quotidiana, quella di un bimbo Dio appena nato: allora ritorneremmo alla vita a bocca aperta nella contemplazione.

E la smetteremmo di volere cambiare il mondo, di volere cambiare l’altro, semplicemente ci interesserebbe amarlo, non cambiarlo. E quando noi amiamo senza la pretesa di cambiare, noi semplicemente siamo liberi di goderci la vita nel vero senso della parola, nel senso genuino della fede.

Così cercheremo solo la verità e la adoreremo, seguendo il silenzio di una stella, il vagito di un bambino, il lamento di un anziano, il dolore di un malato, la tenerezza di due innamorati, la preoccupazione di una madre per il proprio figlio.

Allora, dal silenzio della natura e della storia del nostro quotidiano comprenderemo e ci metteremo in viaggio. Cosa comprenderemo non lo so, a ognuno di noi la risposta, ma a quel punto ci metteremo in viaggio con cuore nuovo e con entusiasmo contemplante il marginale. Vedremo il Figlio di Dio nato in una notte scura, in una stalla della Palestina.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM

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