p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 2 Dicembre 2019

Entrare nell’ Avvento significa entrare nella nostra vita con un cuore che attende. Non cerchiamo risultati facili, cerchiamo invece un modo nuovo di essere nel quotidiano. Non è cosa facile, non è cosa data per sempre, ma è cosa buona per noi e per i nostri cari.

Entrare nella vita con cuore che attende significa prima di tutto, essere il centurione romano che è preoccupato perché in casa sua giace un servo “paralizzato che soffre terribilmente”. Questo servo paralizzato, questo servo nostro, è ciò che di più intimo noi abbiamo e siamo. C’è una sofferenza che ci paralizza, c’è una sofferenza che sentiamo molto malata. Fare il passo del centurione riconoscendo questa intimità nostra che è paralizzata, che non cammina più, che è ferma a letto, che ci preoccupa, credo sia importante.

Preoccuparci, meglio ancora occuparci, è un atto di umanità che ci svincola da tante modalità tenebrose con cui affrontiamo le nostre paralisi e malattie. L’atteggiamento nei confronti nostri, come nei confronti del prossimo, che ci viene da Gesù è un atteggiamento di con-solazione: “verrò e lo guarirò”. Non me resto lontano, non giudico te che magari hai trattato non in modo adeguato il tuo servo, la tua intimità, vengo e lo guarisco.

Tutti e due sappiamo che c’è una malattia. La risposta mia, di Gesù, è quella di con-solare. La nostra spesso è quella di condannare perché ci sentiamo oggetto di una ingiustizia, noi che abbiamo fatto tutto bene.

Con-solare vuol dire stare con uno che è solo. Stare con lui significa che lui non è più solo. Questo con-solare, questo stare con, è l’azione tipica di Gesù che è compagnia. Lui sta con, Lui è l’Emanuele, il Dio con noi. Lui lascia il cielo e si incarna per essere con: grande mistero dell’Avvento, grande mistero del Natale, ma comunque sia grande gesto di umanità e di fede. L’essere consolato avvolge tutto il nostro essere, significa entrare in relazione anche con quella ferita che c’è in noi standole accanto, non rifiutandola, non allontanandoci da lei.

L’esatto opposto di ciò che Gesù fa con noi è azione del Nemico che è divisore, per questo de-sola. Desolare significa abbandonare. Renderci soli è la grande azione del male in noi. Soli senza dare compagnia al nostro intimo, soli non ricevendo nulla dalla presenza dell’altro.

Se la persona umana è fatta per la relazione, per amare Dio e il prossimo, per essere amata da Dio e il prossimo, se è sola è morta: giace in casa paralizzata, molto malata e con poche speranze di guarire. La de-solazione è la grande esperienza di morte, è esperienza propria del male. Il Padre che con-sola, viene a noi con l’Emanuele, il Dio con noi. Con affetto di Madre condivide i nostri dolori e le nostre ferite portando, grazie alla vicinanza, una cura che va oltre le distanze e i confini. Si può essere molto vicini anche se distanti e si può essere molto distanti anche se vicini. Non ci chiede nulla se non esprimere il nostro dolore che chiede vicinanza nella con-solazione. Il Divisore, il Male e il Maligno, invece di essere con, divide.

Lo Spirito Santo, che è Paraclito, il Grande Difensore di ogni persona, di ogni Figlio del Padre, è Colui che ci sta vicino per difenderci dalla di-visione che ci viene dal Male. Dividerci, lasciarci soli, de-solarci, accusarci e auto-accusarci è la grande azione del male in noi, poveri centurioni. L’accusa è semplice: tu hai sempre fatto male e farai sempre del male, per questo celi il tuo male.

La vicinanza di Dio Madre è vicinanza di con-solazione, non sei solo, viviamo insieme ciò che sei, ciò che hai realizzato divenendo centurione, ciò che non ha funzionato con il tuo intimo che giace in casa paralizzato, molto malato. Riprendiamo il cammino insieme vivendo l’Avvento come Attesa che cerca com-pagnia, che cerca di vivere tutto quello che sei. Non tutti ci staranno, ma questa è la via bella che conduce alla pace, che ci conduce a Betlemme, alla grotta dove nella mangiatoia è stato deposto un bimbo che a noi è dato: grande compagnia consolatoria della nostra esistenza.

Lui viene come Luce nel mondo, l’oscurità che è fonte di confusione viene sconfitta da quella luce calda di compagnia che non risolve tutto, ma che cammina con te.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI


Dall’oriente e dall’occidente verranno nel regno dei cieli.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 8, 5-11

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò».

Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».

Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».

Parola del Signore

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