p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 24 Marzo 2021

Gesù parla con i Giudei che avevano creduto in lui: parla con ognuno di noi che in lui crediamo. La prima cosa che ci dice è l’importanza del rimanere e del rimanere fedeli alla sua parola. Rimanere fedeli significa innanzitutto rimanere in Lui, rimanere uniti a Lui, rimanere legati a Lui, rimanere innestati in Lui come i tralci alla Vite.

Il rimanere fedeli è innanzitutto un rimanere affettivo. Un rimanere cioè di cuore, di passione, di desiderio e di convinzione. Questo significa che non rimaniamo fedeli perché facciamo chissà che cosa o perché non sbagliamo mai o non andiamo mai fuori strada. Rimanere fedeli significa rimanere centrati, ricentrandosi continuamente in Cristo. Significa riconoscere Lui come il centro della nostra vita, non perché ce lo diciamo ma perché lo è. Il nostro respiro, il nostro camminare, il nostro agire, il nostro gioire, il nostro patire, il nostro riflettere, il nostro pregare, il nostro appassionarci alla vita, è tutto un essere in Lui.

Questo non significa essere delle persone perfette, essere delle persone che si credono libere, essere delle persone che si ritengono giuste e che non sono mai state schiave. Questo significa riconoscere innanzitutto che Lui è la nostra verità e libertà. È riconoscere che abbiamo bisogno che lui ci renda liberi e veri. È riconoscere le nostre cecità, che ci accompagnano nelle nostre giornate e che hanno bisogno di incontrarsi con Gesù Figlio di Davide perché lui ci ridoni la vista e la luce. È riconoscere che abbiamo bisogno dell’acqua viva perché la nostra acqua spesso ristagna e non è più bevibile. È riconoscere il nostro bisogno di Vita: accorgerci che tanti pezzi di noi muoiono e hanno bisogno di poter toccare almeno la frangia del mantello del Salvatore perché Lui ci resusciti a vita nuova. È riconoscerci peccatori e bisognosi di misericordia e di perdono: Signore, abbi pietà di me peccatore.

Questo credo sia, fondamentalmente, rimanere fedeli alla Parola di Gesù. Parola che ci fa conoscere la verità e che ci rende di conseguenza liberi. Liberi dal peccato per eccellenza che è il crederci giusti e non bisognosi di salvezza. Il crederci completamente autonomi da Dio, non con le parole ma coi fatti, è autonomia che ci porta a negare Dio e a relegarlo in un angolino della nostra esistenza. Ti ringrazio Signore perché io sono bravo, è la preghiera che maggiormente manifesta il nostro non rimanere fedeli. L’altra faccia della stessa medaglia si evidenzia come bisogno di giudicare l’altro, di prendere in mano le pietre per poterlo lapidare. Tutto in buona fede e con la Legge che ci spalleggia e ci invita ad essere perfetti come è perfetto il Padre nostro che è nei cieli. Con una differenza: non viviamo la perfezione della misericordia ma quella del fariseismo.

Rimanere fedeli ha anche un’altra caratteristica di vita. Quando noi non sentiamo più nulla, quando diciamo di non essere degni, quando diciamo di averla combinata grossa, quando affermiamo che non amiamo più una persona oppure Dio stesso: questo è il vero momento di fedeltà. Noi pensiamo, quando ci troviamo in una delle situazioni sopra descritte, di non dovere fingere, di dovere essere veri e di abbandonare quindi Dio o quella persona o quella situazione. Questo secondo me non è essere nella verità.

Essere nella verità significa riconoscere la fatica, riconoscere l’incapacità a camminare in quel momento, riconoscere il nostro non sentire più nulla, riconoscere la nostra aridità. Ma questo non basta! È necessario anche che noi riconosciamo quale è il centro della nostra vita, quello che noi abbiamo scelto precedentemente; è necessario che noi lasciamo tornare a galla Colui in cui crediamo, la persona amata. Da questa interezza di verità, nasce la fedeltà vera, quella che ci fa liberi. Questo tipo di verità e di fedeltà ci permette di guardarci in faccia per quello che siamo, ci permette di rivedere le linee del nostro volto e della nostra vita, ci permette di intravvederle in modo sempre più chiaro e di risceglierle. Questo tipo di verità ci porta a vedere sul nostro volto il volto del Cristo Via, Verità e Vita, che ci rende liberi perché ci spinge ad essere quello che siamo.

Le altre fedeltà come quella di abbandonare l’impresa della nostra vita, o quella di lasciare ciò che abbiamo scelto solo perché non lo sentiamo o non lo vediamo più, o quella di crederci farisaicamente e ciecamente perfetti, sono falsità che non portano da nessuna parte. Anzi, sono falsità che ci spingono ad uccidere Cristo e la verità che lui incarna, in questo modo “la parola non trova posto in voi” e, come i Giudei, cerchiamo di ucciderlo. Le altre fedeltà ci rendono adulteri, incapaci di credere all’amore del Padre per noi e incapaci di vivere questo amore di misericordia che il Padre ha per noi.

Rimanete fedeli, ci dice Gesù, alla Verità incarnata: questo è il cuore nuovo che lui ci dona un cuore attraverso il quale noi potremo conoscere veramente il Figlio fatto uomo.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM

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