p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 3 Ottobre 2021

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Non tutti seguono Gesù con libertà. Alcuni farisei lo provocano mettendolo alla prova ma Gesù va al cuore del discorso sull’amore.  Loro pongono un problema a partire da una posizione maschilista e da una posizione negativa: l’uomo può ripudiare sua moglie? Non si chiedono se anche la donna lo può fare e soprattutto se entrambi si possono amare.

La norma della chiesa al riguardo è chiara: il divorzio non è ammesso. Ma ciò che importa di più è come è possibile che coloro che sono diventati una carne sola rimangano una carne sola. Non è un’operazione magica e non è un’operazione che ci mette al riparo da ogni complicazione a partire dal fatto che due si sposino in chiesa.

A me pare che il problema centrale della questione sia il fatto che non siamo più capaci di ricercare l’unità e preferiamo la divisione. Poveri come siamo diventati non abbiamo le forze per superare positivamente gli ostacoli e le difficoltà. Se due non vanno d’accordo che si dividano e cerchino di salvaguardare i propri interessi. Siamo molto attenti, al giorno d’oggi, ai diritti dell’individuo e non riusciamo a vedere come i suoi diritti si possano veramente salvaguardare se riusciamo a fare un salto di qualità arrivando al noi. Solo il noi può salvaguardare l’unità. È chiaro che il noi non può schiacciare l’io ma lo deve integrare.

“Godi la vita con la sposa che ami per tutti i giorni della tua fugace vita” dice Qoèlet. Siamo sicuri che il tempo passato a farci del male, a cercare di dividerci, a salvaguardare quello che io sono, sia tempo ben speso? Non lo so. Vedo troppi drammi in giro e troppa rabbia. Non si può nemmeno far finta che le cose vadano comunque bene quando bene non vanno.

Ma ciò che noto è la nostra povertà e la nostra poca grinta nell’affrontare i problemi che noi ci ritroviamo a vivere. È difficile costruire l’unità fra due o più persone. Per noi moderni sembra impossibile riuscire a vivere con lealtà un rapporto. Così sembra non ci siano più amicizie che tengano, soprattutto quando di mezzo ci vanno interessi di varia natura. Tra parenti poi sembra che i dolori aumentino col passare dei giorni, per arrivare poi al rapporto fra marito e moglie. Siamo diventati così poveri da non riuscire più a cogliere ciò che fa crescere e ciò che invece rovina un certo rapporto. Non riusciamo più a cogliere ciò che è bene e ciò che è male. Questa divisione poi, che sarebbe roba da ricchi perché costa, sta mietendo una serie di poveri nella nostra società: chi può pagare gli alimenti in modo tale che questi alimenti siano sufficienti poi a mantenere moglie/marito e figli?

Credo che la sclero-cardia sia il vero malanno del nostro vivere. Troppo poco viene sollecitato il nostro cuore a crescere diventando sempre più capace di amare. Siamo attenti ad educare tutto e tutti, ma non il nostro cuore. Un cuore da amico, un cuore da sposo e da sposa, un cuore da fratello. Tale sclero-cardia è fautrice poi di una violenza distruttrice in tutti gli ambiti della nostra società, di cui noi siamo continuamente spettatori. La durezza di cuore, la non elasticità nell’accogliere l’amore di Dio e l’amore dell’altro, ci rendono troppo spesso incapaci di manifestare amore anziché violenza e contesa. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Gesù non ha mai cercato di parlare il linguaggio della legge e in questo brano non entra in polemica con i farisei e con il fariseo che è dentro di noi, ma riporta tutto all’inizio, alla sorgente, al mattino della creazione, dove l’amore non era questione di legge ma di Sogno Originario. Perché l’amore è amore se non ha paura di fare i conti con inizi creativi. Un amore che non inizia ogni giorno, non è amore. L’amore è una danza di inizi sempre nuovi e creativi abbracciati al mistero di chi è altro da me, ma in me. L’altro è il diverso che sento indispensabile per costruire la mia identità.

Soltanto grazie all’amore noi riusciamo a dire un sì senza riserve a noi stessi e all’altro e ad acquisire la forza di sperare nell’eternità di una maturazione comune, di un cammino comune. Solo il respiro dell’amore è immenso e forte come Dio stesso. Un amore così l’uomo non ce la fa a separarlo perché è indissolubile.

E’ indissolubile ogni amore che ha imparato ad unirsi, a ricucire gli strappi della relazione, perché unire prevede sì un taglio da ricomporre, ma lo trova anche indispensabile per crescere nell’amore. Non è dunque tanto necessario recuperare un comandamento che Gesù ha portato a compimento, quanto invece la bellezza e la capacità di gustare l’unità come dono sublime che a noi continuamente sfugge.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM