p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 23 Luglio 2019

Lavare i piedi e amare con fiducia come Lui ha amato è la via per diventare suoi discepoli. Non interessano molto i programmi. Non interessano molto neppure le ristrutturazioni di muri o di cose da fare e da come gestirle, interessa l’amore che Lui ci dona lavandoci i piedi e invitandoci a fare lo stesso.

Questo è l’essenziale per diventare suoi discepoli. Il resto è spazzatura se non vi è questo. Se non vi è questo non vi è vita e tutte le cose che facciamo sono cose magari belle ma col fiato corto, che non hanno spirito, che non hanno vita in sé.

Gesù rischia di essere un po’ ripetitivo in questi capitoli dell’ultima cena, ma è una ripetizione bella se ne cogliamo lo spirito. Continua a guardare la perla preziosa della vita da angolature diverse, non dimenticandosi mai della perla. Le facce della perla sono di una bellezza unica e ci portano sempre più in profondità nella relazione con Lui.

Se vi amate lavatevi i piedi gli uni gli altri, come ho fatto io così fate voi. Non accontentatevi di vedere i piedi sporchi e di puntare il dito contro i piedi sporchi, prendete il catino di acqua e lavate quei piedi con amore e carità. Non fate un favore all’altro, fate un gesto vitale pieno di vita. Fate tutto questo con un atto di fiducia come io ho vissuto e vivo la fiducia in voi. Vi è un traditore fra di voi, magari voi stessi? Lavategli i piedi. Ma non capisce: lavategli i piedi. Cosa che potete fare solo se avete in voi l’amore di Dio.

La richiesta di Gesù di rimanere in Lui come tralci della vite, non è una banalità. È invece una faccia della perla preziosa della vita di Dio in noi, che brilla e che ci riempie del suo amore. Se rimanete in me diventerete miei discepoli, capaci di amare del mio stesso amore perché pieni di vita di questo amore. Se rimanete in me vi laverete i piedi gli uni gli altri non perché così dice la Legge o così sta scritto, ma perché la mia vita vi brucerà talmente dentro che non ne potrete fare a meno. Non perché costretti ma perché presi dalla stessa passione per la vita e della vita.

Essere miei discepoli non significa avere degli uffici nella chiesa. Per questo basta una buona organizzazione burocratica. Essere miei discepoli significa potere dire con Paolo “non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me”.

Contemplare la perla preziosa della vita di Gesù in noi significa scorgere questa angolatura spesso nascosta e ritornare a viverla mettendola al centro. Al centro delle nostre riunioni e delle nostre eucaristie e dei nostri discernimenti, quasi mai, per non dire mai, c’è la perla preziosa della linfa vitale della vite che passa in noi che ne siamo i tralci.

Rimettere al centro della nostra contemplazione e, di conseguenza, del movimento del nostro cuore, questa perla significa ritornare a vivere non perché corriamo, non perché facciamo tante cose, non perché organizziamo cose belle, ma perché ritorniamo a vivere, vale a dire a lavarci i piedi gli uni gli altri.

Continuare a contemplare la bellezza di questa centralità è cosa vitale per rimanere in Lui e non nelle nostre corse magari anche fatte per il vangelo. No, la vita è altro e questo altro noi troppo spesso non sappiamo coglierlo e neppure valorizzarlo. Al massimo ci diciamo: sì è cosa importante, ma ora diamoci da fare e cerchiamo di vedere come risolvere questo problema.

Avere il coraggio della ripetitività di questa centralità ogni giorno senza paura di stancarci ma ritrovando lì la creatività del potere incontrare il fratello nel lavargli piedi ogni giorno, magari scorgendo le venuzze che lo attraversano il suo piede, o i calli che gli fanno male, o le unghie da tagliere e vederne la bellezza e la novità del fatto che quei dettagli sono dettagli di amore, che cogliamo solo grazie alla passione di amore per lui e i suoi piedi, è porta aperta sulla vigna dell’amore. Così rimaniamo in modo creativo nella vita essenziale di Gesù vigna portando frutti creativi non perché cambiamo realtà ma perché contempliamo e amiamo la realtà che siamo chiamati a vivere ogni giorno.

Frequentando ogni giorno i piedi del fratello, ripetendo ogni giorno lo stesso gesto, possiamo coglierne il valore per la vita dell’altro e nostra. Così cominci a gustare quel gesto, cominci a coglierne la bellezza, senti la vita che passa e che alimenta e si alimenta, il tuo cuore si quieta e non ha più bisogno della morbosa necessità di cambiare e di consumare. Semplicemente stai, stai in Lui e stai nel fratello e la vita di Lui diventa vita tua, frutto abbondante di amore vitale ed eterno. Questo ci cambia la vita e rende la nostra identità sempre più vera.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

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Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15, 1-8

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.

Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.

Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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