p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 26 Maggio 2021

455

Gesù annuncia, dopo avere richiamato l’importanza del vivere in povertà abbandonando il buon senso del mondo che ci spinge all’accumulo anziché alla condivisione, la sua passione e morte. Dice quanto sta accadendo e quanto accadrà a Gerusalemme. Così dicendo provoca paura e dolore nei discepoli i quali reagiscono cercando di avere dei buoni posti nel regno di Dio. Gesù parla di passione e di dolore e i discepoli sfuggono da questa realtà cercando un posto d’onore o un posto che gli permetta di essere in vista e di poterci guadagnare.

Spesso a noi capita, di fronte al dolore, di scappare: cerchiamo rifugi che allontanino da noi questo pensiero. Di fronte al richiamo a condividere del Signore Gesù, noi ci nascondiamo e ce ne andiamo tristi.

I discepoli si rifugiano nelle loro liti per il potere e noi, oggi, in quale rifugio andiamo a nasconderci? Riusciamo a cogliere il fatto che il dolore come la morte sono parte della nostra esistenza e, soprattutto, riusciamo a cogliere la bellezza di far diventare un dono la nostra vita? Siamo figli di Dio, che ci chiama a donare la sua vita con Lui per il mondo, o siamo figli di quel buon senso che ci invita a salvare noi stessi a discapito degli altri e a nasconderci dietro quel buon senso becero che giustifica ogni cosa della nostra esistenza?

Non siamo stanchi di vivere i nostri rapporti con ipocrisia, mettendo alla base di tutto l’arrivismo e la falsità, oppure quella diplomazia suicida e quella burocrazia omicida che tanto ci dà fastidio ma che tanto usiamo? Non ci accorgiamo di essere impareggiabili in quanto a volontà di potenza, in ricerca di sopraffazione, in bisogno di delazione, nell’uso della calunnia, nello sguazzare nella maldicenza e nel vivere fino in fondo il nostro bisogno di avidità?

Sfruttiamo la forza di dubbie leggi nascondendoci dietro ad esse, rivendicando diritti e strumentalizzando persone.

Il tempo di riconoscerci “figli di prostituzione” è proprio questo, è il tempo favorevole, oggi. È il giorno in cui siamo chiamati a pregare perché possiamo essere convertiti, possiamo cioè ritornare ad innamorarci di nuovo della vita, di Dio, abbandonando gli amori traviati e travianti che ci portano ad allontanarci dalla vita credendo a quel buon senso becero e mortale che è il vero dio delle nostre scelte di ogni giorno.

È vero che non ci rimane altro da fare che agire così, perché come si fa ad agire diversamente? Se così ragioniamo e così agiamo, non c’è altro da aggiungere, siamo figli di prostituzione.

La speranza e il comando di Gesù – “fra di voi però non sia così” – noi li abbiamo troppo spesso, speriamo non sempre, totalmente disattesi.

Donaci il Signore la conversione a Te che già ti sei convertito a noi. Perché possiamo ascoltarti con cuore aperto, ascoltare Te che ci dici: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.

A noi la scelta perché diventi preghiera. Buon cammino, di cuore.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM