p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 3 Ottobre 2019

​La messe non è cosa da raccogliere, la messe è cosa missionaria che ci porta a comprendere che è tempo di cambiare registro. La messe non è il numero di battezzati o di convertiti, la messe è la vita che serpeggia tra noi senza che ce ne accorgiamo. La messe è la vita di Dio in noi e in mezzo a noi. La messe siamo noi!

La messe è il tempo favorevole, è ormai tempo di svegliarci dal sonno, per abbandonare la smania di potere e di mettere al centro del nostro cuore l’incontro. La missione è questo, non altro. La missione non è conquistare a Dio o alla chiesa persone che sono solo numeri da aggiungere al numero di coloro che si dicono cristiani. Missione è amare l’altro donando quello che sono e quello che a me dona vita. Missione è condivisione, non è insegnamento di una dottrina.

Siamo chiamati ad annunciare la Buona Notizia non con la tecnica di Trump, tecniche terroriste, tecnica di potere che crea spazi di guadagni maggiori per sé a discapito di altri. Il WTO dà ragione a Trump semplicemente perché il WTO è un centro di potere che serve chi è più potente e chi può dare potere a lui: un gatto di potere che si morde la coda e che pensiamo sia a servizio dell’umanità, senza accorgerci che l’umanità si chiama cittadini degli Stati Uniti d’America, gli altri non esistono se non come servi da sfruttare. Il WTO che è il grande giudice del commercio e salvaguardia il potere di chi il commercio ha in mano, si dimentica che “Dove si giudica non c’è giustizia”, come diceva il buon Tolstoj, semplicemente perché tu giudichi a partire non da ciò che è vero e universale, ma a partire dai tuoi interessi, da ciò che tu ritieni reale ma che vero non è.

La Buona Notizia è cosa da povertà, è testimonianza che si comunica nella condivisione grazie all’essere gratuità, è accoglienza dell’umiltà come dono che viene dall’alto e che ci rende aperti e accessibili al mondo. In fondo tutto questo è la vera globalizzazione dell’umanità, non quella dei mercati. È il tempo favorevole non perché preti, frati e suore sono missionari che vanno lontani, ma perché ognuno di noi è chiamato ad essere tale. Non è un problema che le vocazioni calino, è una grazia perché si apre davanti a noi la strada vera della comunità cristiana che non è roba da preti, frati e suore, ma è roba da christifideles laici, è roba da popolo di Dio. La messe che è dono di condivisione non può essere oggetto di conquista, se così fosse ci troveremmo di fronte a un regno di lupi non di agnelli dove il Figlio di Dio sarebbe il Lupo di Dio non più l’Agnello di Dio. È l’Agnello di Dio che vince il male del mondo, non il lupo e l’essere lupi. Basta coi travestimenti da travestiti dove ci presentiamo come agnelli, come cristiani, come gente che porta la Buona Notizia, ma dentro siamo lupi, gente che vuole conquistare e che vuole fare numeri di seguaci per avere potere sulla pelle dei poveri.

Annuncio, vale a dire missione, è testimoniare di essere figli. La Buona Notizia è che Dio non è più un capriccioso che vive sull’Olimpo e che si dà da fare per fare dispetti agli uomini quando le cose vanno troppo bene. Dio è Padre, questa è la Buona Notizia da annunciare. Non vi è altra via per questo annuncio che quella di essere fratello. Tutto il resto, se manca questo, è solo strumento di potere.

Basta con l’andare agli altri per dire tante cose: è tempo di testimonianza di povertà e di gratuità vissute nel silenzio, vale a dire con umiltà. Aborriamo la pubblicità: è maledizione a servizio del potere economico e politico. La missione è dunque uno stile di vita, un modo di essere, non è un fare. Vita come apertura di amore verso gli altri semplicemente perché sto e vivo con loro, non perché faccio per loro e porto qualcosa a loro.

Solo così il tempo favorevole diventa messe, solo così il tempo favorevole è il tempo della comunione: difficile? Sì, ma non è questo il punto. Il punto è che sia non cosa reale ma cosa vera, cosa cioè che sia per tutti e non solo per me e i miei sentimenti o la mia pancia.

Questo è cosa vera e non solo reale se non esclude nessuno. Se ne escludi solo uno dei figli di Dio Padre che non decidiamo noi che siano tali ma il Padre che li ha generati, tu escludi Dio, gli neghi la sua paternità, non accetti la sua incarnazione. La missione non è cosa da pochi eletti che decidono chi sì e chi no! Questo è tradimento della missione. La missione è vita per ognuno di noi che ha origine solo in uno: Dio Padre. La messe è dunque la fraternità che si realizza e si concretizza e si vive.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

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La vostra pace scenderà su di lui.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10, 1-12

 In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.

Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.

In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.

Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».

Parola del Signore

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