p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 27 Novembre 2020

Per noi è cosa drammatica che un impero finanziario fallisca. È cosa che ci sconvolge la vita che il debito pubblico soffochi ogni possibilità di crescita. Noi rimaniamo basiti di fronte alle nostre belle chiese ormai vuote. Rimaniamo di sasso di fronte alla violenza del mondo che provoca uccisioni di massa, anzi che vive di uccisioni di massa.

Il potere del male in mezzo a noi è cosa innegabile. Il problema è qual è la nostra risposta nei confronti del male.

Il male c’è, ma cosa ne facciamo e come lo leggiamo? Siamo preoccupati perché nessuno getta più pacchi di soldi nel tesoro del tempio? Dobbiamo solo ringraziare il Signore. Rimaniamo basiti di fronte alla distruzione delle nostre basiliche? Ringraziamo il Signore, perché sta cadendo nel vuoto il lievito dei farisei e gli scribi perdono ogni speranza di sopravvivere allungando i loro filatteri e ricevendo i saluti nelle piazze: la loro mania di vivisezionare la Sacra Scrittura anziché di viverla, è ormai alla fine.

Noi queste cose, come tante altre, le possiamo vivere con timore facendo il gioco dei potenti. Oppure le possiamo vivere come liberazione da una schiavitù economica e sociale, politica e religiosa, che non ha mai salvato nessuno e non ha creato felicità per nessuno. Dal fico, se abbiamo il coraggio e il tempo di contemplarlo, possiamo imparare che la stagione è vicina. Vista e accolta la stagione vicina possiamo cogliere anche la risposta a questi avvenimenti di salvezza. La risposta è una: l’obolo della vedova, il dono di sé come seguaci del Cristo morto in croce, premessa di ogni resurrezione.

Queste cose non sono da vivere con angoscia mortale, ma come le doglie del parto.

Siamo preoccupati di quando queste cose avverranno? Il quando è il germogliare del fico, tenace e duro a morire, che sorge dalle rovine del tempio. Lui vive anche in mezzo ai muri ed ha radici impossibili da debellare.

Ancora: cosa dobbiamo attenderci? Le riforme? Per carità! Stiamo attendendo la venuta del Figlio nella gloria della croce, coscienti che l’uomo vivente è la gloria di Dio, non gli applausi e le appariscenze. Il Regno di Dio è in mezzo a noi e corrisponde all’estate, tempo dei frutti, tempo dei fichi maturi.

Il come è l’essere vicino: come il frutto è nella gemma, così il Regno e la salvezza sono nelle contrarietà dei tempi presenti. Ricordiamoci che il regno di Dio è in mezzo a noi in modo da non attirare l’attenzione. È cosa piccola ma efficace; nascosta ma che fa germogliare tutta la pasta.

Per questo siamo invitati ad imparare a guardare bene, oltre le apparenze delle offerte che nel tesoro del tempio tintinnano. Solo così impareremo a discernere la venuta del Figlio che sulla croce si è fatto vicino ad ogni uomo. È lì che lo salva consegnandogli il suo Regno. Sappiamo annusare nell’aria l’estate che è vicina grazie alla crisi della Chiesa e delle istituzioni. Accogliamo il dono della sapienza divina, che è sapienza della croce, invito al dono totale di sé, anche se siamo solo due spiccioli.

Ma la fine? Chi se ne importa: la fine è oggi. Il problema infatti non è quando sarà la fine ma come viverla nel presente, liberi da paure paralizzanti e disumanizzanti. L’escatòn è roba dell’oggi, non del domani. Lì è contenuto il frutto del fico, la risurrezione è contenuta in germe nell’esperienza della croce. Annusiamo i primi frutti intuendo ciò che ne verrà.

Viviamo il memoriale, la messa, del nostro presente, da vivere nella memoria del passato di Gesù che ci apre oggi alla novità del frutto.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM

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